Strada Vicinale Mosa 1

Strada Vicinale Mosa 
1, 
San Giusto Canavese, 
Torino

Storia del Bene

N. A, nato a Grimaldi (CS) nel 1958 e trasferitosi in Piemonte negli anni ’80, già nel 1992 risultava indicato in una nota informativa della Questura di Torino diretta alla locale Prefettura come pluripregiudicato, con a carico condanne per estorsione, lesioni personali, furto, resistenza, ricettazione, armi. I reati che portarono alla più recente condanna di N. A. sono stati, tuttavia, associazione per traffico di stupefacenti e produzione, traffico e detenzione di stupefacenti.

L’associazione, diffusa tra Spagna, Piemonte e Calabria (come risulta dalle indagini “Elianto”, “Osso” e “Osso 2”), è stata considerata esistente da epoca antecedente al ’95 fino al periodo compreso tra maggio e settembre del ’97 in cui i suoi membri vengono arrestati e si occupava di importare cocaina e hashish dalla Spagna all’Italia.

Il dibattimento inizia nel 1998 e si conclude nel 2000 con la condanna di A. a 16 anni di carcere per i due capi citati, già ridotta di un terzo per giudizio abbreviato. L’appello, concluso nel 2002, riduce la pena a 14 anni e 4 mesi, sentenza confermata in Cassazione nel 2007. In prossimità del passaggio in giudicato A., per cui erano cessate le misure cautelari dalla prima parte del 2004, si rende irreperibile e risulta latitante dal 23 ottobre 2007.

Durante la latitanza N.A. riprende la sua attività arrivando a diventare uno dei broker di cocaina al servizio della ‘ndrangheta più importanti al mondo. Riempie il vuoto lasciato dal suo predecessore, P.M., potente capo ‘ndranghetista di Volpiano e narcotrafficante di fama mondiale, assassinato nel 2002.

A far luce sulla sua caratura criminale è l’indagine “Pinocchio 2013” della Guardia di Finanza coordinata dalla Dda di Torino. L’indagine parte dal 20 gennaio 2013, quando il figlio maggiore P.A. rientra a Torino in missione per il padre e incontra in un ristorante del centro i rappresentanti della ‘ndrangheta calabrese per organizzare l’importazione di cocaina dal Brasile. Il colloquio viene intercettato.

Altre intercettazioni dei messaggi tra N. A., la compagna a i figli portano al suo arresto all’aeroporto internazionale di Lisbona il 27 agosto 2014. Arriva dal Brasile con un passaporto falso argentino a nome di Javier Varela per trascorrere coi familiari l’estate in Portogallo in una villa di lusso, da diecimila euro al mese. Mentre però si aspetta la validazione del mandato di arresto europeo e l’estradizione i giudici portoghesi accolgono il ricorso dell’avvocato e concedono i domiciliari sotto cauzione. Dopo pochi giorni A. fugge di nuovo.

Secondo le indagini N.A. sarebbe a capo di un’organizzazione internazionale che dal Sud America attraverso Spagna e Portogallo rifornisce di cocaina Piemonte, Calabria e Lombardia. A. tiene i contatti da un lato con produttori e narcotrafficanti sudamericani e dall’altro con elementi di spicco della ‘ndrangheta operanti in Italia. La cocaina arrivava in container stivati a bordo di navi mercantili fino al porto di Gioia Tauro (RC). I clienti sono solamente consorterie di ‘ndrangheta, in particolare in Piemonte la locale di Volpiano, la cui figura di vertice A. A. viene arrestato, in Lombardia la locale di Trezzano Sul Naviglio e Buccinasco, in Calabria le famiglie di Platì e Rosarno.

Tale era il calibro di A. che i produttori sudamericani gli permettono di acquistare in “conto vendita”, pagando cioè la cocaina all’arrivo in Italia, senza rispondere dei rischi di un eventuale sequestro. In 5 mesi del 2014 la guarda di finanza registra il transito di almeno 1 tonnellata di cocaina, con una media di 200 kg al mese. Di questi 415 kg vengono sequestrati nel porto di Valencia.

I due figli, il primogenito P. e il minore P.M., insieme alla madre R.F., erano secondo gli inquirenti coprotagonisti. P. viene arrestato nel luglio 2013 in Brasile in possesso di 60 kg di cocaina e ora è latitante insieme al padre. P.M. è arrestato una prima volta a Valencia in Spagna nell’ottobre 2013 con 30 kg di cocaina. Scarcerato nell’agosto 2014, sfugge all’arresto durante l’operazione Pinocchio e dopo due anni di latitanza viene arrestato nel 2017 nel lussuoso attico in Via Monte Ortigara 11 a Torino dove si nascondeva.

La Villa in strada vicinale Mosa a San Giusto, isolata e protetta da telecamere a circuito chiuso, era una sede italiana dell’organizzazione. Durante l’operazione Pinocchio viene effettuata una perquisizione della villa, dalle 4 del mattino alle 19 di sera. Grazie a un georadar si ritrovano quasi 4 milioni di euro in contanti, in parte seppelliti in giardino in buste sottovuoto dentro una tanica di latta. Sarebbero secondo gli inquirenti soldi che arrivano dagli emissari calabresi come pagamento e devono partire per il Sudamerica. Si scopre anche un nascondiglio a misura d’uomo ricavato dietro un termosifone e 36 orologi preziosi tra cui 26 Rolex. D.S., residente a San Giusto, sarebbe tra coloro che curavano le esigenze degli A. in assenza del capo.

La misura di prevenzione che porta al sequestro del complesso immobiliare di Via Mosa 1 in San Giusto Canavese nasce da una proposta di sequestro del 2009 della DIA. Le motivazioni della misura vertono innanzitutto sulla “personalità di notevole spessore criminale” di A. sia per la citata condanna per le vicende di narcotraffico degli anni ’90 sia per fatti successivi: gli indizi su una “verosimile partecipazione” dell’A. a un’operazione del 2006 di acquisto di ingente quantità di cocaina, la frequentazione di noti pregiudicati tra il 2005 e 2006, la latitanza dal 2007 e l’arresto del figlio P., colto in flagrante in possesso di mezzo chilo di cocaina. La confisca definitiva del bene si conclude nel 2011.

Tipologia e descrizione

La villa di pregio è strutturata su due piani più piano seminterrato, circondata da ampio giardino con porticato. Sul retro si trova un box auto e sul lato sud un cortile con una tettoia in legno. La villa era completamente circondata da una siepe molto alta (3-5 metri) e protetta da più di dieci telecamere a circuito chiuso.

Riutilizzo

In seguito al noto attentato incendiario e all’azione di Libera, con delibera del Consiglio metropolitano del 21 aprile 2020 la Città Metropolitana di Torino manifesta l’interesse all’acquisizione per scopi sociali. Il bando preliminare era stato pubblicato nel novembre 2019 e nel luglio 2020 concluse le operazioni di assegnazione dell’immobile..

L’immobile, ristrutturato con il contributo della Regione Piemonte, è gestito dallo scorso marzo per finalità sociali (interventi destinati a persone con disabilità, iniziative di co-housing sociale e orto didattico) dalla cooperativa ProgGest, vincitrice di un bando promosso dalla Città Metropolitana di Torino.

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