La Commissione VI Finanze Camera, nella seduta del 13 Febbraio, ha svolto alcune audizioni in merito allo schema di decreto legislativo sul riordino dei giochi a distanza (AG 116). Sono stati auditi in particolare: rappresentanti di Fit (Federazione italiana tabaccai), di Sts (Sindacato totoricevitori sportivi), di Acadi (Associazione concessionari di giochi pubblici), di Agsi (Associazione gestori scommesse Italia), Astro-Assotrattenimento2007, Egp-Fipe, Eurobet, Logico (Lega operatori di gioco su canali online) e Sapar (Associazione nazionale gestori gioco di Stato), Luciano Gualzetti, presidente della Consulta nazionale antiusura e Attilio Simeone.
Qui i documenti acquisiti dalla Commissione.
FIT STS
All’art. 13 dello schema di d.lgs. di riordino del gioco a distanza si elencano i luoghi dove sarà possibile aprire un conto gioco, chiuderlo, ricevere assistenza: comprende le tabaccherie e gli esercizi possessori di Tulps 86 e 88. È un elemento di chiarezza, secondo Fit, che pone fine a un vuoto normativo e al proliferare di punti vendita ricarica, e quindi restringerà la rete dei pvr: ciò renderà più controllata la rete, con presidi più efficaci. Aver scelto le tabaccherie come pvr è una scelta qualificante, anche perché ci si affida a personale già formato. L’auspicio è che il riconoscimento della professionalità dei tabaccai sia confermato anche in sede di discussione del futuro D.lgs. di riordino del gioco fisico.
Si prevede l’albo telematico dei pvr: la scelta è condivisibile perché consente al consumatore di verificare la legalità dei punti vendita. La criticità è il pagamento dell’iscrizione (200€ per il primo anno e 150€ per gli altri anni): sono costi onerosi, soprattutto se rapportati alla redditività di tali punti vendita (alcuni dati parlano di redditività di 100€ annuo). Il margine dei pvr è destinato, inoltre, a diminuire ulteriormente a causa della scelta, ritenuta incomprensibile da Fit, di limitare a 100€ il tetto di ricarica settimanale; sarebbe incomprensibile, inoltre, anche perché il giocatore che effettua la ricarica è già oggetto di adeguato tracciamento e di identificazione. Si chiede di ridurre a 50€ la iscrizione all’albo o di introdurre un pagamento una tantum; si chiede di alzare il tetto di ricarica settimanale per i conti gioco. Sul recupero dei fragili, si specifica che i tabaccai sono molto legati al territorio e conoscono la rete familiare: l’intervento è innanzitutto quello di natura morale, che il più delle volte viene fatto (visto che nessuno vuol creare il proprio business sulle fragilità altrui); i tabaccai, del resto, ricorda Fit, hanno obblighi stringenti (es. rispetto ai minori).
ACADI
Il primo aspetto che è stato sottolineato è che l’importo per accedere al bando è davvero troppo alto: si penalizzano le piccole e medie imprese. Il secondo aspetto riguarda il divieto per i pvr di consentire pagamenti all’estero: ottimo spunto, che va rafforzato e reso efficace da subito (i pagamenti all’estero sono fondamentalmente i siti “.com”, che non ha legame con l’Italia). È stato apprezzato che la delega al gioco abbia avuto una accelerazione e con un riordino di tutto il comparto. Negli anni, per Acadi, le regole introdotte (distanziometro, limiti orari) hanno colpito una sola verticale distributiva di gioco, ossia quella degli apparecchi (e un po’ quelle delle scommesse e del bingo). Negli ultimi anni c’è stata una riduzione consistente della spesa dei giocatori nell’ambito di questa verticale distributiva di gioco, con riversamento su altre tipologie di gioco, sia del territorio (es. Gratta e Vinci) sia dell’online. Lo spostamento della domanda di gioco (domanda ritenuta irrefrenabile se non si riordina anche il territorio) ha generato una riduzione delle entrate erariali: se lo spostamento della domanda è determinato da patologie normative, il legislatore può evitare che ciò si verifichi. Inoltre, lo spostamento della domanda di gioco su altre tipologie non farebbe altro che spostare la compulsività. La Conferenza unificata dovrà occuparsi delle regole da applicarsi a tutte le tipologie di gioco (anche quelle online). La richiesta è di una valutazione completa ed efficace. Ci sono molti contenziosi degli operatori privati al TAR: con i loro ricorsi, secondo Cardia, essi hanno garantito il gettito erariale nelle Regioni interamente colpite dal distanziometro. Sarebbe perciò bene che alcune istituzioni (es. MEF, ADM, Ministero Salute), quando si rendono conto che la normativa del territorio è eccessivamente limitativa rispetto ad alcune verticali di gioco, compiano nei giudizi almeno interventi ad adiuvandum di tali operatori (o impugnino direttamente). In Spagna rispetto al distanziometro, ciò è avvenuto. È emerso, inoltre, anche dagli altri interventi, secondo Acadi, che anche solo l’anticipo del riordino dell’online rispetto al fisico rischia di generare distorsioni sia per il gettito erariale sia per la tutela della salute. Dal bilancio di sostenibilità di Acadi emerge, infine, che il comparto occupa 150.000 lavoratori.
AGSI
Viene in primo luogo ricordato che Legge regionale Campania, ritenuta da Agsi la migliore in assoluto, è stata oggetto di un largo confronto, tutelando alla fine tutti i soggetti e tutti gli interessi in campo. Le regole è bene che siano rispettate da tutti, in modo più uniforme. Anche Agsi sottolinea il problema del costo di 7 milioni della concessione, perché penalizza le piccole e medie imprese. Il mercato è composto da imprese grandi e da imprese medio-piccole: se non lo si tiene a mente, si fa un assist alla criminalità organizzata che ha molte risorse. Quando si parla di tutela della salute pubblica, è giusto che l’offerta sui territori sia contenuta: gli operatori legali, però, oggi sono molto discriminati. Anche il limite del 100€ di ricarica viene ritenuto troppo contenuto.
ASTRO
Astro pone il focus sulla filiera di gioco. Tra le problematiche che Astro sottolinea c’è quella degli oneri complessivi introdotti dallo schema (compresi i costi di adeguamento dei sistemi alle nuove regole) e il costo complessivo alla fine è superiore ai 7 milioni già indicati. Tale importo è difficile da affrontare per le piccole e medie imprese italiane. Qual è l’obiettivo dello schema di decreto? Quello di semplificare. Il settore ha 93 licenze, di cui una settantina attive. Rispetto a ciò che il decreto stesso propone e prevede (circa 50 aziende, vd. relazione), il differenziale è irrilevante rispetto al concetto di semplificazione: in sé il settore non può avere centinaia di aziende, la semplificazione ha comunque margini limitati. Il decreto interviene anche sui modelli distributivi: si cancella il modello skin e si ridimensiona fortemente quello dei pvr (con il tetto di ricarica settimanale in contanti), spingendo queste operazioni verso lo svolgimento da remoto. Il settore è caratterizzato da alta elasticità di sostituzione tra i vari prodotti: trattandosi di un comparto industriale, serve una politica industriale che governi questi passaggi verso dove fanno meno male. È per questo che si è persa un’occasione disgiungendo il riordino dell’online da quello del fisico. Il tema sanitario va affrontato con metodi efficaci e si deve affrontare insieme: alcune aziende hanno realizzato metodiche di intervento basate sulla intelligenza artificiale. Con la tecnologia si possono individuare soluzioni importanti. Il problema si risolve con le analisi comportamentali e con gli interventi conseguenti.
EGP FIPE
Si sottolineano, innanzitutto, gli spostamenti nella spesa avvenuti in questi anni, dovuti in larga parte alle scelte regolatorie. Sarebbe giusto porsi l’obiettivo di una equilibrata competizione fra tutte le verticali di gioco e fra i vari prodotti regolamentati. È preoccupante la cifra di 7 milioni per le concessioni. Rispetto al tema dell’utilizzo del contante: i 100€ a settimana di tetto sembrano essere troppo stringenti, anche visto il livello molto elevato di controlli antiriciclaggio già in essere nel gioco pubblico. Si sottolinea, anzi, il rischio di uno spostamento verso i canali illegali. Servirebbe, inoltre, assieme all’oscuramento dei siti illegali, anche l’introduzione di seri vincoli e divieti verso lo spostamento di fondi a soggetti esteri privi di concessione. La consulta permanente di cui all’art. 14 è un’idea corretta perché da questi organismi possono nascere, secondo Egp, le soluzioni più funzionali. La Legge campana ha già il registro di autoesclusione, ed è presente anche nella delega: individuare quanto prima anche delle soluzioni per i punti fisici potrebbe far fare un salto di qualità nella tutela dei soggetti più deboli, secondo Egp.
ENTAIN
La riforma segnerà profondamente il settore del gioco. L’immagine più adatta, secondo Entain, è quella di un settore più ristretto: si ritiene vengano favorite, infatti, le concentrazioni delle imprese più piccole: oltre ai 7 milioni, ci sono molti altri aumenti ed investimenti. Il Governo vuole una regolamentazione definitiva del settore; tuttavia, secondo l’audito, assomiglia di più ad una sanatoria. I pvr nascono durante il Covid in modo spontaneo. Oggi sono molti più di 50.000 secondo Entain. La regolamentazione vorrebbe farli scendere a circa 30.000 con un incasso per lo Stato al primo anno di 6 milioni circa di euro. Sembra in controtendenza rispetto ai principi della concorrenza. La strada intrapresa può creare un estremo vantaggio per chi, oggi, ha già costruito una rete. Oggi la multicanalità (mettere a disposizione dei propri clienti tutti i canali a disposizione) è ormai un imperativo, ma nello schema di decreto non esiste, puntando in generale su una forte separazione dei canali, ma con una scelta, ritenuta da Entain un po’ forzata, di regolarizzare una rete retail a supporto del canale a distanza.
SAPAR
Sapar sottolinea in primo luogo che sarebbe stato meglio effettuare un riordino complessivo del fisico e dell’online. I limiti orari e il distanziometro impediscono, secondo l’audito, agli operatori una certezza rispetto ai loro investimenti. I problemi sono molti: uno di queste concerne il rapporto con le banche, avendo la necessità di tracciare ogni operazione. Anche i limiti relativi alle ricariche settimanali dei conti di gioco e i 7 milioni previsti per le concessioni sarebbero troppo penalizzanti.
LOGICO
Anche Logico critica la scelta dei 7 milioni: a fronte dell’incremento di 35 volte, infatti, non vi è alcuna vera innovazione. Occorre porre enfasi sul necessario ammodernamento normativo: sulla tutela minori e giocatori, sull’offerta di gioco secondo modelli competitivi, sulla prevenzione e il contrasto del gioco illegale. L’incremento sembra dovuto ad esigenze di cassa, ma stride con i principi concorrenziali europei. Tra le opportunità da perseguire, occorrerebbe una procedura di aggiudicazione e una chiara definizione delle regole per quel che riguarda i pvr, anche per la distribuzione territoriale (distinguendo dai punti di raccolta del gioco fisico). Il registro unico degli autoesclusi è di pertinenza solo del gioco a distanza, ad oggi. L’obbligo di investimenti pubblicitari nel gioco responsabile dovrebbe andare di pari passo con il superamento del divieto di pubblicità. La pubblicità è essenziale per rendere nota l’offerta legale. Il decreto è l’occasione per superare tale divieto, e introducendo una rigida disciplina in linea con la direttiva UE del 2014. Senza poter promuovere i nuovi marchi, si alimenterebbe infatti la concentrazione del mercato. Un’altra innovazione che manca, secondo Logico, è il cloud come infrastruttura ospitante il sistema informatico di gioco dei concessionari.
CONSULTA NAZIONALE ANTIUSURA
La Consulta coordina varie associazioni che si occupano di persone sovra indebitate, e il gioco d’azzardo, con la sua diffusione capillare e le tante offerte proposte, è uno dei principali problemi. Quando si è indebitati, spesso si continua a giocare per provare a recuperare le perdite. Nel tempo la Consulta rende noto di aver sottolineato alcune questioni preoccupanti, tra cui per prima ricorre la crescita della raccolta (che nel 2023 sembra ammontare a 149 miliardi). C’è una forte spinta a incrementare le possibilità di gioco: tutto ciò, però, non corrisponde nemmeno a una entrata dell’erario. L’altra questione segnalata è che queste entrate vengono poi impiegate dallo Stato per affrontare le conseguenze dell’azzardo. Un’altra questione che giustificherebbe il gioco legale è il supposto contrasto a quello illegale: in realtà è emerso dalle tante inchieste che la maggiore offerta del gioco lecito non contrasta quello illecito. Il punto è quello di ordinare le priorità, a partire dalla salute e dalla coesione sociale. Si assiste, invece, secondo la Consulta, al tentativo di mettere al primo posto l’attività d’impresa e l’erario, e solo dopo la salute pubblica. Sono aumentate negli anni le offerte di gioco d’azzardo.
Anche lessicalmente, nella proposta di schema di d.lgs. si dovrebbe indicare il cd. gioco a distanza come gioco d’azzardo digitale con piattaforme online. Oggi l’online ha superato il fisico nella raccolta: ciò dimostra che si sta diffondendo. La capacità di penetrazione, inoltre, del gioco online è molto allarmante: i rischi riguardano anche i minori. La prima richiesta sullo schema di d.lgs. è di rallentare la frequenza di ogni operazione, contingentandola a non risultare inferiore almeno a 3 minuti; l’interruzione del terminale di gioco almeno ogni 30 minuti, con una franchigia di tempo tra le sessioni; la soppressione di alcune modalità di gioco d’azzardo online (es. scommesse tra privati, che fanno da volano per lo stesso azzardo illegale; scommesse su singole scomposizioni degli eventi sportivi durante il loro svolgimento); codificare, per ogni modalità di gioco (online, fisico), la non compartecipazione a nessuna quota delle entrate statali o del margine privato da parte di alcuna pubblica amministrazione locale; la rigorosa attuazione del divieto assoluto di pubblicità (come previsto dalla conversione del DL Dignità); la traduzione delle governance primaria al Ministero della Salute che indichi le compatibilità del gioco d’azzardo e delle offerte.
ATTILIO SIMEONE (Ass. Antiracket e antiusura)
Il quadro esposto è di contrarietà allo schema di riordino per ragioni tecniche e di opportunità. Le ASL danno numeri allarmanti: dal 2012 al 2015 l’ASL di Bari ha preso in carico +95% di minori. È emerso che il 20% dei ragazzi pensa che il gioco sia una fonte di reddito e di lavoro. Nel 90% dei casi di sovra indebitamento delle famiglie la situazione non è tecnicamente risolvibile. Lo schema partirebbe, secondo l’audito, da un difetto di origine. Nella Relazione illustrativa allo schema si dice, infatti, che le limitazioni al gioco introdotte da Regioni e Comuni sono orientate a contrastare lo sviluppo delle reti fisiche: è un’interpretazione sbagliata. La stessa Corte Costituzionale, in una sentenza del 2017, dice che la finalità è eminentemente socio-assistenziale. Non è comprensibile per la tracciabilità e per la prevenzione dei fenomeni di riciclaggio il fatto che venga messo un limite del 2% alla dichiarazione della proprietà delle società concessionarie: se impostiamo una legislazione orientata alla totale trasparenza, dovrebbe essere eliminato il 2%. Tutta la proprietà dei concessionari dovrebbe essere comunicata e completamente trasparente. Così come servirebbe il coinvolgimento non solo del titolare del conto di gioco, al momento dell’apertura, ma anche del coniuge o del convivente. Sul contante c’è una contraddizione nel testo: se da un lato si riconoscono come strumenti di pagamento quelli tracciati, dall’altro si riconosce anche la possibilità di rimpinguare i conti di gioco con dazioni di contanti: si tratterebbe di una previsione errata: si pensi solo che con il gioco è rinato anche l’usuraio di quarterie. Infine dovrebbe essere capovolto il paradigma del gioco responsabile, che non ha funzionato. Dovrebbe essere chiamato a essere responsabile non il giocatore, bensì chi offre il gioco ossia il concessionario (in linea con l’art. 2050 cc). Questi sono anche i principi dell’UE. Viene auspicata la costituzione di un’Autorità indipendente pubblica e il contenimento delle forme di pubblicità.