Premessa. La Commissione antimafia ha proceduto ad ascoltare in diverse occasioni i responsabili dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata che si sono succeduti nel tempo (vedi le sedute del 16 gennaio 2014, del 5 febbraio 2014, del 3 luglio 2014, del 9 luglio 2014 e 20 settembre 2016, quest’ultima seduta parzialmente segretata). Qui di seguito si sintetizzano le principali problematiche affrontate nei primi anni dai responsabili dell’Agenzia ed i progressi che si sono recentemente riscontrati per quanto riguardo il riutilizzo sociale dei beni confiscati.
Le dimensioni dei beni confiscati e dei progetti di riutilizzo. La legislazione ha permesso nel corso degli anni di procedere alla confisca di numerosissimi beni di grande valore economico: però solo una piccola parte di essi ha ottenuto una nuova destinazione a fini sociali e per lungo tempo sono risultate carenti anche le informazioni puntuali su tutte le procedure di confisca (si sono registrati numerosi problemi anche per la nuova banca dati che avrebbe dovuto consentire l’aggiornamento in tempo reale della situazione di tutti i beni, con l’immissione dei dati da parte dei singoli tribunali). Le ragioni di questa insufficiente attuazione delle finalità della legge sono molteplici e nel corso delle audizioni sono stati evidenziati diversi problemi, alcuni dei quali richiedono ulteriori modifiche della normativa vigente: le correzioni apportate nel corso degli anni hanno risolto solo in parte i problemi emersi nella fase concreta di attuazione.
Beni immobili. Per circa l’85 per cento dei beni ci sono problemi di ordine legale, legati ad ipoteche accese con le banche, a confische pro quota, ad altre procedure concomitanti (sequestri o procedure fallimentari), ad errate indicazioni dei dati catastali o di non conformità alle norme urbanistiche. Poi ci sono i casi di beni occupati (dallo stesso mafioso – perché agli arresti domiciliari – o dalla sua famiglia o da altri che hanno stipulato un contratto di affitto). Ma, una volta risolte queste problematiche, è stata sottolineata la scarsità delle risorse a disposizione degli enti locali per l’effettuazione dei lavori – magari anche di lieve entità – per indispensabili lavori di ristrutturazione: un fondo di rotazione potrebbe essere molto utile per incoraggiare le amministrazioni locali a prendere in carico tali immobili prima di stabilire la loro nuova destinazione (anche in considerazione delle difficoltà di attingere al Fondo unico per la giustizia: su tale tema vedi più approfonditamente la seduta della Commissione del 27 febbraio 2014 e la relativa scheda di sintesi).
Aziende. Per tali beni i problemi sono ancora maggiori, in considerazione della crisi che investe le aziende non appena si avviano le procedure di confisca, trattandosi spesso di società che basano la loro sussistenza su appalti di favore, lavoro nero, irregolarità contributive etc. Conseguentemente il 90 per cento delle aziende sequestrate non ce la fa ad arrivare al momento della confisca definitiva. A tal fine sarebbero necessarie facilitazioni per chi assume la gestione, almeno nella fase iniziale, e sarebbe opportuno modificare la legislazione vigente al fine di destinare agli enti territoriali quantomeno le società immobiliari (risolvendo anche il problema dell’emergenza abitativa) e quelle agricole, perché attualmente la legge impone di venderle, affittarle o liquidarle. Da rivedere anche l’applicazione della legge fallimentare che condizione fortemente le possibilità concrete di riutilizzo dei beni. I responsabili dell’Agenzia, su richiesta della Commissione, hanno fornito elementi dettagliati su due casi molto rilevanti, quello della Riela – che opera nel settore dei trasporti a Catania – e quello della 6Gdo – che opera nel settore della distribuzione – evidenziando le complesse problematiche che hanno ostacolato a lungo l’individuazione delle possibili soluzioni per la tempestiva ripresa dell’attività delle aziende dopo i provvedimenti di confisca. La Commissione ha espresso i propri indirizzi per recuperare i ritardi accumulati e modificare alcune scelte compiute in passato dall’Amministrazione.
Compiti e organico dell’Agenzia. I responsabili dell’Agenzia hanno lamentato la scarsità delle risorse umane e finanziarie a disposizione rispetto ai compiti gravosi che gravano oggi sull’Agenzia rispetto alla vecchia Agenzia del demanio, che subentrava soltanto dopo la confisca definitiva, mentre l’Agenzia sui beni confiscati deve coadiuvare l’amministratore giudiziario già nella fase del sequestro e deve prendere in carico il bene dalla fase della confisca di primo grado. In particolare, si tratta di personale di altre Amministrazioni comandato per brevi periodi, mentre sarebbe opportuno avere personale stabile in grado di acquisire la necessaria esperienza. D’altra parte anche i nuclei di supporto presso le Prefetture non hanno un organico adeguato. Nel corso della discussione è emerso un orientamento volto a ridisegnare il ruolo dell’Agenzia e i rapporti con i magistrati di prevenzione (vedi sul punto la Relazione approvata dalla Commissione nella seduta del 9 aprile 2014 e la relativa scheda di sintesi)
Gli amministratori giudiziari. Si sono verificati ritardi notevoli nella creazione dell’Albo e nella definizione dei criteri di assegnazione degli incarichi, delle professionalità necessarie per la gestione delle situazioni più complesse e delle tariffe da applicare in modo uniforme su tutto il territorio nazionale: si tratta di aspetti importanti al fine anche di evitare il fenomeno (oggetto di approfondita discussione in particolare nella seduta del 5 febbraio 2014) dell’inerzia di alcuni amministratori che non compiono gli atti necessari per una sollecita conclusione della procedura (ad es. l’espunzione dei singoli beni o edifici da un’azienda che non abbia riflessi negativi sull’equilibrio economico finanziario dell’azienda stessa ovvero procedere alla liquidazione di aziende del tutto compromesse) e magari usufruiscono per lunghissimi periodi di rilevanti compensi.
I progressi registrati negli ultimi tempi. Nell’audizione del 20 settembre 2016, il responsabile dell’Agenzia ha evidenziato l’inversione di tendenza recentemente registratasi, con riferimento al sistema informativo (che dovrebbe consentire a breve a tutte le amministrazioni interessate di avere un quadro quanto mai completo dei dati e delle informazioni sugli immobili ad esse destinati, ivi incluse mappe, planimetrie, foto etc), ai tempi molto più solleciti per la definitiva assegnazione dei beni (anche per far fronte a casi di emergenza abitativa), all’utilizzo di fondi del bilancio statale e di quello comunitario per facilitare le opere di risanamento dei beni immobili e consentire che il provvedimento di destinazione sia accompagnato da un apposito finanziamento.
Tra le recenti esperienze positive sono citate in particolare quelle relative all’assegnazione dei beni (immobili ed opere d’arte) confiscati al boss Campolo a Reggio Calabria, al Castello di Miasino in provincia di Novara, confiscato alla famiglia Galasso e all’Hotel Sigonella Inn, alle porte di Catania. Problemi continuano ad esserci soprattutto per le aziende sequestrate, anche per la capacità delle mafie locali di ostacolare in vari modi la ripresa di tali attività produttive.
(ultimo aggiornamento 26 settembre 2016)