Nella seduta del 7 Luglio la Commissione Gioco ha audito Luca Coletto (Assessore della Regione Umbria), in qualità di rappresentante della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, delegato a intervenire dal Presidente Fedriga (qui il video).

L’attività delle Regioni. In primo luogo, Coletto ha ricordato come, in assenza dell’attivazione del coordinamento nazionale, gestito dal MEF, in materia di gioco pubblico, previsto dall’Intesa in Conferenza Unificata del 2017, già a partire dal 2013 le Regioni hanno attivato una serie di norme per limitare il gioco: ciò è avvenuto, in particolare, rispetto ai luoghi sensibili, attraverso il cosiddetto distanziometro, rivolto specialmente alla tutela dei minorenni.

Al fine di implementare l’attività di monitoraggio sul territorio, inoltre, le Regioni hanno previsto anche norme in merito alla preparazione del personale, agli avvertimenti sui rischi legati al gioco e alle attività di controllo. Queste, in particolare, sono state delegate ai Comuni per la loro maggiore aderenza alle necessità del territorio.

Coletto ha ricordato l’elevato numero di ricorsi sollevati dagli esercenti del gioco, alcuni dei quali giunti anche alla Corte costituzionale. In varie occasioni la Consulta ha comunque riconosciuto la correttezza degli interventi regionali, specialmente in merito al distanziometro.

I suggerimenti della Conferenza delle Regioni e Province Autonome. Tra i punti che, secondo Coletto, devono essere oggetto di ulteriore riflessione e intervento troviamo, in particolare:

  • Gioco online: questa forma di gioco, con caratteristiche globali, incide soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione; l’Intesa del 2017 non la prendeva in considerazione ma oggi è necessario prevederne il monitoraggio e valutare, eventualmente, anche le forme di prelievo fiscale;
  • Apparecchi da gioco in negozi e tabaccherie: devono essere oggetto di attenzione particolare, prevedendoli come luoghi importanti ai fini del distanziometro;
  • Royalties: si è notato che, spesso, le royalties incassate dallo Stato non coprono i costi sanitari relativi ai giocatori patologici. Si deve pensare a una loro riparametrazione al fine di renderle sufficienti a coprire almeno i costi sanitari;
  • Eventuale compartecipazione di Comuni e Regioni alle royalties: secondo Coletto, nel caso si scegliesse la strada della compartecipazione, i maggiori introiti derivanti per Comuni e Regioni dovrebbero essere esclusivamente indirizzati alle attività di monitoraggio e prevenzione del gioco e di recupero sanitario dei giocatori patologici, anche finanziando un fondo in favore di chi ha subito gravi perdite a causa dell’azzardo. In altri termini, in caso di compartecipazione le risorse che ne deriverebbero per i Comuni e le Regioni non dovrebbero essere utilizzate per le attività ordinarie degli Enti ma dovrebbero essere utilizzati solo per coprire l’impatto sociale del gioco, anche in un’ottica di corresponsabilizzazione di tutta la filiera pubblica del gioco;
  • Tessera sanitaria: analogamente all’acquisto di tabacchi presso distributori automatici, anche per il gioco, secondo Coletto, deve essere presa in considerazione l’ipotesi di far ricorso alla tessera sanitaria per l’accesso ai luoghi dove si svolgono le attività di gioco; ciò anche ai fini del monitoraggio dell’attività;
  • Software di monitoraggio dei giocatori: va attivato il software che consenta il monitoraggio dei giocatori; era stato inizialmente previsto un finanziamento pari ad 1 milione di euro, poi ritirato: il software di monitoraggio va messo in funzione;
  • Dati ADM: Coletto ha sottolineato l’importanza per le Regioni di avere a disposizioni i dati dell’ADM in merito alla distribuzione dei punti gioco e del volume delle giocate. Nell’ottica della regolamentazione e del contenimento di raccolta e offerta di gioco è necessario che le Regioni abbiano a disposizione questi dati anche per verificare l’efficacia delle normative sul piano epidemiologico;
  • Normativa statale: è dunque auspicata, dalla Conferenza delle Regioni e Province Autonome, una normativa nazionale che renda unitaria la disciplina su collocazione e distanze dei punti gioco (anche quelli già esistenti) e che tenga conto di tutte le sollecitazioni esposte nel corso dell’audizione. Il percorso che porterà alla legge dovrà passare dall’Intesa Stato-Regioni anche per tenere conto delle specifiche necessità territoriali e dovrà, in ogni caso, consentire alle Regioni di porre in essere anche interventi più restrittivi in relazione alle diverse esigenze.