Nel 2023 il nostro paese si attesta al 42° posto su 180 nell’Indice di percezione della corruzione elaborato da Transparency International, presentato a Roma ieri, martedì 30 gennaio.
L’Italia resta sostanzialmente stabile rispetto al 41° posto dell’anno precedente, con un punteggio di 56 su 100, distante però 9 lunghezze dalla media europea. Ma il dato dice anche un’altra cosa, ovvero che se vuole progredire nella lotta alla corruzione, il nostro paese deve fare di più. La corruzione da noi vale oltre 237 miliardi di euro, pari a circa il 13 per cento del PIL.
L’indice di percezione – che attinge a 13 banche dati diverse ed è elaborato da esperti in materia – ha il vantaggio di mettere a fuoco elementi misurabili in tutti i paesi, consentendo così una valutazione globale su base omogenea, che altre tipologie di analisi della corruzione non permetterebbero. Lo ha sottolineato il nuovo Presidente di Transparency International Italia, Michele Calleri, rispondendo ai dubbi sollevati recentemente dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
«La corruzione in Italia non si risolve criticando l’indice di percezione, cioè il termometro che segna la febbre, e che resta uno strumento utile. Lavoriamo invece, insieme, per combatterla», dice il Presidente dell’Autorità Anticorruzione, Giuseppe Busìa. «Vanno usati tutti gli strumenti che vi sono a disposizione, compreso l’indice del rischio di corruzione elaborato da Anac, basato su dati oggettivi – ha commentato ancora Busia – Più combattiamo la corruzione, meglio stiamo tutti».
Oltre al presidente di Anac, alla presentazione sono intervenuti il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto e il procuratore aggiunto della Procura di Milano Eugenio Fusco. Secondo il Presidente di Transparency International Italia, Michele Calleri, è necessario dare ulteriori risorse e maggiore indipendenza alle magistrature, comprese le Authority. Ma anche sensibilizzare le opinioni pubbliche – dalla società civile alle imprese – che possono svolgere un ruolo determinante nella crescita degli strumenti anticorruzione.
Mentre per il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto – che ha sottolineato la presenza di 17 norme anticorruzione nel nostro sistema – i dati emersi sono positivi, considerando che non ci sono stati passi indietro: a conferma che il fenomeno corruttivo è oggi più sotto controllo che in passato. Secondo Sisto la valorizzazione degli strumenti preventivi si potrebbe, inoltre, meglio accompagnare ad un clima di maggior fiducia nei confronti della Pubblica Amministrazione. E in tema di lobby, il viceministro ha infine aggiunto che è necessario prestare particolare attenzione al sistema delle incompatibilità rispetto agli incarichi pubblici.
Il Procuratore aggiunto della Procura di Milano, Eugenio Fusco, ha concluso sottolineando invece come i dati riportati da Transparency International non possano essere in alcun modo snobbati, anche perché è l’intero sistema internazionale a riconoscere l’autorevolezza di questo Indice. Il concetto di percezione merita un approfondimento, se si pensa, ad esempio, che i cittadini che rispondono alla rilevazione non fanno riferimento alle sole fattispecie penali corruttive nelle loro risposte. Sulla percezione si riflette, dunque, la centralità di un lavoro culturale che deve essere svolto rispetto al fenomeno corruttivo.