Il quadro di presunta corruzione sistemica che emerge dall’ordinanza emessa dalla Procura di Venezia sul cosiddetto “Caso Mose”, che vede coinvolti politici, funzionari pubblici, imprenditori, magistrati, consiglieri politici di ex ministri, personale che ha operato nelle forze dell’ordine e nei servizi di sicurezza, desta particolare preoccupazione e turbamento.
Non solo per la mole di denaro pubblico sottratto ai cittadini onesti che tanti sacrifici stanno compiendo in questo particolare momento storico di crisi, ma altresì per il danno di credibilità che viene inferto alla politica, all’imprenditoria e all’immagine del Veneto e dell’Italia, sia a livello nazionale che internazionale.
La commistione tra affari e politica, la ricerca del potere e del profitto mediante il calpestamento della legalità, il pagamento di tangenti che grossi imprenditori veneti, a Venezia come a Milano, attuano nei confronti di alcuni politici per poter entrare in un mercato protetto, scevro da qualsiasi reale e libera concorrenza, nonché per evitare specifici controlli ovvero per ottenere rapidamente particolari autorizzazioni, costituisce sia uno sfregio ai basilari principi della democrazia sia una zavorra allo sviluppo economico del nostro Paese.
Avviso Pubblico manifesta piena fiducia nell’operato della magistratura e delle forze dell’ordine, nella consapevolezza che un fenomeno così esteso e diffuso, com’è la corruzione odierna, non può essere affrontato ricorrendo esclusivamente alle vie repressive, che rimangono assolutamente necessarie.
Accanto a queste ultime, contemporaneamente, va svolto un intervento sul lato della prevenzione, operando sia a livello legislativo – servono meno leggi e più chiare; servono sistemi di controllo efficaci ed efficienti; serve un apparato giudiziario che operi in tempi certi e rapidi – sia a livello culturale, mettendo in atto progetti di formazione che coinvolgano diversi mondi, in modo sistemico, a partire da quello scolastico, imprenditoriale e politico-amministrativo. La Regione Veneto può fare questo attuando in tempi rapidi i provvedimenti previsti dalla legge 48 del 2012, meglio nota come “Legge regionale antimafia e anticorruzione”.
La cultura che premia la furbizia anziché l’onestà, che avversa la trasparenza a vantaggio dell’opacità, che favorisce l’interesse particolare a scapito di quello generale, che ricorre all’emergenza come strumento per aggirare le regole poste a tutela dei beni comuni, deve essere contrastata con tutte le forze sane esistenti. E in tempi rapidi, perché questo modo di pensare e di comportarsi, in Veneto e in Italia, gode di una certa quota di consenso sociale.
Al di là di tante parole che possono essere pronunciate e scritte, alla fine ciò che conta sono i fatti. La politica, l’imprenditoria, il mondo delle libere professioni diano dei segnali chiari e in controtendenza rispetto alla brutta immagine che, di una parte di loro, emerge dal “Caso Mose”. Onestà, competenza, trasparenza e sobrietà siano non solo criteri di rigida selezione della classe dirigente locale, regionale, nazionale ed europea, ma anche i principi sui quali i cittadini esprimono il loro consenso all’interno della cabina elettorale.
Il contrasto alla corruzione, così come quello alle mafie e all’evasione fiscale, ha bisogno di unire la denuncia all’impegno. Fare emergere il malaffare, reprimerlo e diffondere la cultura della legalità è compito di ciascuno.
La petizione di Riparte il Futuro: www.riparteilfuturo.it/maipiumose/