Premessa. La Commissione di inchiesta antimafia, al termine di un ampio ciclo di audizioni in Commissione plenaria e delle audizioni e missioni svolte dal Comitato Mafie e manifestazioni sportive, nonhè sulla base della documentazione sulle inchieste giudiziarie che hanno visto a vario titolo coinvolti calciatori o esponenti delle società calcistiche, ha approvato il 14 dicembre 2017 la relazione finale su mafia e calcio (Doc. n. XXIII, n. 31), di cui qui sono sintetizzate le conclusioni.

I rapporti tra mafie e tifo organizzato. La Relazione evidenzia le strette relazioni tra criminalità organizzata, criminalità comune e frange violente del tifo organizzato, all’interno del quale vi è una percentuale molto elevata di soggetti con precedenti penali, anche gravi. Il documento ripercorre le vicende che hanno riguardato importanti club calcistici di serie A e B (Juventus, Napoli, , Catania, Genoa, Lazio, Latina) sottolineando che in alcuni casi i gruppi del tipo organizzato sono diretti o controllati da gruppi criminali (talora i capi ultras sono persone appartenenti alle cosche mafiose) o agiscono con metodi in larga misura ad essi assimilabili, esercitando varie forme di ricatto e pressione nei confronti delle società sportive, nei cui confronti si pongono anche come “garanti” dell’ordine pubblico all’interno degli stadi.

Proprio sul piano della gestione dell’ordine pubblico sono stati compiuti negli ultimi anni significativi progressi, grazie alle misure legislative di prevenzione e all’ammodernamento dei sistemi di controllo all’interno di alcuni stadi. D’altro lato, continuano a registrarsi forme di vero e proprio “controllo del territorio” da parte del tifo organizzato, di “zone franche” nelle curve: l’occupazione degli spazi e la determinazione dei criteri di assegnazione dei posti “con modalità che riproducono il metodo mafioso” appare funzionale ad attività illecite quali lo spaccio di droga, il merchandising, in aggiunta alla vendita a prezzi maggiorati di biglietti e abbonamenti per le partite, attività che garantiscono ricavi molto consistenti.

Proprio sulla base dell’esperienza concreta appare necessario che le società sportive acquistino la piena consapevolezza della volontà della criminalità organizzata di assicurare la loro presenza negli stadi e si dotino di strumenti adeguati per l’individuazione dei possibili interlocutori nell’ambito delle proprie tifoserie con cui instaurare un dialogo e rapporti di collaborazione.

L’interesse della criminalità organizzata per le società sportive. Come rilevato dal Gruppo di azione finanziaria internazionale (Gafi), il mondo del calcio è fortemente a rischio di ingerenze della delinquenza comune e organizzata in quanto, da un lato, offre opportunità di riciclare denaro sporco – facendo leva sui bisogni di natura finanziaria delle società sportive – e, dall’altro, consente di conseguire consenso sociale all’interno delle tifoserie delle squadre di calcio. L’infiltrazione delle organizzazioni criminali è favorita dall’assenza di controlli adeguati, sia in Italia che negli altri Paesi, sulla provenienza dei capitali dei soggetti che vogliono acquisire il controllo delle società: gli organismi di vigilanza, infatti, svolgono soprattutto un’attività di verifica dell’equilibrio finanziario e della corretta gestione ma non mirano a conoscere l’identità degli effettivi proprietari delle società di calcio. Proprio le vicende relative a numerose società – sia professionistiche che dilettantistiche – impongono una revisione della disciplina vigente, a partire dalla normativa antiriciclaggio, al fine di assicurare la massima trasparenza nei processi di acquisizione delle quote societarie.

Le relazioni tra mafie e giocatori e il match fixing. La relazione esamina alcuni casi significativi di relazioni “ambigue” tra giocatori e appartenenti alla criminalità organizzata motivati, da un lato, dalla volontà di accreditarsi a livello nell’opinione pubblica e per i rapporti con il mondo imprenditoriale, amministrativo e politico locale; e, dall’altro, dagli interessi legati all’alterazione dei risultati delle partite per i quali si registra un collegamento tra episodi di corruzione e scommesse sportive. A quest’ultimo riguardo importanti inchieste della magistratura, come quelle portate avanti dalle procure di Cremona, Catanzaro, Napoli e Catania, hanno evidenziato la rilevanza del fenomeno della corruzione di atleti, disponibili a favorire la manipolazione degli incontri calcistici. Per contrastare tale fenomeno è stata istituita in Italia l’Unità

interforze scommesse sportive (UISS) finalizzata ad individuare anomalie nel flusso delle giocate, ma la Commissione sottolinea la necessità di una forte collaborazione tra gli Stati: a tal fine un utile strumento è rappresentato dalla Convenzione di Macolin del Consiglio d’Europa del 2014 sulla manipolazione delle competizioni sportive.

Le problematiche specifiche delle società dilettantistiche. Le società sportive dilettantistiche sono le più vulnerabili, in quanto la criminalità organizzata può offrirsi come leva finanziaria alternativa ai normali circuiti bancari, come testimoniato dalle inchieste della direzione distrettuale antimafia di Napoli e Reggio Calabria e da numerose altre indagini della magistratura.

Le proposte della Commissione. Il capitolo conclusivo contiene una serie dettagliata di proposte che possono essere così sinteticamente riassunte:

  • adeguamento degli impianti sportivi per garantire, tramite tecnologie avanzate, la formazione degli steward e il fermo temporaneo dei tifosi, il pieno controllo all’interno degli stadi e l’identificazione degli spettatori, introducendo anche il reato di bagarinaggio;
  • rafforzamento del Daspo, prevedendo l’obbligo di presentazione presso gli uffici di pubblica sicurezza nel corso delle manifestazioni sportive;
  • revisione della disciplina sulla responsabilità oggettiva delle società di calcio per fatti attribuibili alle proprie tifoserie in relazione al contributo fattivo delle società stesse nelle attività di prevenzione e di identificazione dei soggetti responsabili di illeciti;
  • rafforzamento dei controlli – sia a livello internazionale sia da parte del Coni e delle federazioni – su tutte le transazioni finanziarie per assicurare il rispetto della normativa antiriciclaggio e la trasparenza delle operazioni finanziarie legate all’acquisizione del controllo delle società sportive, anche per quote inferiori al 10 per cento; reintroduzione del controllo preventivo dei capitali esteri di cui alla legge n. 232 del 2016;
  • inasprimento delle sanzioni della giustizia sportiva con riguardo al match fixing e alle collusioni con la criminalità organizzata di tipo mafioso; rafforzamento del monitoraggio sulle scommesse illegali su siti non autorizzati o su siti stranieri; limitazione dei fatti sportivi su cui scommettere, vietando altresì ogni forma di scommessa per quanto concerne il calcio dilettantistico;
  • sollecita adesione alla Convenzione di Macolin del Consiglio d’Europa del 18 settembre 2014 sulla manipolazione delle competizioni sportive
  • revisione della disciplina fiscale sulle scommesse