Via Intra Premeno 63

Via Intra Premeno 
63, 
Località Biganzolo, 
Verbania

Storia del bene

Il bene era intestato a G.C., già condannato nel 1992 dalla Corte d’Appello di Napoli a 7 anni di reclusione per concorso in reati di tipo estorsivo compiuti tra il 1984 e il 1988.

La misura di prevenzione patrimoniale in oggetto matura invece all’interno delle indagini di un successivo procedimento penale del 1995 riguardante due capi d’accusa: estorsione ed aggressione.

G.C. era stato inviato nel Verbano Cusio Ossola alla fine del ’92 in quanto sottoposto a regime di protezione a causa del fratello, diventato collaboratore di giustizia. Qui aveva conosciuto A.B., titolare di una azienda incaricata di eseguire numerosi lavori sia presso l’abitazione di G.C. a Baveno sia presso la residenza del fratello nel Comune di Miasino. Nel ‘93 il fratello venne arrestato e da quel momento fu G.C. a farsi garante dei pagamenti per l’avanzamento dei lavori che riguardavano sia la casa di Baveno che quella di Miasino. In seguito all’incrinarsi dei rapporti tra i due fratelli, G.C. decise di non fare più da garante al fratello e iniziò così una serie di gravi e ripetute minacce da parte sua nei confronti dell’imprenditore, che costrinsero quest’ultimo al rimborso della somma di 80 milioni di lire già erogata da G.C. a nome del fratello.

Due anni dopo, G.C. si rese protagonista di un’aggressione ai danni di R.S., operaio da lui ingaggiato per effettuare lavori nella sua villa in costruzione in località Biganzolo. Nel 1997 venne condannato a 5 anni e 8 mesi di reclusione, pena poi ridotta a 3 anni e 6 mesi.

Entrambi gli episodi si collocano in un regime di protezione di carattere “lassista e consenziente” atto a permettere ai soggetti di continuare a esercitare atteggiamenti mafiosi e intimidatori.

Nel 2000 la Procura della Repubblica di Verbania ha disposto la confisca definitiva dei beni tramite misura di prevenzione. La sproporzione tra reddito dichiarato e patrimonio disponibile era infatti evidente: tra gli anni ’93 e ’95, il proposto risulta avere a disposizione un patrimonio di 1,5 miliardi di polizze assicurative, certificati di deposito per oltre 2 miliardi, accrediti sui propri c/c per circa 4 miliardi e infine disponibilità di contante indefinita ma rilevante e risultava disoccupato dal 1992. Il proposto giustificava i proventi come risultato di eredità in contanti e rapporti di lavoro della Veicoli Industriali Galasso s.p.a. di cui è stato amministratore fino al 1992. Tuttavia le operazioni commerciali, riguardanti secondo il proposto la vendita di veicoli pesanti (tra cui cambiali versate da altre persone condannate per 416bis – B.D. – su un conto corrente), non risultavano inserite in contabilità. Di conseguenza, se anche esistenti, sarebbero prodotto di falso in bilancio ed evasione oltre che, considerato che la ditta è fallita nel 1995, di bancarotta fraudolenta.

Tipologia e descrizione

Si tratta di una villa di 586 mq: il seminterrato è composto da sette ripostigli, una sauna e un ripostiglio adibito a piscina coperta; il piano terra è di 150mq; il primo piano di 124mq; il secondo piano di 102mq. Si aggiungono anche un’autorimessa (287mq), un terreno (723mq), un cortile e un giardino.

Riutilizzo

Dal 2006 il bene è mantenuto al patrimonio dello Stato per fini istituzionali. La Polizia di Stato, destinataria del bene, nel 2012 ha comunicato all’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati che l’immobile non è idoneo ad uso governativo. Occorre dunque riavviare l’istruttoria per una nuova destinazione.

  • Ultimi aggiornamenti