Il 14 luglio 2016 il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, ha presentato alle Camere la Relazione annuale per il 2015, la prima dopo le importanti novità legislative introdotte con il Nuovo Codice degli Appalti (d. lgs. 18 aprile 2016, n. 50) e con i correttivi apportati al d. lgs. n. 33 del 2013 e alla legge n. 190 del 2012. Di seguito sono indicati i principali contenuti della Relazione.
Dopo aver richiamato le recenti modifiche al contesto normativo di riferimento dell’Autorità, la Relazione analizza le attività svolte e le criticità riscontrate nello svolgimento delle funzioni in materia di prevenzione della corruzione. Nello specifico, viene richiamata l’attività di vigilanza e l’analisi sullo stato di attuazione e la qualità dei piani triennali di prevenzione della corruzione delle pubbliche amministrazioni (“Rapporto sullo stato di attuazione e la qualità dei piani triennali di prevenzione della corruzione nelle pubbliche amministrazioni per il triennio 2015-2017”), da cui emerge una diffusa tendenza a considerare tali importanti strumenti di prevenzione come un mero adempimento burocratico. Per questo, come ricordato nella Relazione, con l’Aggiornamento 2015 al Piano Nazionale Anticorruzione prima e lo schema di Pna per il 2016 poi, l’Autorità ha deciso di adottare un approccio volto a semplificare – e al tempo stesso differenziare – gli indirizzi contenuti nel Pna per la predisposizioni dei piani da parte delle amministrazioni pubbliche.
Sempre in materia di anticorruzione, la Relazione evidenzia anche ulteriori ambiti in cui sono stati registrate rilevanti criticità di attuazione della normativa. Tra questi, la disciplina del whistleblowing, su cui, nonostante le numerose segnalazioni, permangono forti incertezze normative e criticità applicative, parzialmente superabili secondo l’Autorità attraverso, fra l’altro, l’estensione della disciplina al settore privato e l’invio di segnalazioni alla figura del Responsabile della prevenzione della corruzione (non, come attualmente previsto, al superiore gerarchico del dipendente). Infine, l’Autorità segnala di aver riscontrato numerose difficoltà anche nell’applicazione delle disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità degli incarichi, la cui disciplina dovrebbe essere estesa anche ai reati tentati (non solo quelli consumati) e, nelle aziende sanitarie, al di là delle sole figure apicali; in materia sarebbe inoltre opportuno secondo l’Autorità un intervento di razionalizzazione dei propri poteri di vigilanza, accertamento, sospensione e sanzione.
In materia di trasparenza, analogamente a quanto rilevato per i Piani triennali di prevenzione della corruzione, nonostante i buoni livelli di pubblicazione dei dati, l’Autorità segnala uno scarso livello qualitativo degli stessi. Anche in questo caso, tuttavia, gli enti cui l’Autorità rivolge osservazioni, generalmente si conformano alle indicazioni ricevute, a conferma dell’efficacia dell’approccio di “accompagnamento” delle amministrazioni nel perseguire gli obiettivi posti dal legislatore.
Con riguardo alla materia degli appalti pubblici, la Relazione conferma il permanere delle criticità storiche del settore e si sofferma su istituti di nuova introduzione come le misure straordinarie di gestione, sostegno e monitoraggio delle imprese aggiudicatarie di appalti, cui è stato fatto ricorso soprattutto per motivi di esposizione dell’impresa a condizionamenti mafiosi e che tuttavia non sempre sono riuscite nell’obiettivo di ricondurre l’impresa nell’alveo della legalità e della trasparenza. In materia, peraltro, l’Autorità ha anche registrato alcuni elementi positivi, tra cui l’efficacia del sistema di vigilanza collaborativa, cui ricorrono sempre più amministrazioni per sottoporre al vaglio dell’ANAC le procedure di appalto adottate, e il buon livello di aderenza delle stazioni appaltanti alle pronunce dell’Autorità in sede consultiva.
Infine, alla luce delle significative novelle legislative intervenute di recente, l’Autorità auspica che le semplificazioni introdotte dal legislatore, i più ampi margini di operatività concessi alle amministrazioni in materia di appalti e i sempre più sostanziosi poteri regolamentari dell’ANAC possano complessivamente contribuire alla costruzione di un quadro di regole “più chiaro e di facile applicazione, che scongiuri il ripetersi dell’ipertrofia normativa, spesso causa di episodi di corruzione, e metta a disposizione degli operatori del settore i sistemi e gli strumenti necessari per garantire in tempi ragionevoli e a costi accettabili la disponibilità di opere e servizi per lo sviluppo sociale ed economico del Paese”, obiettivi questi che, a parere dell’ANAC, potranno più agevolmente essere raggiunti grazie all’approccio di collaborazione con le amministrazioni messo in campo dall’Autorità.
(a cura di Silvia Giuliattini)