Il 30 Gennaio è stato presentato a Roma l’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) di Transparency International, che classifica 180 paesi al mondo in base al livello di corruzione percepita nel settore pubblico. I dati che sono stati presentati mostrano un livello medio di percezione globale, tra tutti gli Stati analizzati, pari a 43 su 100 (dove 0 corrisponde al più alto livello di corruzione percepita e 100, invece, il livello più basso). La misurazione migliora quando si prende in esame l’Europa Occidentale e l’Unione Europea, che ha una media di 65 su 100.

L’Italia, in questa classifica, si posiziona al 42esimo posto, retrocedendo di una casella rispetto all’anno precedente; resta invece stabile, per il terzo anno di fila, il punteggio di 56 su 100 (distante 9 lunghezze, dunque, dalla media UE). La tendenza decennale italiana è comunque positiva: nel 2012 (l’anno in cui sono state introdotte alcune delle importanti norme anticorruzione tutt’ora in vigore), il punteggio era di 42 su 100, salito gradualmente nel corso degli anni fino all’attuale 56 su 100 dal 2021 in poi.

Il nuovo Presidente di Transparency International Italia, Michele Calleri, ha sottolineato, anche a fronte di alcuni dubbi sollevati recentemente dal Ministro della Giustizia sull’efficacia di tale misurazione, che l’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) ha il vantaggio di mettere a fuoco elementi misurabili in tutti i paesi, consentendo così una valutazione globale su base omogenea, che altre tipologie di analisi della corruzione non permetterebbero. L’Indice, peraltro, viene redatto anche attingendo a 13 Banche dati diverse e confrontandosi con vari esperti della materia.

La presentazione del Report 2023 è stata anche l’occasione per aprire un confronto tra alcuni operatori fondamentali nel settore Anticorruzione. Sono intervenuti, infatti, il Presidente di ANAC Giuseppe Busia, il Vice-Ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, il Procuratore Aggiunto della Procura di Milano Eugenio Fusco.

Alcuni spunti di riflessione sono stati posti dal Presidente di Transparency International Italia all’attenzione dei relatori, in particolare rispetto:

  • Al tema dell’indipendenza delle magistrature, comprese le Authority, il cui ruolo viene ritenuto decisivo, e a cui dovrebbero essere assegnate ulteriori risorse e maggiore indipendenza;
  • Al tema della sensibilizzazione delle pubbliche opinioni, dalla società civile alle imprese, che possono svolgere un ruolo determinante nell’implementazione ed attuazione degli strumenti anticorruzione (compresa l’importanza sempre maggiore che rivestiranno giuristi d’impresa e compliance manager).

Il Presidente di ANAC ha in primo luogo sottolineato l’importanza dell’Indice che, come un termometro, è in grado di restituire un’utile immagine del fenomeno, al pari anche di altri strumenti fondati su elementi oggettivi o sul rischio di corruzione. Tra le priorità di lavoro che il Presidente Busia ha sottolineato per migliorare la performance nei prossimi anni vanno evidenziate, in particolare:

  • La necessità di una regolamentazione delle attività dei portatori di interessi e delle lobby: in un’ottica non criminalizzante, la regolamentazione dovrebbe partire dal presupposto che le interlocuzioni con i portatori di interessi possono essere utili al decisore pubblico, ma devono avvenire nel massimo della trasparenza affinché i cittadini possano valutare chi ha avanzato le proposte ed è stato ascoltato (permettendo anche a tutti gli interessi di essere rappresentati ed avere voce). La regolamentazione sarebbe anche utile nell’ottica di evitare conflitti di interessi, con limiti stringenti rispetto ai benefici elargiti dai portatori di interessi ai decisori pubblici.
  • La necessità di reintrodurre il registro dei titolari effettivi, in particolare nell’ambito del Codice dei Contratti pubblici: la Pubblica Amministrazione deve sapere con chi sta contrattando, anche alla luce del fatto che a schermarsi possono essere anche esponenti della criminalità organizzata. Questo tema si salda con l’impegno, molto attivo, dell’ANAC nella direzione della digitalizzazione degli appalti.
  • La realizzazione di una Piattaforma Unica della Trasparenza, per avere in un unico portale tutte le pubblicazioni che le Amministrazioni devono effettuare, riducendo costi e oneri amministrativi e incrementando, a parità di dati, l’efficacia e le informazioni disponibili.

Il Viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha commentato positivamente i risultati emersi dall’Indice 2023, considerando l’assenza di passi indietro, ormai da anni, molto simile ad un passo in avanti, a conferma che il fenomeno corruttivo è oggi più sotto controllo che in passato nel nostro Paese. In quest’ottica sono state sottolineate le 17 norme anticorruzione presenti nel nostro sistema. Nel suo intervento sono stati toccati molti temi di attualità:

  • L’ottica privilegiata, ha esposto il Viceministro, dovrebbe essere quella di tipo preventivo, lontana dunque da qualunque idea pan-penalista. In questo senso, ha posto l’auspicio che il modello 231 possa diventare obbligatorio. La valorizzazione degli strumenti preventivi si potrebbe, inoltre, meglio accompagnare ad un clima di maggior fiducia nei confronti della Pubblica Amministrazione.
  • Questo consentirebbe di intervenire anche su un ulteriore problema, ossia la cosiddetta paura della firma e, in particolare, la paura dell’atto lecito, che paralizzerebbe l’intera società: in questa direzione, dunque, dovrebbe leggersi anche l’intervento abrogativo sulla fattispecie di abuso d’ufficio (la cui previsione, ha sottolineato il Viceministro, non sarebbe oggetto di obbligo, ma solo di invito, da parte della Convenzione di Merida, e la cui abrogazione non lascerebbe comunque vuoti nel sistema, trattandosi peraltro di una fattispecie sussidiaria). Nell’ottica di una maggiore certezza del diritto si situerebbe, inoltre, anche l’intervento sul traffico di influenze illecite.
  • In tema di regolamentazione delle lobby, il Viceministro ha infine aggiunto che è necessario prestare particolare attenzione al sistema delle incompatibilità rispetto agli incarichi pubblici: una loro troppo ampia estensione, infatti, potrebbe sottrarre competenze importanti al decisore pubblico.

Il Procuratore Aggiunto della Procura di Milano, Eugenio Fusco, ha sottolineato come i dati riportati da Transparency International non possano essere in alcun modo snobbati, anche perché è l’intero sistema internazionale a riconoscere l’autorevolezza di questo Indice. Il concetto di percezione merita un approfondimento, se si pensa, ad esempio, che i cittadini che rispondono alla rilevazione non fanno riferimento alle sole fattispecie penali corruttive nelle loro risposte, e considerando ulteriormente che alcuni Paesi spesso coinvolti nelle grandi inchieste sulla corruzione (come Singapore, Svizzera e Lussemburgo) si situano ai piani nobili della classifica. Sulla percezione si riflette, dunque, la centralità di un lavoro culturale che deve essere svolto rispetto al fenomeno corruttivo: tutti i relatori presenti hanno concordato con quest’ottica.