Cascina Caccia

Via Serra Alta 
6, 
San Sebastiano da Po, 
Torino

Storia del Bene

S.B. fu indicato da diversi collaboratori di giustizia – ritenuti attendibili dal Tribunale di Torino – come reggente di una vera e propria associazione di stampo mafioso sita nel nord della provincia torinese, ma con il controllo in tutta l’area metropolitana del traffico di stupefacenti, T.L.E., usura, gioco d’azzardo e scommesse. Quando S.S., – che con il B. governava i traffici – era in vita, vigeva “una divisione dei settori di attività illecite”: al S. gioco d’azzardo, toto-nero e contrabbando di T.L.E., mentre al B. la gestione del commercio degli stupefacenti. Nonostante la spartizione voluta dai due boss i due gruppi vissero sospettandosi reciprocamente fino a quando S. B. decise nel 1992 l’eliminazione del S., con l’obiettivo di allargare la sua influenza e il suo controllo sulle attività illecite gestite precedentemente dalla vittima.

Oltre all’omicidio del S., tra il 1989 e il 1993 S.B. venne denunciato per vari reati, tra i quali omicidio, commercio di stupefacenti, possesso ingiustificato di valori e ricettazione di armi. In quegli anni emersero numerosi collegamenti tra il suddetto e diversi individui inseriti nella criminalità organizzata di origine calabrese o indagati per reati ricollegabili agli affari dell’associazione di cui S. B. era il capo. Altre fonti segnalavano diversi episodi di estorsione a danno di individui che in quegli anni richiedevano prestiti ad affiliati al gruppo B. che li concedevano a tassi usurai.

L’insieme delle indagini e delle dichiarazioni raccolte identificano S.B. come il capo indiscusso di un’associazione riconducibile al modello di cui all’art 416 bis c.p. dedita alla concretizzazione di un programma criminoso, consistente nella commissione di fatti illeciti allo scopo di arricchimento e di potere, ricorrendo sistematicamente al metodo mafioso. Tutto ciò definisce il grado di pericolosità del soggetto indicato e legittima l’applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali a suo carico.

Nel 1994 il Tribunale di Torino dispose il sequestro dei beni. Con decreto del 15.12.1999, il Tribunale di Torino dispose la confisca dei beni immobili. L’immobile è stato venduto nel 1991 ad un fratello di S.B., ma al momento della stipula l’intestatario dell’immobile non era titolare di redditi, quindi il sequestro è stato disposto sulla base del presupposto che il bene sia stato acquistato con denaro di S.B.

Da quanto emerso dalle indagini, l’immobile sito in San Sebastiano da Po fu acquistato e almeno in parte restaurato grazie all’impiego di capitali derivanti da attività illecite gestite da S.B., indiziato di appartenere all’associazione mafiosa di cui si è detto e che risultava avere la residenza in San Sebastiano Po. L’assenza di qualunque elemento che provi la disponibilità di redditi leciti da parte d’altri membri della famiglia B. e le altre condizioni sopraindicate legittimano la confisca dell’immobile in questione, ritenuto quanto meno nella disponibilità indiretta di S. B.

I beni e i terreni adiacenti sono stati confiscati definitivamente nel 1999.

Tipologia e descrizione

Il fabbricato è un cascinale concepito come unifamiliare, disposto su tre piani e si sviluppa su una superficie complessiva di 850 mq. Vasti ambienti compongono il piano terra, mentre il piano superiore è composto di 9 camere da letto servite da due bagni e il sottotetto è abitabile. E’ presente anche un terreno agricolo.

Riutilizzo

Nel 2003 l’Agenzia del Demanio trasferiva al comune di San Sebastiano da Po i beni siti nel comune. Nel 2004 il Consiglio Comunale di San Sebastiano da Po destinava i beni all’associazione Gruppo Abele Onlus per l’attivazione di un centro di accoglienza delle persone in difficoltà e per l’esercizio di un’attività agricola. Solo nel 2007 il proposto e la sua famiglia lasciarono la proprietà permettendone il riutilizzo sociale previsto dalla legge. In questo lasso di tempo la famiglia cercò di ostacolare la confisca con una doppia campagna di raccolta firme nel paese.

La situazione divenne grave a tal punto che venne nominato un Prefetto ad acta che insieme alla coraggiosa azione dell’Amministrazione Comunale di San Sebastiano da Po ha infine permesso nel 2007 l’assegnazione del bene al Gruppo Abele, che ha poi affidato la gestione del progetto all’Associazione ACMOS nel 2008. Oggi Cascina Caccia è un bene aperto al pubblico ed è animata dalla comunità di residenti che abitano l’ultimo piano dello stabile principale.

La Cascina, dedicata a Carla e Bruno Caccia, è uno spazio rivolto all’educazione alla legalità, ma non solo. Un’area al servizio di tutta la comunità di San Sebastiano e dei comuni limitrofi: su richiesta e in base alle disponibilità, è possibile gestire autonomamente corsi all’interno degli spazi della cascina e immaginare serate e momenti formativi su temi di interesse comune. Ad oggi si annoverano corsi di danza del ventre, danze in cerchio, pittura, coro, fotografia e autoproduzione del sapone e serate a tema sulla diffusione delle mafie e sull’educazione ambientale. Un gruppo di famiglie del territorio ha avviato il progetto “Uno nei panni dell’altro” un libero scambio di indumenti usati per bambini, un modo per educarsi al risparmio, al riuso e al consumo responsabile; un’occasione per stare bene insieme che ha dato vita a un iniziativa che ha l’obiettivo di creare occasioni di riflessione e incontro sulla genitorialità e l’educazione dei figli.

A questi si affiancano eventi organizzati e gestiti direttamente dagli animatori della cascina (presentazione libri, eventi musicali, giornate di formazione).

Sui terreni confiscati sono stati creati una fattoria didattica e un orto, oltre ad uno spazio dedicato alle api che permette di avere il primo bene a marchio Libera Terra del nord Italia: il miele.

Il bene è anche sede nei mesi estivi dei campi di volontariato e studio “E!state Liberi!”. Durante i campi sono stati inseriti ragazzi “messi alla prova” in accordo con il “Centro per la Giustizia Minorile di Piemonte e Valle D’Aosta” con ottimi risultati. All’interno del bene è inoltre presente uno spazio indipendente a disposizione di coloro che necessitano di “riossigenarsi” e riflettere sul proprio percorso personale, un luogo in cui fermarsi per ripartire dopo aver trovato la propria strada.

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