Premessa. La Commissione antimafia ha effettuato il 6 maggio 2014 una prima audizione del Direttore dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università degli studi di Milano, incentrata sull’analisi dell’evoluzione della criminalità organizzata nel nord Italia e delle infiltrazioni negli enti locali. Una seconda audizione è stata dedicata al secondo Rapporto sulle infiltrazioni mafiose nell’economia legale (seduta del 12 marzo 2015). Il 30 settembre 2015 ha avuto luogo una terza audizione, dedicata al terzo rapporto sulla criminalità organizzata nelle aree settentrionali. Una quarta audizione si è svolta l’11 maggio 2017 con riferimento alla presenza delle mafie straniere al Nord. Qui di seguito sono sintetizzati gli aspetti principali della discussione in commissione, sulla base degli stenografici pubblicati, cui sono allegati i Rapporti nella forma integrale.
Linee evolutive della diffusione sul territorio della criminalità organizzata.
Il lavoro di ricerca non si basa soltanto sulle risultanze delle inchieste giudiziarie (numero e valore dei beni confiscati, numero degli omicidi attribuibili alla criminalità organizzata), ma tiene conto di molti altri indici oggettivi (ad esempio i fenomeni spia come i Compro oro o la diffusione del gioco d’azzardo) che consentono di avere una più attenta valutazione dell’attività delle organizzazioni criminali; purtroppo le statistiche ufficiali spesso non consentono di avere informazioni attendibili su tanti aspetti dell’attività delle mafie: ad esempio, gli incendi di natura dolosa talvolta non sono immediatamente connessi ad attività estorsiva nei confronti dei gestori di un locale o di un’azienda, magari per una non adeguata comprensione da parte di alcune strutture giudiziarie della complessità dei fenomeni criminali in atto. Ed anche i dati sui beni confiscati sono incompleti e non aggiornati.
Il radicamento delle organizzazioni criminali (che riguarda non solo contesti particolarmente degradati, ma anche realtà in cui c’è un alto livello dei servizi sociali e una particolare attenzione ai diritti sociali) interessa in particolare i comuni piccoli, nei quali ci sono condizioni più favorevoli (scarsa attenzione da parte dei mezzi di informazione e dell’opinione pubblica, possibilità di eleggere rappresentanti nelle assemblee elettive con limitato numero di voti, capacità di influenzare le scelte delle amministrazioni locali, minore presenza delle forze dell’ordine etc) e quindi è possibile una penetrazione più capillare (testimoniata anche dalla elevatissima concentrazione in tanti comuni minori dei beni sequestrati). Alcune di queste organizzazioni locali hanno subito gravi contraccolpi dall’azione della magistratura; in altri casi sono state capaci di ricostituirsi con altre modalità ed uomini, grazie all’esistenza di radici molto forti delle famiglie nel territorio e a strategie di espansione molto flessibili ed articolate, basate sull’esportazione dei modelli sperimentati nei paesi di origine.
Questo lavoro di ricerca ha consentito di elaborare una mappa sugli indici di presenza mafiosa nelle regioni del nord, individuando le aree in cui si registra una maggiore presenza delle organizzazioni criminali e quelle in cui tali organizzazioni vanno concentrando maggiormente le loro attenzioni.
La presenza delle organizzazioni mafiose nell’economia legale. Il secondo Rapporto analizza i diversi settori dell’economia legale nei quali si registra una crescente presenza delle organizzazioni criminali: tale analisi permette di superare lo stereotipo di una mafia impegnata al Nord solo in operazioni di borsa e finanza mentre invece essa è estremamente radicate nell’economia reale (come confermato anche dall’occupazione ufficiale degli stessi capi delle organizzazioni mafiose come piccoli padroncini, manovali, commercianti etc), non solo per ricavare profitti ma anche a con finalità di consenso sociale e di controllo del territorio.
Il Rapporto, basandosi sulle risultanze delle indagini giudiziarie, fornisce perciò informazioni molto sul modo di operare delle organizzazioni criminali nel settore delle costruzioni, ivi incluso quello delle grandi opere, del commercio, del turismo, della ristorazione, dell’autotrasporto fino all’Industria del divertimento, che include il settore del gioco d’azzardo ed anche quello delle attività sportive, sia professionistiche che dilettantistiche.
Vengono analizzate le modalità attraverso le quali le organizzazioni mafiose sono riuscite ad ottenere il controllo di tre importanti aziende operanti nel trasporto merci, nei servizi di call center e delle costruzioni e movimento terra: il caso della multinazionale olandese TNT evidenzia il meccanismo di ricorso alla ‘ndrangheta per riportare ordine all’interno dell’impresa messo in discussione dall’opera di alcuni padroncini legati anch’essi alla ‘ndrangheta; rispondendo a questa richiesta di “aiuto” e di “protezione”, le cosche finiscono per controllare tutta l’azienda..
Un’attenzione specifica è dedicata alle vicende degli appalti pubblici ed in particolare dell’Expo per capire come, nonostante le procedure speciali adottate per la realizzazione di questo evento internazionale, i controlli non hanno evitato la presenza di imprese legate alle mafie.
Le indagini giudiziarie hanno posto in risalto anche il fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel mondo della sanità, settore importante non solo per le prospettive di guadagno ma anche perché strumento importante per ottenere legittimazione sociale ed poi benefici politico elettorali.
Il Rapporto si sofferma infine sull’area grigia nelle amministrazioni pubbliche che agisce con una logica criminale, ponendosi in relazione con le organizzazioni criminali in un rapporto di reciproca convenienza: si realizza un nuovo schema corruttivo, nel quale l’impresa privata, magari appositamente costituita proprio dal soggetto pubblico (ai vertici sono posti parenti o amici) prospera grazie alle commesse pubbliche ricevute e le diverse organizzazioni sono in grado di garantirsi vantaggi reciproci.
Le attività illegali della criminalità organizzata. Il terzo Rapporto è incentrato sull’evoluzione della presenza delle organizzazione mafiose per quanto riguarda alcune attività illegali (narcotraffico, estorsioni ed usura, contraffazione, gioco d’azzardo, caporalato, prostituzione), mentre non prende in considerazione altre attività tradizionalmente nelle mani dei gruppi criminali (traffico d’armi e traffico di esseri umani) in quanto al momento non sono emersi elementi adeguati a sviluppare un’analisi approfondita.
In particolare, per quanto riguarda l traffico degli stupefacenti, sembrerebbe emergere un parziale disimpegno di molte famiglie della ‘ndrandheta, che preferirebbero avere un profilo più basso ed investire gli ingenti patrimoni accumulati nell’economia legale (lavori pubblici, edilizia, sale giochi, sanità etc) in quanto meno “rischiosi”: una quota consistente di tale mercato sarebbe così occupato da gruppi criminali stranieri.
Con riferimento all’estorsione e all’usura, il Rapporto sottolinea l’affermarsi di un un’estorsione e un’usura “sostenibile”, con modalità molto più sofisticate che in passato (grazie all’apporto di consulenti ed esperti in campo fiscale, commerciale e finanziario) e tali perciò da realizzare una convenienza anche da parte delle vittime, che possono usufruire di una serie di complicità e “favori”: tale fenomeno risulta adeso anche di più difficile individuazione.
Allarmante è infine la crescita della contraffazione, dove si innescano alleanze con la criminalità straniera, in particolare cinese.
La diffusione delle mafie straniere. Il quarto Rapporto dell’Osservatorio si concentra su un fenomeno, estremamente complesso da analizzare, quale è quello delle mafie straniere che hanno assunto nel tempo una rilevanza sempre maggiore, specialmente nel Nord Italia, pur con i condizionamenti derivanti dal fatto che gran parte dei loro componenti sono clandestini e che non hanno diritto di voto (e quindi non possono utilizzare la loro forza come forma di pressione nei confronti della politica e dell’amministrazione).
L’indagine riguarda le organizzazioni criminali dell’est europeo (comprese le componenti balcaniche, russe e georgiane), cinese, centrafricana (soprattutto quella nigeriana), nordafricana e sudamericana. Per ogni gruppo criminale vengono illustrati i settori di attività (droga, prostituzione, reati predatori, riciclaggio etc), le regioni dove sono maggiormente radicate, le caratteristiche del loro insediamento in Italia e gli indici di pericolosità.
Un dato costante, pur nella continua evoluzione del fenomeno, è rappresentato dalla fortissima presenza in Lombardia, per le opportunità che la regione offre, essendo tra l’altro il più grande mercato della cocaina d’Italia, ed il luogo in cui tutte le organizzazioni criminali – italiane e straniere, trovando forme di composizione dei rispettivi interessi – sono in grado di rispondere alla richiesta di “servizi illegali”. Al contrario, le mafie straniere hanno un ruolo tendenzialmente marginale delle regioni del nord-est e della Valle d’Aosta.
(ultimo aggiornamento 22 maggio 2017)