A confronto una doppia biografia, quella di due uomini, professionisti e privati cittadini, un padre e un figlio – l’ex magistrato Gian Carlo Caselli e il giornalista Stefano Caselli – ma anche quella del nostro Paese, testimone di vicende, snodi complessi e retroscena di fatti in parte affidati al giudizio della Storia, ma con un ruolo ancora vivo.
In questa nuova puntata di #Contagiamocidicultura proveremo a capire come accadimenti e cronache degli ultimi cinquant’anni della nostra storia hanno segnato la vita personale e professionale dell’ex procuratore Caselli, uno dei protagonisti delle vicende giudiziarie che hanno cambiato l’Italia.
Gian Carlo Caselli e Stefano Caselli, giornalista de “Il fatto quotidiano”, sono autori di “Giorni memorabili che hanno cambiato l’Italia (e la mia vita)”, edito da Laterza nel 2023. Un lungo racconto, quasi una confessione del magistrato, raccolta dal Caselli giornalista e articolata in dieci date memorabili per altrettanti capitoli.
“Dalle Brigate rosse alla mafia, dalla strage del cinema Statuto al ‘processo del secolo’ contro Giulio Andreotti – si legge nella quarta di copertina – passando per il Csm e la ’ndrangheta al Nord, fino ad arrivare alle polemiche sulla Tav”. Vicende che si snodano per oltre cinquant’anni di vita del nostro Paese e che hanno cambiato anche quella del procuratore Gian Carlo Caselli.
«Scrivere questo libro con Stefano, mio figlio, mi ha fatto ricordare molte cose più che ritrovare punti di vista inaspettati. Quello che però ancora oggi mi spiazza è la tendenza a valutare l’intervento giudiziario non in base al rigore o alla professionalità, ma in base all’utilità, appioppando etichette fasulle a chi fa, con tutti i suoi limiti, il proprio dovere. Quando mi occupavo di terrorismo – spiega Gian Carlo Caselli – ero un fascista; quando sono andato a Palermo ad occuparmi di mafia ero un comunista: fu Totò Riina a parlare per primo di me in questi termini. Altri, forse ignari, lo seguirono».
A raccogliere i ricordi del giudice è Stefano Caselli, che alcune di queste vicende le ha vissute da una prospettiva ravvicinata fin da giovanissima età, prima ancora che da giornalista, da figlio del procuratore. «Viverle così da vicino, come è capitato a me, essendo figlio e familiare – spiega Stefano Caselli – a volte rischia di rendere le cose un po’ scontate. Si pensa di aver vissuto delle cose, scoprendo poi di non averle capite poi così bene. Quindi ripercorrerle e rielaborarle è stata anche un’occasione per comprendere un po’ meglio il valore di certe esperienze».
«Questo libro racconta la democrazia: gli attacchi e le offese che la democrazia può subire su vari versanti. E spero che dalla sua lettura ci siano persone che si convincano che vale la pena difendere la nostra democrazia contro qualunque attacco, da qualunque parte provenga», conclude il procuratore.