Premessa. La Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti ha ascoltato in più occasioni il prefetto Angelo Trovato, presidente della Commissione nazionale per il diritto di asilo del Ministero dell’Interno (in particolare nelle sedute del 14 maggio 2015, 8 giugno 2016 e 31 gennaio 2017). Il Prefetto Trovato è stato ascoltato successivamente anche dal Comitato Schengen (seduta del 15 marzo 2017), al quale sono stati forniti dati aggiornati ai primi mesi del 2017. Nelle sedute del 19 ottobre 2017 e 24 ottobre 2017, la Commissione Migranti ha audito il prefetto Sandra Sarti, che è subentrata al prefetto Trovato quale Presidente della Commissione nazionale per il diritto di asilo. Qui di seguito sono sintetizzati – sulla base degli stenografici disponibili – gli aspetti principali delle ultime audizioni (due delle quali in parte segretate), che affrontano le problematiche delle commissioni territoriali alla luce delle più recenti tendenze sul numero degli sbarchi e delle richieste di protezione.

Analisi dei dati. Al 30 dicembre 2016 il numero totale degli sbarcati era stato di 181.436, di cui 25.772 minori. Le richieste di asilo erano inferiori (123.600): ciò è dovuto in particolare alla volontà di trovare una relocation in altri Stati (è il caso soprattutto degli Eritrei, che vantano comunità molto radicate in altri Paesi europei). Si registra una crescita elevatissima rispetto al 2015: + 47,2%. Si tratta soprattutto di uomini: 105.006 a fronte di 18.594 donne (la maggior parte nigeriane), con una percentuale limitatissima di persone sopra i 65 anni (appena 90), mentre il maggior numero di domande di asilo riguarda la fascia dai 18 ai 34 anni. Nei primi 10 mesi del 2017 le domande di asilo presentate sono state 110.626 (il 21,65 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2016).

I Prefetti Trovato e Sarti si soffermano sulla situazione dei Paesi da cui ha origine la maggior parte dei profughi (Nigeria, Bangadlesh, Pakistan, Gambia, Senegal, Costa D’Avorio, Afghanistan) la cui evoluzione va tenuta nella massima considerazione ai fini della valutazione delle domande di protezione: di fronte a un riconoscimento di protezione internazionale per la Nigeria, che è all’8 per cento, si sale al 23 per cento per il Pakistan e al 91 per cento per l’Iraq.

I dati complessivi del 2016 indicano una percentuale di accoglimento del 44 per cento, così ripartita: il 5 per cento di status di rifugiato, il 14 per cento di protezione sussidiaria, il 21 per cento di protezione umanitaria, il 4 per cento di irreperibili non riconosciuti: l’esito dell’istruttoria è molto diverso a seconda del Paese di provenienza. Nel 2017, fino al 20 ottobre, le Commissioni territoriali hanno esaminato 64.751 posizioni, conferendo 5.567 status di rifugiato (pari al 9 per cento), 5.862 sussidiarie (9 per cento), 15.928 umanitarie (25 per cento), mentre gli status non riconosciuti sono 33.579 (52 per cento del totale). La percentuale dei rifugiati si è sensibilmente ridotta nel corso degli anni (nel 2013 erano il 13 per cento) e così quella della sussidiaria (24 per cento nel 2013), mentre per l’umanitaria il dato è sostanzialmente stabile.

I dati indicano una crescita delle decisioni di rigetto nel corso degli anni (nel 2013 erano il 29 per cento e dal 2015 si sono attestate tra il 52 e il 55 per cento), in connessione con l’esaurimento dei flussi della Primavera araba. Per gli irreperibili emerge un dato abbastanza costante tra il 3 e il 6 per cento.

L’attività delle Commissioni. Nel 2016 sono state esaminate ben 91.102 richieste di protezione internazionale (l’Italia è il secondo paese dopo la Germania) su un totale di 120.000 richieste. In questo momento operano 48 Commissioni, di cui solo 26 con presidente a tempo pieno (si punta a costituirne altre 2 al Nord); così come sono a tempo pieno solo i componenti UNHCR (che svolgono un ruolo essenziale per il corretto funzionamento delle commissioni), e ciò comporta conseguenze negative sui lavori delle commissioni. Attualmente infatti si riesce in media a completare 3-4 audizioni a componente, nettamente inferiore rispetto alle necessità. Considerando l’intero periodo 2014 – 2016, si ha un tempo medio di risposta di 260 giorni; esaminando invece la situazione anno per anno si evidenzia un netto miglioramento dei tempi di risposta, dovuto anche all’aumento – da 16 a 50 – del numero delle commissioni: dai 347 giorni nel 2140 si passa a 201 nel 2015 e a 180 nel 2016, riferiti peraltro alle sole domande presentate nel corso dell’anno (c’è infatti da considerare anche l’arretrato che si forma ogni anno). Va comunque sottolineato che il tempo relativo a ciascuna pratica è molto differente da un caso all’altro. Il numero complessivo dei procedimenti pendenti a ottobre 2017 è di quasi 150.000, inclusi i casi di competenza delle questure e dell’Unità Dublino per l’individuazione della competenza dello Stato di ingresso (circa 10.000 casi): alla data di ottobre 2017 oltre 100.000 richiedenti sono in attesa di lettera di convocazione.

La problematica dei ricorsi. In caso di esito negativo della domanda di protezione c’è ovviamente l’ipotesi dei ricorsi giurisdizionali, sui quali non sono per ora disponibili dati attendibili (è in corso di realizzazione un nuovo sistema informatico di trattamento dei dati): nel triennio 2014-2016 i ricorsi presentati sono stati 53.438, di cui definiti il 18 per cento (9.690), di cui il 54 per cento accolti; l’81 per cento risultano tuttora pendenti. Chiaramente questa situazione – per la quale si stanno attivando forme di collaborazione con il Ministero della Giustizia ed il Consiglio superiore della magistratura, anche attraverso giornate comuni di formazione e l’elaborazione di un sistema delle informazioni sui Paesi di origine – apre la problematica connessa alla illegittima presenza nel territorio italiano dei soggetti interessati. Il prefetto Sarti sottolinea che permane una eccessiva diversità di interpretazione sulla normativa in materia di protezione internazionale, che incidono poi sull’esito dei ricorsi.

I minori non accompagnati. Le domande di protezione dei minori sono 11.656 (nella fascia di età da 0 a 13 anni sono 5.228, nella fascia di età da 14 a 17 anni 6.328), a fronte di 25.772 sbarchi. Tale differenza è dovuta sia ai ricongiungimenti familiari che dovrebbero aver luogo, sia alla mancata nomina dei tutori da parte dell’autorità giudiziaria (tale aspetto incide negativamente sui tempi delle pratiche, nonostante le Commissioni diano sempre la priorità) sia all’assenza di interesse, al momento attuale, da parte di molti minori che hanno comunque il diritto di rimanere in Italia fino ai 18 anni (la richiesta di protezione viene presentata solo nei casi in cui si ritiene che vi siano le condizioni per un esito positivo). Il Prefetto Trovato esprime perplessità sulla proposta di nominare tutori i responsabili dei centri, perché si verrebbe a creare una situazione di conflitto di interesse palese tra il minore e il gestore del centro, e ciò non andrebbe a tutela del minore.

Il potenziamento delle commissioni. Nelle audizioni è stata sottolineata l’urgenza di aumentare il numero dei componenti e di accrescere la loro professionalità attraverso una formazione specifica. Con 250 istruttori formati professionali, che lavorino a tempo pieno come istruttori intervistatori che affiancano la Commissione, si riuscirebbe a coprire circa 100.000 domande annue. A tal fine sono stati portati avanti programmi di formazione, rivolti anche ai magistrati che fanno parte delle nuove sezioni specializzate, e indetti concorsi, il cui iter è in fase di ultimazione. Il Prefetto Sarti riferisce anche sulle misure previste dall’Atto di Governo n. 464 – sottoposto al parere delle Camere – per la modifica della composizione delle Commissioni territoriali

Il Prefetto trovato evidenzia la necessità di evitare che dalla discussione in atto a livello europeo emergano proposte (come quella sull’esame preliminare di ammissibilità, che comporterebbe un doppio esame sì da parte delle commissioni che dell’autorità giudiziaria) che complichino ulteriormente il lavoro delle commissioni ed incidano negativamente sui tempi di smaltimento delle domande.

 

 

 

 

(Ultimo aggiornamento 6 novembre 2017)