CHI GIOISCE E CHI TEME L’EPILOGO DI UNA STAGIONE MAFIOSA: IL PUNTO DI VISTA DI ROSY BINDI

È FINITA LA LATITANZA DI MATTEO MESSINA DENARO, ARRESTATO IN UNA CLINICA AL CENTRO DI PALERMO. IMMEDIATE LE REAZIONI DI SODDISFAZIONE DA PARTE DELLE ALTE CARICHE DELLO STATO PER LA CATTURA DELL’ULTIMO DEI BOSS DELLA STAGIONE STRAGISTA E DI PLAUSO ALLA MAGISTRATURA E ALLE FORZE DI POLIZIA. CONTEMPORANEAMENTE SORGONO LE DOMANDE. DUE IN PARTICOLARE: PERCHÉ C’È VOLUTO COSÌ TANTO TEMPO E QUALI IMPLICAZIONI AVRÀ QUESTA CATTURA NEL CONTRASTO CONTRO LE MAFIE?
a colloquio con Rosi Bindi*

La prima risposta che mi sento di dare è: bene che sia stato arrestato. La saggezza popolare insegna “meglio tardi che mai”. Ci sono voluti trenta anni perché Matteo Messina Denaro ha potuto contare su connivenze e complicità molto ramificate nel territorio, a partire dalla sua famiglia. Ha avuto l’abilità di essere capo mafia della stagione stragista e subito dopo, capo, anche senza essere mai diventato “capo dei capi”, di quella dell’inabissamento di Cosa Nostra e non solo.

I mafiosi storicamente hanno potuto contare sulla protezione dei poteri economici e di apparati dello Stato. Si presume questo sulla base di comportamenti che si sono ripetuti nel tempo, consentendo alla mafia di non essere sconfitta.

Il merito adesso va all’attuale Procura di Palermo e al lavoro delle precedenti che negli ultimi anni si sono impegnati assiduamente per il risultato conseguito. Non si possono nascondere, però, i dubbi che speriamo verranno dissipati nei prossimi giorni.

Come è possibile che, da un anno, un latitante così ricercato sia stato paziente di una clinica al centro di Palermo e nessuno, benché abbia presentato una falsa identità, si sia insospettito? E poi perché ora?

Probabilmente lo stesso Messina Denaro è stanco, non è da escludere che abbia ceduto perché malato, affaticato, non si sia sentito più in grado di sostenere il suo ruolo. Una condizione che potrebbe essere apparsa chiara anche a chi ha beneficiato della connivenza con il boss, letta come la fine di una garanzia.

E adesso, cosa accade?

Si deve aprire un’altra fase delle indagini. Messina Denaro è stato per trenta anni di latitanza, protagonista delle stragi e del dopo: ha vissuto i cambiamenti profondissimi che hanno coinvolto il paese e le mafie stesse. È stato al centro delle trasformazioni dell’economia e dello spostamento dei blocchi di interesse di Cosa Nostra. Bisogna capire se e cosa svelerà in merito. Si spera che collabori e che lo faccia veramente, rivelando tutto ciò che sa, non solo una parte.

È un detenuto da 41 bis: potrebbe avere una resistenza minore nelle sue condizioni al carcere duro.

Ci si augura che, come appare palese la sensazione di maggiore sicurezza che il paese e il mondo intero sta esprimendo a seguito dell’arresto, a breve vacilli quella di chi ha contato sull’appoggio e sulla complicità, durata fino a ieri mattina.

 

*ex Presidente della Commissione Antimafia

 

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