con Giuseppe Goio
Dal 1929 coltivano le terre con amore e rispetto per la natura, ma senza tralasciare nuove tecniche colturali e le più avanzate tecnologie agronomiche.
La coltivazione avviene sotto il controllo dell’Ente Nazionale Risi che insieme al CONSORZIO DI TUTELA DEL MARCHIO vigila sul rispetto delle prescrizioni previste dall’ apposito disciplinare di produzione a garanzia del prodotto. Negli ultimi anni si sono orientati sull’avvicendamento colturale: riso dopo di soia. Come il nonno già faceva molti anni fa, si è così reintrodotta la rotazione dei terreni. Questa tecnica abbinata consente un minor uso di prodotti chimici e un notevole risparmio d’acqua, bene considerato molto prezioso, limitando l’impiego di questa a poche settimane di lavoro. Ultimo lembo di savana europea, la BARAGGIA BIELLESE E VERCELLESE è un’area pedemontana che dalle Prealpi del Monte Rosa degrada dolcemente fino alle prime propaggini dell’abitato di Vercelli.
Le condizioni ambientali sono differenti da quelle della tradizionale risicoltura: clima aerato e fresco per l’influenza delle vicine colline e montagne, terreno argilloso, acque che derivano direttamente dal ghiacciaio del Monte Rosa, danno alle aziende minor quantità di prodotto per ettaro, ma con caratteristiche uniche. Il riso di baraggia presenta una minore dimensione in volume, peso, lunghezza, una maggiore compattezza dei tessuti cellulari e una superiore traslucidità.