Premessa. La Commissione Antimafia ha approfondito, inizialmente tramite il Comitato Mafia e manifestazioni sportive, i legami tra criminalità organizzata e società sportive (professionistiche e non), al fine di sollecitare una riflessione approfondita – aldilà di eventuali profili penali – su tale fenomeno ed individuare nuovi strumenti a tutela delle società e anche dell’ordine pubblico in occasione degli incontri di calcio: in tale ambito si è svolta anche l’audizione dei sostituti procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Torino (seduta del 7 febbraio 2017, del cui stenografico è stata disposta successivamente la pubblicazione). La Commissione ha poi svolto alcune audizioni in seduta plenaria: il 7 marzo 2017 è stato ascoltato il Procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (seduta in parte segretata), mentre il 15 marzo 2017 si è svolta l’audizione del legale della Juventus Football Club (anche questa seduta è stata in parte segretata), che è stato riascoltato il 22 marzo 2017. Il 4 aprile 2017 si è svolta l’audizione dell’Associazione italiana calciatori; il 5 aprile 2017 è stato nuovamente ascoltato il Procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio. L’11 aprile 2017 è stato ascoltato il sostituto procuratore della DDA di Napoli, Enrica Parascandolo, mentre il 3 maggio 2017 il Capo della polizia (seduta parzialmente segretata). Nella seduta del 18 maggio 2017 è stato ascoltato il Presidente della Juventus football club e il 28 giugno 2017 i Presidenti di Lazio, Napoli e Genoa, mentre il 5 luglio 2017 è stato il turno dei rappresentanti della Federazione italiana gioco calcio e delle Leghe di serie A, B e Pro. Il 2 agosto 2017 è stato ascoltato il Presidente del Coni. L’audizione del Ministro dello sport si è svolta il 12 settembre 2017. Qui di seguito sono sintetizzati i principali contenuti delle audizioni sulla base degli stenografici disponibili.
L’audizione dei sostituti procuratore presso la direzione distrettuale antimafia di Torino. Viene effettuata un’approfondita analisi delle indagini svolte, che hanno portato alla luce il forte interesse della ‘ndrangheta al commercio di biglietti e abbonamenti relativi alle partite di calcio della Juventus: esponenti legati a questo gruppo criminale erano riusciti ad ottenere settimanalmente un numero consistente di taglianti di accesso – al prezzo ordinario – che venivano rivenduti a prezzo maggiorato, ottenendo così significativi guadagni. Nel tempo il sistema si consolida, fino ad assicurare una ripartizione di tali biglietti tra i diversi gruppi organizzati all’interno delle curve: in “cambio” tali gruppi assicuravano un comportamento rispettoso delle regole, evitando così incidenti e altri comportamenti che potessero procurare sanzioni alla società. Il tramite tra i dirigenti della Juventus e gli esponenti della ‘ndrangheta è rappresentato da Rocco Dominello, incensurato, anche se con parenti oggetto di indagini penali: e dagli accertamenti compiuti non è emersa la prova della consapevolezza da parte dei dirigenti juventini che il Dominello fosse legato a gruppi criminali (la stessa Digos non aveva inviato alcuna segnalazione nei suoi confronti). I sostituti procuratori spiegano infine le ragioni per cui nel caso in esame non è stato possibile configurare il reato di estorsione ai danni della Juventus, in quanto comunque biglietti e abbonamenti erano venduti al prezzo pieno e quindi non c’è stato pregiudizio economico per la società ma un utile economico (garantito dalla vendita) accompagnato dall’affidamento di una gestione “tranquilla” dello stadio. Suggeriscono infine di approfondire la possibilità di configurare come illecito penale la vendita di biglietti per spettacoli pubblici al di fuori delle norme regolamentari, al fine di ostacolare questo canale di finanziamento per la criminalità: il bagarinaggio diventerebbe un reato con conseguenze non solo per il bagarino ma anche per chi concorre con lui, cioè il produttore dell’evento.
Il metodo di lavoro della procura federale. Nella prima audizione il Procuratore federale sottolinea innanzitutto l’importanza, da un lato, del protocollo stipulato l’anno scorso con il Ministero dell’interno, finalizzato ad acquisire notizie in ordine a soci o acquirenti delle società di calcio e verificare se siano in possesso di certificazione antimafia; dall’altro, della nuova disposizione del codice di giustizia sportiva (art. 12) che vieta i contributi, sotto forma di interventi finanziari o con altre utilità, ai gruppi di tifosi, organizzati e non.
E’ stato svolto un primo giro di incontri con diverse procure che hanno svolto indagini sui rapporti fra criminalità organizzata, società e tifoserie (Torino, Milano, Napoli, Catania, Frosinone, Latina), cui ne seguiranno altri, in quanto tale collaborazione è essenziale poichè la procura federale non può svolgere attività di polizia giudiziaria.
Un tema particolarmente importante è quello delle scommesse: quando ci sono flussi anomali di scommesse si informano le procure della Repubblica competenti e si inviano collaboratori in loco. Su questo versante esprime consenso ad alcune proposte volte a contrastare il fenomeno delle scommesse illecite, a partire dall’aumento della pena edittale per gli scommettitori (perché questo consente di intervenire con le intercettazioni telefoniche), così come l’ampliamento dei controlli su coloro che detengono slot machine o sono titolari di licenze per le scommesse a distanza, data la forte presenza delle organizzazioni criminali nel settore.
Le inchieste in corso. Il Procuratore federale illustra poi le risultanze delle indagini già avviate. Per i giocatori dell’Avellino la procura ha già avanzato le richieste di pena per giocatori e società, accusati di aver determinato – in accordo con la criminalità locale – i risultati di numerose partite ai fini di vincite attraverso le scommesse. E’ stata aperta un’indagine nei confronti di alcuni dirigenti, allenatore e giocatori del Latina in relazione ad una sorta di “protezione” assicurata alla società da membri di un’organizzazione criminale. Per la società Juventus è stata aperto un procedimento il 2 agosto 2016: sulla base della documentazione acquisita presso la procura di Torino si sta indagando sui rapporti tra alcuni dirigenti del club e tifosi legati a cosche mafiose (questa parte dell’audizione è stata segretata).
Sono tuttora in corso accertamenti sia sulla società Catania (per la recente organizzazione di un minuto di raccoglimento e il lutto al braccio in memoria di Ciccio Famoso, noto pregiudicato di Catania) sia sulla società Milan (per la vicenda di un catering vicino allo stadio di San Siro, legato probabilmente alla ’ndrangheta, introdotto allo stadio di S. Siro).
Le audizioni del legale della Juventus football club. Nella prima audizione l’avv. Chiappero effettua una ricostruzione dei rapporti tra i responsabili della sicurezza della società e alcuni capi tifoseria, al momento tuttora incensurati, tra cui Rocco Dominello, solo da poco sottoposto a processo per partecipazione ad associazione ’ndranghetista. Ma i dipendenti della Juventus ignoravano assolutamente l’esistenza di relazioni con gruppi mafiosi: questi capi tifosi erano stati individuati in quanto si presumeva che potessero contribuire alla gestione dell’ordine pubblico all’interno dello stadio, questione estremamente delicata per moltissime società calcistiche. E le conclusioni delle accurate indagini svolte dalla procura di Torino, ivi incluso l’esito delle intercettazioni telefoniche cui sono stati sottoposti alcuni dipendenti della Juventus, escludono qualsiasi responsabilità penale dei responsabili della società, che nel procedimento rivestono infatti il ruolo di testimoni.
Il Presidente della Commissione evidenzia che, al di là delle responsabilità penali dei singoli, il cui accertamento non rientra nei compiti della Commissione (così come non rientra la valutazione dell’operato della giustizia sportiva), esiste il problema reale dei rapporti non chiari tra le società calcistiche ed esponenti della malavita locale, ad esempio con la messa a disposizione di biglietti, successivamente rivenduti al bagarinaggio. Il legale della Juventus evidenzia che da tempo la dirigenza della Juventus ha adottato un diverso sistema, che elimina del tutto i biglietti omaggio, mettendo a disposizione del tifo organizzato un certo numero di biglietti al prezzo ordinario, sia pur superiore a quanto prescritto dalla disciplina in materia, anche al fine di garantire l’immediata identificazione di tutti coloro che entrano allo stadio: ciò che ha condotto alla contestazione di violazione dell’art. 12 del codice di giustizia sportiva.
Nella seconda audizione il legale della Juventus spiega innanzitutto le ragioni che precludono la costituzione di parte civile della società nel processo penale che si apre a Torino, mentre in altri procedimenti contro tifosi per attività illecite all’interno dello stadio (come la vendita di prodotti contraffatti o il lancio di petardi) la Juventus si è sempre costituita, a dimostrazione della consapevolezza con cui la dirigenza ha affrontato il fenomeno dei rapporti tra società di calcio e certe frange violente della tifoseria. Rispondendo alle sollecitazioni di un membro della Commissione, l’avv. Chiappero dichiara che proprio questa vicenda indurrà la Juventus a verificare, d’intesa con le autorità competenti, l’esistenza di relazioni “pericolose” dei rappresentanti dei tifosi – così come delle aziende con cui si hanno rapporti commerciali – non limitandosi cioè alla sola verifica del certificato penale della singola persona. Nega in ogni caso l’esistenza di intercettazioni da cui emerga una consapevolezza del presidente Agnelli in merito allo status di Rocco Dominiello o di altre persone legate alla criminalità organizzata, per i quali non erano pervenute segnalazioni neppure da parte della Digos. Al riguardo, un membro della Commissione ha chiesto la segretazione della parte dell’audizione del prefetto Pecoraro in cui si fa riferimento a tali intercettazioni.
La posizione del sindacato calciatori. Il presidente dell’Associazione illustra l’attività svolta per accrescere la consapevolezza dei calciatori e fornire loro assistenza e supporto in occasione di episodi che vedano protagonisti frange violente dei tifosi o persone legate a gruppi malavitosi: la linea suggerita agli associati è sempre quella di denunciare alla procura federale ogni episodio dubbio, pena la squalifica sportiva per omessa denuncia; si dichiara contrario all’attribuzione ai calciatori di ruoli impropri in caso di problemi di ordine pubblico all’interno degli stadi, come avvenuto ad esempio in occasione della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli, sollecitando invece un ruolo più attivo e responsabile da parte delle società. Viene posto in risalto il grave fenomeno dei casi di violenza e intimidazione ai danni di calciatori, sia professionistici che dilettanti (il sindacato redige rapporti periodici su tale tema), spesso collegato al dilagare delle scommesse, che oramai riguarda anche il mondo dilettantistico. Sollecita a tale riguardo l’approvazione della Convenzione del Consiglio europeo sulla lotta alle scommesse sportive (che prevede anche la confisca e il sequestro dei beni per i soggetti coinvolti) e l’istituzione di una commissione di studio sulle scommesse nelle diverse discipline sportive.
La seconda audizione della procura federale. Nell’audizione del 5 aprile 2017 il procuratore si sofferma su numerose intercettazioni che sono alla base del processo sportivo che si svolgerà a fine maggio di fronte al tribunale della Figc. L’attenzione della Commissione si incentra in particolare su quella intercettazione, oggetto della precedente audizione, in base alla quale la procura federale aveva ritenuto il presidente Agnelli consapevole dei legami dei suoi interlocutori con la criminalità organizzata: a tale riguardo, Pecoraro ritiene oggi che, in base ad una più attenta lettura delle intercettazioni, tale interpretazione non fosse fondata. Lo stesso procuratore fornisce chiarimenti anche sulla data degli incontri sulla distribuzione dei biglietti, che vanno collocati prima dell’inizio del campionato 2012-2013. Rimane valida invece l’impostazione della procura in merito alla violazione del codice di giustizia sportiva per la distribuzione di biglietti e abbonamenti in misura superiore a quanto consentito, con il dichiarato intento di mantenere l’ordine pubblico nei settori dello stadio occupato dai tifosi ultras.
L’audizione del sostituto procuratore della DDA di Napoli. Vengono forniti elementi in merito alla presenza costante di Antonio Lo Russo, boss di Secondigliano (da pochi mesi collaboratore di giustizia), a bordo campo durante le partite del Napoli (e non solo della partita Napoli-Parma del 10 aprile 2010 allo stadio San Paolo), quando non era ancora latitante. Lo Russo godeva di un “passi” in quanto “giardiniere” di una azienda addetta alla manutenzione, pur non essendo dipendente: tale azienda utilizzava tale metodo per fare dei “favori” ad alcune persone mentre è stata esclusa qualsiasi responsabilità al riguardo della società sportiva Napoli. Il sostituto procuratore illustra poi gli stretti rapporti tra lo stesso Lo Russo ed il calciatore del Napoli Lavezzi. La Commissione pone particolare attenzione alla spartizione delle curve dello stadio S. Paolo, che si caratterizzano anche per la presenza di gruppi tifosi vicini a diversi clan della camorra, al fine di individuare eventuali forme di controllo e condizionamento delle curve stesse.
L’audizione del Capo della polizia. La relazione del prefetto Franco Gabrielli (più volte segretata) ha messo in evidenza il forte interesse della criminalità organizzata nei confronti del calcio al fine non solo di realizzare traffici illeciti e il riciclaggio dei capitali sporchi, ma anche per rafforzare la presa sul territorio. Si inseriscono in questo contesto le forme di partecipazione diretta ed indiretta nelle società calcistiche, anche in campo professionistico (vedi i tentativi di scalata delle società di calcio di serie A come la Lazio ed il Crotone) e soprattutto nel settore semi professionistico e dei dilettanti, che possono sfuggire più facilmente al controllo.
Le scommesse rappresentano un momento essenziale delle attività illecite della criminalità organizzata: anche in questo caso le indagini della magistratura hanno evidenziato l’esistenza di una rete transnazionale occulta finalizzata a condizionare l’esito delle partite: è molto alta ora l’attenzione delle forze di polizia e della magistratura partendo in particolare dalle segnalazioni di giocate “anomale”. A tale riguardo esprime il proprio apprezzamento per le proposte avanzate dalla Commissione antimafia per contrastare la presenza dei gruppi criminali nel settore del gioco e delle scommesse (controllo dei requisiti soggettivi dei concessionari di giochi pubblici, tracciabilità delle vincite in funzione antiriciclaggio, possibilità di effettuare intercettazioni anche telematiche etc) che andrebbero pertanto approvate.
Il capo della polizia si sofferma infine sui fenomeni delle infiltrazioni della criminalità organizzata nella tifoseria e sul problema delle ingentissime risorse delle forze di polizia impegnate ogni domenica per garantire l’ordine pubblico per gli eventi sportivi, che vengono così distratte da altri settori: tale situazione va assolutamente modificata tenuto conto anche del fatto che gli organici attuali sono largamente deficitari.
L’audizione del Presidente della Juventus football club. L’esposizione del Presidente Agnelli si è concentrata sulle misure adottate dalla Juventus per garantire, in collaborazione con le forze di polizia, l’ordine pubblico in occasione degli eventi calcistici. Per quanto riguarda specificamente l’accesso allo stadio, la società ha abolito il meccanismo dei biglietti omaggio prevedendo comunque la vendita a prezzo pieno di abbonamenti e biglietti, sempre nominativi, con limitazioni per il cambio dei nominativi stesso (vengono forniti i dati sulle sostituzioni effettuate, comunque in percentuale limitata rispetto al totale complessivo), anche al fine di garantire una distribuzione equilibrata dei diversi gruppi di tifosi all’interno dell’impianto. Gruppi di tagliandi sono stati riservati (almeno fino all’emergere delle indagini penali su alcuni capi tifoseria) ad esponenti del tifo organizzato, oltre i limiti rigidissimi previsti dalla “legge Pisanu”.
Nonostante l’applicazione di tali regole, le indagini della magistratura hanno evidenziato la possibilità da parte della criminalità organizzata di rivendere a prezzo maggiorato i biglietti in loro possesso ed è quindi necessario migliorare ulteriormente il sistema di vendita, anche alla luce dell’esistenza di software in grado di realizzare l’”accaparramento” di ingenti quantità di biglietti in tempi brevissimi; il Presidente della Juventus ribadisce a tale riguardo la totale mancanza di consapevolezza in ordine alla “mafiosità” di alcuni rappresentanti della tifoseria e l’affidabilità dei sistemi interni di verifica in ordine ad altri settori (come quello del merchandising e del catering) che potrebbero sollecitare gli appetiti dei gruppi criminali.
Il dibattito in Commissione si è incentrato sulla necessità di iniziative congiunte di istituzioni, società calcistiche e tifosi per estirpare i fenomeni di infiltrazione della criminalità, anche mafiosa, nel settore del calcio (professionistico e dilettantistico) a partire dall’eliminazione di quelle “zone franche” all’interno degli stadi dove possono essere commessi illeciti di diversa natura (oggi c’è una direttiva del Gos che tende ad evitare anche la presenza degli steward in certi settori). Su tali aspetti la Commissione effettuerà ogni ulteriore opportuno approfondimento delle possibili soluzioni.
Le audizioni dei dirigenti di Genoa, Napoli e Lazio. L’intervento del Presidente della società Genoa ha evidenziato le difficoltà estreme dello stadio di Marassi per la presenza di gruppi di tifosi che utilizzano ogni mezzo per far sentire la loro presenza, sfruttando la possibilità di farla facilmente franca; urgono misure drastiche per riportare la tranquillità negli stadi. L’attenzione della Commissione si è incentrata soprattutto sulle forme di intimidazione ai danni di giocatori, allenatore e dirigenti della società, sulla trasparenza delle transazioni finanziarie delle società di calcio, sulle modalità di affidamento dei servizi interni allo stadio (steward, catering etc), sui rapporti tra società e tifoseria e sui criteri di vendita e riutilizzo di biglietti e abbonamenti.
La discussione con i dirigenti del Napoli si è concentrata soprattutto sulla forte presenza di esponenti della criminalità organizzata all’interno dello stadio, sui rapporti tra giocatori e tifoseria (la società dedica moltissima attenzione a questo aspetto, con regole molto rigide anche dal punto di vista contrattuale), sulle procedure di identificazione del personale che presta servizio nello stadio e nell’attività di vigilanza e controllo affidata ad un apposito organismo interno, con riferimento anche alla tracciabilità di tutte le operazioni finanziarie.
Il Presidente della Lazio ha illustrato la fortissima contestazione – e i numerosissimi atti di intimidazione e di estorsione – che hanno caratterizzato i primi anni della sua presidenza, causati dalla sua decisione di interrompere i rapporti anomali tra la società e i gruppi organizzati, cui era in precedenza affidata (con lauti pagamenti) la coreografia allo stadio e di fatto anche la vendita di magliette e accessori della squadra. Lotito non definisce tali gruppi come espressione del tifo ma come veri e propri gruppi criminali: si tratta solo di una copertura per poter svolgere traffici illeciti (spaccio droga, vendita di merchandise falso, attività di usura, prostituzione etc). Solo l’atteggiamento fermo da lui adottato – e le pene esemplari a cui sono stati condannati molti esponenti dei gruppi organizzati, dopo una fase in cui tali fenomeni erano sostanzialmente sottovalutati – hanno consentito di raggiungere una situazione di relativa tranquillità che caratterizza attualmente la piazza romana. Il presidente della Lazio sottolinea infine le positive novità nella normativa di settore volte ad assicurare – a differenza del passato – una maggiore trasparenza dei flussi finanziari e a richiedere la certificazione antimafia per chi acquista quote consistenti di una squadra di calcio.
Audizione dei vertici della Federcalcio e delle leghe. Il Presidente Tavecchio si sofferma innanzitutto sui controlli in atto sulle società sportive professionistiche (non sono invece controllabili le associazioni sportive dilettantistiche): in particolare, coloro che detengono una quota di azioni pari o superiore al 10 per cento devono essere in possesso, tra gli altri, del certificato antimafia; tale percentuale potrebbe essere anche abbassata (al 5 o al 2 per cento) previa intesa con le prefetture perché rilascino tempestivamente la relativa certificazione; per quanto riguarda la provenienza dei capitali, la Federcalcio si rimette ai controlli esercitati dal sistema bancario e dagli organismi preposti al contrasto del riciclaggio.
Il Presidente Tavecchio sottolinea la necessità di favorire investimenti consistenti per adeguare gli stadi italiani, anche al fine di garantire sistemi di identificazione puntuale – anche fotografica – di coloro che entrano allo stadio, in analogia con quanto già positivamente sperimentato in altri Paesi; esprime avviso favorevole anche all’introduzione del reato di bagarinaggio per contrastare gli interessi della criminalità.
Vengono poi descritte le attività di controllo sul giro di scommesse lecite, volte ad individuare particolari situazioni di anomalia anche durante la partita: l’UISS (Unità informativa scommesse sportive) trasmette la segnalazione alla procura federale, competente ad avviare i processi sportivi (come quelli relativi al caso di Cremona o di Catanzaro) e all’autorità giudiziaria. In futuro dovrebbero essere intensificati i controlli, anche se le difficoltà sono notevoli, data la globalizzazione, con una elevata percentuale di scommesse che proviene dal mondo asiatico. Il Presidente Tavecchio preannuncia il suo intendimento di non rinnovare alla scadenza il contratto di sponsorizzazione con la società Intralot.
Auspica infine una normativa comune, quantomeno in Europa, sui procuratori, superando l’attuale deregulation approvata dalla Fifa, soprattutto per esercitare un controllo sul tesseramento di giovani calciatori ed anche per contenere le parcelle per tali attività di mediazione.
L’audizione del Presidente del Coni. Il dott. Malagò analizza le ragioni alla base del forte interesse delle organizzazioni criminali per il mondo dello sport, legate agli interessi economici che orbitano intorno allo sport (in particolare quelli più ricchi), al proselitismo e alla raccolta di consenso sul territorio e alla visibilità garantita dalle manifestazioni sportive.
Dopo aver evidenziato le importanti innovazioni recentemente apportate all’ordinamento sportivo, con l’attribuzione di un’ampia autonomia e indipendenza la NADO Italia (National Antidoping Organization), l’istituzione del Collegio di garanzia dello sport (una sorta di Corte di cassazione dello sport) e della Procura generale dello sport e l’adozione di un codice unitario della giustizia sportiva per tutte le 63 federazioni, il Presidente del Coni analizza in modo approfondito il fenomeno del calcio scommesse e del match fixing, attraverso il quale il mondo della criminalità cerca di infiltrarsi nel mondo dello sport: mentre in passato vi erano solo le scommesse clandestine, in seguito al processo di legalizzazione delle scommesse
le associazioni mafiose si sono prima infiltrate nelle società di gestione del gioco e, successivamente, hanno utilizzato centri di raccolta esteri collegati in paradisi fiscali o a Stati con i quali vi è scarsa cooperazione internazionale.
Si tratta di un fenomeno estremamente preoccupante non solo per la crescita della ludopatia (e delle problematiche ad essa connesse, come usura, piccoli furti, estorsioni anche in famiglia) e per le ampie e facili possibilità di riciclaggio di ingenti somme di denaro, ma anche per la capacità di condizionare fortemente la stessa regolarità dei risultati sportivi. Oggi si può scommettere su decine di combinazioni di eventi (numero dei gol, tempistica, sostituzioni, punizioni, calci d’angolo etc) spesso attribuibili al singolo giocatore e perciò diventa praticamente impossibile un controllo dei relativi comportamenti; cita a titolo di esempio il caso di un giocatore di una squadra di calcio espulso dopo pochi minuti del primo tempo per ingiurie all’arbitro: è stato rilevato nell’occasione un rilevante flusso anomalo delle scommesse. Lo stesso avviene con maggiore facilità negli sport individuali in relazione a scommesse che, senza nemmeno coinvolgere il risultato finale, rendono più agevoli le frodi sportive.
Appare indispensabile – in aggiunta alle misure già approvate di aumento delle pene edittali, con conseguente possibilità di effettuare intercettazioni – la definizione di una normativa comune, almeno a livello di Unione europea, riducendo il range delle scommesse e favorendo lo scambio immediato di informazioni tra autorità competenti nei diversi Stati ed il coordinamento investigativo, anche al fine di individuare le centrali di origine: richiama, a tale riguardo, i princìpi espressi nella direttiva del Consiglio d’Europa sulla manipolazione delle competizioni sportive del 2014, istituendo un raccordo permanente tra la nuova Autorità per la regolamentazione delle scommesse e il Coni. Vanno poi potenziati i raccordi tra Procura generale dello sport, forze di polizia e organismi di giustizia sportiva. Da parte sua, il Coni è impegnato in un’attività costante di promozione di comportamenti etici in ambito sportivo, oltre che nella repressione dei comportamenti illeciti tramite i procedimenti disciplinari promossi dalla Procura dello sport.
Su sollecitazione dei membri della Commissione, il dott. Malagò si impegna a dare indicazioni alle federazioni sportive in ordine all’adozione delle necessarie procedure di verifica per contrastare la presenza di clan mafiosi nei servizi collegati alla gestione degli stadi (catering, manutenzione del campo, vigilanza etc).
L’audizione del Ministro dello sport. Il Ministro Lotti, dopo aver sottolineato le risorse finanziarie stanziate per strutture sportive nelle periferie (come ad esempio quelle di Corviale e Ostia a Roma, o di Scampia, o nel quartiere Zen di Palermo) in funzione anche del contrasto della criminalità, si sofferma innanzitutto sulla questione degli stadi, ricordando le disposizioni volte a facilitare la costruzione e ammodernamento degli impianti e rendere al tempo stesso gli stadi più sicuri e confortevoli per il pubblico delle famiglie e dei veri tifosi: cita in particolare i provvedimenti per estendere l’adozione dei Daspo e quelli di eliminazione delle barriere nello stadio Olimpico di Roma, per il superamento della tessera del tifoso e per l’ampliamento della vendita dei biglietti nel giorno della partita.
Successivamente il Ministro analizza il fenomeno delle scommesse volte alla manipolazione delle partite; in questo settore sono stati compiuti importanti progressi da parte delle forze di polizia attraverso l’individuazione di efficaci misure di monitoraggio e contrasto, molto apprezzate anche a livello europeo; esprime parere favorevole all’ipotesi di vietare le scommesse per le serie inferiori.
Il Ministro si sofferma infine sui progetti di formazione e sostegno degli atleti.
Tra gli altri temi affrontati nel corso del dibattito in Commissione, si segnalano quelli riguardanti le misure per evitare le infiltrazioni mafiose nelle società sportive (il Ministro si dichiara favorevole all’obbligo di certificazione antimafia anche per quote inferiori al 10 per cento) ed assicurare la massima trasparenza nella gestione; il contrasto delle attività illecite al di fuori degli stadi; l’introduzione del reato di bagarinaggio (su cui il Ministro concorda); la regolamentazione della figura professionale del procuratore sportivo; i meccanismi di controllo delle aziende che svolgono servizi per le società di calcio; la modifica delle disciplina sulla commercializzazione dei diritti televisivi.
Relazione conclusiva. Il 14 dicembre 2017 la Commissione ha approvato la relazione conclusiva sui rapporti tra criminalità organizzata e mondo del calcio (Doc. XXIII, n. 31) (leggi questa scheda)
(ultimo aggiornamento 15 dicembre 2017)