Premessa. La Commissione parlamentare ha dedicato la seduta del 16 ottobre 2014 all’audizione del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, che è stato poi riascoltato nelle sedute del 20 maggio 2015, del 26 gennaio 2016 e del 31 ottobre 2017. In data 17 febbraio 2015 ha proceduto all’audizione del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando ed il 31 marzo 2015 all’audizione del Ministro per lo sviluppo economico, Federica Guidi. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti è stato audito il 1° dicembre 2015. Il 15 dicembre 2015 è stato ascoltato il Ministro della difesa. Il sottosegretario all’Interno è stato audito il 3 agosto 2016. Il Ministro dello sviluppo economico è stato audito il 14 settembre 2016 e il 27 giugno 2017. Nella seduta del 14 novembre 2017 è stata audita la Ministra della salute Beatrice Lorenzin. Qui di seguito sono sintetizzati i contenuti delle audizioni, sulla base degli stenografici sinora pubblicati.
La revisione della normativa sui reati ambientali. IIl Ministro dell’ambiente ed il Ministro della Giustizia sottolineano la necessità di una sollecita approvazione dei progetti di legge in materia di reati ambientali (ora divenuti legge n. 68/2015, leggi anche questa scheda), che prevedono l’introduzione nel codice penale di nuove fattispecie di reati ambientali e di illeciti amministrativi ambientali, strumenti indispensabili per combattere gli illeciti commessi dalle organizzazioni criminali. Sarà utile anche monitorare i risultati derivanti dalla concreta attuazione della nuova normativa.
Il decreto legge n. 136 del 2013 sulla Terra dei fuochi (leggi questa scheda) aveva già affiancato al reato di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti una nuova fattispecie (combustione illecita dei rifiuti, riferito a coloro che appiccano il fuoco a rifiuti abbandonati o per altre forme di smaltimento illegale); i primi dati sull’applicazione della norma confermano la bontà di tale scelta, perché non risultava applicabile il reato di incendio di cui all’art. 423 c.p. Ma risulta comunque necessaria una revisione complessiva della normativa sui reati ambientali perché la legislazione vigente si fonda su una serie di reati contravvenzionali assolutamente inefficaci nei confronti dell’attività delle organizzazioni criminali. Le linee di fondo dovrebbero essere le seguenti.
- introduzione nel codice penale di delitti ambientali di danno e aumento dei tempi di prescrizione;
- misure premiali per gli autori del reato che collaborano con la giustizia;
- l’estensione della c.d. confisca allargata per colpire le ricchezze accumulate con le violazioni ambientali;
- norme penali per sanzionare le condotte che ostacolano le indagini o non ottemperano agli ordini di ripristino;
- sanzioni ammnistrative efficaci, anche di tipo interdittivo, che si affianchino a quelle penali;
- specializzazione e formazione della magistratura.
Siti di interesse nazionale. Il Ministero dell’ambiente è titolare della messa in sicurezza e bonifica di 40 siti d’interesse nazionale (oltre 160.000 ettari di territorio); si è realizzata un’accelerazione nella realizzazione dei progetti, secondo una strategia basata sulla semplificazione delle procedure e della normativa, un nuovo sistema di controllo dei lavori di bonifica basato sulla verifica del raggiungimento degli obiettivi, un maggior coinvolgimento degli enti locali e la trasparenza: a quest’ultimo riguardo, a partire da marzo 2014 sono pubblicati sull’apposita sezione nel sito del ministero tutti i verbali delle Conferenze di servizi, i resoconti delle riunioni, accordi di programma sottoscritti, e tutte le informazioni sullo stato di avanzamento dei procedimenti e sulle risorse erogate. Il Ministero dello sviluppo economico pone particolare attenzione alle misure volte a permettere alle aree oggetto di risanamento ambientale di ospitare nuovi insediamenti produttivi, individuando nuove risorse destinate all’attività di bonifica, anche attraverso un allentamento del patto di stabilità.
I procedimenti di infrazione per la gestione dei rifiuti. La Commissione europea ha posto sotto osservazione in particolare i problemi delle discariche abusive, della gestione dei rifiuti in Campania, dello smaltimento in discarica di rifiuti non trattati e della mancanza di un sistema adeguato e integrato di gestione dei rifiuti domestici che consenta all’Italia di conseguire l’autosufficienza. I progressi registratisi negli ultimi anni, a livello sia nazionale che locale, non sono però sufficienti a superare le criticità esistenti e ad evitare nuove pesantissime sanzioni all’Italia.
Lo smaltimento dei rifiuti nucleari. L’intervento del Ministro per lo sviluppo economico si è soffermato soprattutto sulla strategia nazionale per la gestione sicura dei rifiuti nucleari, fondata sul riprocessamento in Francia del combustibile contenuto dalle ex centrali nucleari, sullo smantellamento dei siti che hanno ospitato una centrale nucleare e sulla realizzazione di un deposito nazionale dei rifiuti (circa 90.000 metri cubi di rifiuti radioattivi, dei quali una parte deriva dall’attività di medicina nucleare, industriale e di ricerca che continua ad essere svolta in Italia).
La bonifica di Porto Marghera. L’audizione del Ministro Del Rio è stata dedicata all’analisi dei lavori di bonifica del sito di interesse nazionale di Venezia (Porto Marghera), per i quali si sono definiti, dopo una lunga istruttoria, gli schemi di transazione, e sui controlli esercitati dal Provveditorato per le opere pubbliche del Triveneto sull’attività del Consorzio Venezia Nuova.
Analisi dello stato di avanzamento dei programmi. L’ultima audizione del 26 gennaio 2016 del Ministro dell’ambiente è stata dedicata, oltre ad una ricognizione del programma delle bonifiche dei siti di interesse nazionale, alle valutazioni in ordine allo stato di attuazione del Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti e degli adempimenti messi in atto dalle regioni.
La situazione della Terra dei Fuochi. Nell’audizione del 3 agosto 2016 il sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, Giampiero Bocci ricorda l’approvazione, avvenuta il giorno precedente, del documento operativo che indica le linee di intervento e le misure da attuare per contrastare i roghi dolosi di rifiuti, in attuazione del decreto-legge n. 136 del 2013, un provvedimento contenente le misure per affrontare le criticità legate all’illecito smaltimento dei rifiuti in Campania, che hanno dato ottimi risultati per quanto riguarda la prevenzione del fenomeno. Il documento prevede il potenziamento delle capacità di affrontare i fenomeni da parte delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco, dell’esercito e delle polizie locali, grazie alla dotazione di strumenti tecnologici di supporto e a un’attività formativa che coinvolgerà anche le diverse procure della Repubblica.
Il sottosegretario fa presente che l’Amministrazione dell’Interno sta intervenendo per contrastare il fenomeno dei roghi dolosi dei rifiuti grazie anche al coinvolgimento del sistema degli enti legali e dell’associazionismo, nel quadro delle attività previste dal Patto per la Terra dei fuochi e con il coordinamento dei prefetti di Napoli e Caserta e dell’incaricato per il contrasto al fenomeno dei roghi di rifiuti nella regione Campania.
Il sottosegretario ricorda che i comandi provinciali dei vigili del fuoco di Napoli e Caserta hanno registrato una netta diminuzione di interventi per lo spegnimento di incendi di rifiuti a partire dal 2013, anno a cui risale il Patto promosso dall’Amministrazione dell’Interno e il decreto n. 136. Difatti nel 2015 è stato registrato un calo del fenomeno a Caserta e nell’area metropolitana di Napoli rispetto al 2012, calo che sta proseguendo anche nell’anno in corso. Mentre nella provincia di Caserta, dove la concentrazione del fenomeno era stata finora maggiore, si è registrato un aumento negli ultimi sei mesi, anche se in netta diminuzione rispetto al 2012. Questo dato, nota il sottosegretario, è il risultato delle difficoltà che alcuni comuni stanno riscontrando nell’esercitare le proprie mansioni, tra i quali la raccolta dei rifiuti urbani. Sottolinea poi la mancanza di interventi puntuali e tempestivi di rimozione dei rifiuti e di taglio della vegetazione spontanea da parte dei comuni, degli altri enti proprietari e gestori delle strade e dei privati frontisti.
Il sottosegretario ha poi esposto la situazione per quanto riguarda la tipologia dei rifiuti incendiati, notificando come la riduzione maggiore si sia registrata per i pneumatici, tra i materiali più pericolosi a causa dei fumi che sprigionano per la combustione, mentre gli incendi di tessuti continuano ad essere più consistenti, in particolare nell’area vesuviana. Nello specifico nel primo semestre del 2016 non si sono verificati incendi di pneumatici a Caserta (rispetto ai 21 del primo semestre del 2012), mentre sono stati registrati 10 roghi in provincia di Napoli (rispetto ai 49 del primo semestre del 2012). Ci sono stati inoltre 58 roghi di rifiuti in provincia di Napoli e 12 in provincia di Caserta nel primo semestre 2016 – con una particolare concentrazione nell’area vesuviana ricca di aziende tessili abusive. Nelle ultime settimane sono divampati incendi di vaste dimensioni nella provincia di Napoli che hanno riacutizzato la preoccupazione dei cittadini, come quello del 9 luglio dell’ex discarica di ampliamento di Masseria del Pozzo a Giugliano, quello del 18 luglio del campo rom di Afragola o quello immediatamente successivo riguardante il versante sud del Vesuvio, per i quali sono in corso attività di indagini. Oltre a questi si sono verificati incendi di minore entità che hanno coinvolto la vegetazione.
Si tratta quindi di episodi di tipologia non omogenea, per contrastare i quali le pubbliche autorità hanno attivato ulteriori prevenzioni antincendio. Per gli incendi di vegetazione frequenti nella stagione secca sono state attivate misure di prevenzione antincendio, come la pulizia del sottobosco, la realizzazione di barriere frangifuoco e il taglio di sterpaglie. Per quelli riguardanti gli insediamenti rom sono stati incentivati interventi straordinari di rimozione di materiali particolarmente combustibili e in grado di sprigionare fumi tossici. Infine per gli incendi dolosi di rifiuti sono stati predisposti e coordinati, per i territori più a rischio, numerosi incontri per predisporre specifiche misure da parte dei diversi organi competenti. Il sottosegretario dichiara poi che in una recente riunione di coordinamento delle forze di polizia tenutasi nella prefettura di Napoli alla presenza dei procuratori della Repubblica di Napoli e Napoli nord, è stata condivisa l’utilità di estendere la rete di videosorveglianza nelle località più sensibili ed è stato previsto un finanziamento di 7 milioni di euro in merito, oltre a un rafforzamento della vigilanza sia dei siti più sensibili che lungo il tragitto dove usualmente transitano i veicoli che trasportano illegalmente rifiuti. È stata inoltre adottata una nuova pianificazione dei servizi, la quale mira a concentrare nelle 24 ore 200 uomini dell’esercito su sei quadranti operativi divisi tra Napoli e Caserta. Queste misure si aggiungono all’attività di contrasto condotte su tutta l’area dei 90 comuni della task force delle forze dell’ordine e delle polizie locali contro i reati ambientali. Oltre a questo, è operativo un tavolo di lavoro con la procura generale di Napoli e le procure della Repubblica di Napoli, Napoli Sud, Nola e Santa Maria Capua Vetere, per l’omogenea e tempestiva applicazione della normativa che ha di recente introdotto i nuovi delitti contro l’ambiente, preceduta da una specifica attività di formazione interforze per detective ambientali indirizzata a polizia e vigili del fuoco. Anche sul piano amministrativo si stanno attuando misure per il supporto giuridico, tecnico e finanziario degli enti locali per la realizzazione di interventi di bonifica, riqualificazione e telecontrollo del territorio. Infine vi è un ampio coinvolgimento delle associazioni ambientalistiche e civiche oltre che dei privati cittadini, che possono inviare una segnalazione georeferenziata fotografica per permettere l’intervento tempestivo.
Negli ultimi anni il numero degli interventi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è andato sensibilmente diminuendo e hanno avuto, in gran parte, breve o brevissima durata, non hanno richiesto particolari risorse idriche e si sono conclusi in mezz’ora dalla partenza al rientro della squadra. Gli interventi standard per contrastare gli incendi di rifiuti, invece, comportano il coinvolgimento di soggetti altamente specializzati, come i tecnici dell’ARPA Campania, responsabile dell’attività di monitoraggio e controllo ambientale e di individuare misure mirate all’igiene e alla salubrità dell’aria e tutela della popolazione esposta, a cui si affianca l’intervento del nucleo regionale batteriologico, chimico e radiologico dei vigili del fuoco. Fa presente che i vigili del fuoco operano anche sotto il profilo della prevenzione e della pianificazione, fornendo dati utili per l’elaborazione della mappa del rischio, potenziando l’attività di individuazione smaltimento immediato dei cumuli di rifiuti e monitorando la radioattività.
In risposta alle sollecitazioni dei commissari, il sottosegretario sottolinea che non vi è alcun dubbio che la prevenzione sia fondamentale e rende presente che nella relazione è possibile notare una diminuzione del numero e della qualità dei tipi di incendi. Ricorda inoltre che, nell’ambito della prevenzione, si stanno formando alcuni uffici della pubblica amministrazione. All’attenzione di Governo ed enti locali è anche la ricollocazione, ove possibile, dei campi rom, non in prossimità di discariche e cumuli di rifiuti perenni dove sono già presenti delle criticità. Si riserva di fornire dati analitici sulle aziende di contraffazione che sono state oggetto di controlli.
La gestione dei rifiuti radioattivi. Il Ministro dello sviluppo economico riporta i progressi fatti nell’ambito del complesso problema della gestione dei rifiuti radioattivi, sul quale si sono accumulati ritardi nel corso degli anni. Il primo di questi è il programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, in attuazione della direttiva 2011/70/Euratom. Dopo la consultazione ristretta con le autorità ambientali competenti, si sta completando il rapporto ambientale, su cui verrà avviata la consultazione pubblica nell’autunno prossimo. Il decreto legislativo n. 45 del 2014 ha individuato l’autorità di regolamentazione competente in materia di sicurezza nucleare e radioprotezione in una nuova struttura, denominata ISIN (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione), alla quale sono stati affidati compiti di controllo e sorveglianza della sicurezza nucleare. Per quanto riguarda il SOGIN, Carlo Calenda ricorda le difficoltà incontrate ma anche che il 20 luglio 2016 è stato nominato il nuovo consiglio di amministrazione, che riunisce personalità di assoluto rilievo e di indiscussa competenza, che potranno dare nuovo impulso all’azienda: entro la fine dell’anno verranno presentati il budget 2017, il nuovo piano quadriennale e il nuovo piano industriale. La carta nazionale delle aree idonee alla localizzazione del parco tecnologico e del deposito nazionale sarà presentata nel 2017.
(Hanno collaborato Giulia Luciani e Anna De Marchi) (ultimo aggiornamento 15 novembre 2017)