La Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico ha audito, nella seduta del 7 aprile 2022, il dottor Maurizio Fiasco, rappresentante dell’associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio (ALEA).

Per avere una visione più sistemica dell’argomento viene proposto di collegare idealmente il gioco d’azzardo e i rischi correlati, alla forma geometrica del prisma. Ogni faccia fa parte della stessa figura e quindi influenza le altre (alcuni esempi: programmazione industriale, linguaggio, marketing, pubblicità ecc.)

Dal 2000 al 2021 il flusso di giocato è passato da 11 mld a 111 mld circa, con un margine decrescente per le entrate erariali, pubbliche e private, che sono passate dal 38% al 10% circa. Soprattutto dal 2015 i ricavi erariali sarebbero diminuiti di molto a causa del forte aumento dei giochi online. Ad un abbassamento di income (entrate) è dovuto corrispondere un aumento degli outcome (flussi di giocato) al fine di garantire una continuità delle entrate assolute.

Il Dottor Fiasco sottolinea come il gioco online sia entrato fortemente nelle fasce giovani della popolazione. Le turnazioni di gioco fino a esaurimento programmato del budget sono passate dalle 4,2 del gioco fisico, alle 19,2 dell’online rendendo “la reiterazione dell’online una struttura fondamentale di questo nuovo approccio al gioco”.

Il rappresentante di ALEA è poi passato ad illustrare la clinica riguardante il gioco d’azzardo patologico. Il primo riconoscimento pubblico delle patologie correlate al gioco d’azzardo fu nel 2012 (decreto Balduzzi) a cui segue un piano pluriennale dal 2015 al 2018 sul gioco d’azzardo patologico. Nel 2017 viene sancito da un DPCM l’obbligo per lo stato di prevedere un sistema di cura per questa patologia e infine, nel 2017/2018, nascono i primi piani regionali.

Si fa notare come in generale si proceda a rilento riguardo la clinica del gioco d’azzardo, realtà che viene confermata anche dal ritardo nell’inserimento dei casi clinici che sono in carico presso il servizio sanitario nazionale, all’interno del sistema informativo nazionale dipendenze (SIND).

Nel 2018 l’Istituto Superiore di Sanità ha rilevato 18,5 mln di giocatori di cui 700 mila minori. Dei giocatori totali, 5,1 mln vengono classificati come abitudinari e 1,5 mln come problematici. Sempre nello stesso anno l’80% del consumo lordo (outcome) è stato collegato agli abitudinari, e il 20% di questi si è visto che utilizzano l’80% del proprio tempo sociale per giocare.

Il cutoff delle cure viene fissato in base al denaro usato e al tempo sociale impiegato per il gioco. La soglia d’accesso per i servizi di presa in carico della persona con disturbo da gioco d’azzardo patologico però è alta: il giocatore deve riconoscere la propria malattia, bisogna conoscere le procedure d’accesso e trovare un sistema personalizzato di cura che riguardi la persona medesima e la cerchia delle relazioni primarie che lo segua nel tempo.

L’ultima rilevazione sulle persone in cura per questa patologia risale al 2011, dichiara Fiasco, e proviene dal dipartimento delle politiche antidroga; in quel caso si segnalarono 4500 persone in trattamento che però dovevano essere affette anche da una patologia primaria documentata (esempio tabagismo, alcolismo ecc.)

La visione d’insieme del fenomeno pone davanti a una domanda silente, un potenziale di bisogno esteso che va intercettato con una strategia di prevenzione della salute e dell’offerta terapeutica che sta crescendo lentamente.

Intervengono i senatori Candiani, Croatti, Toffanin, Mantero e il vicepresidente Endrizzi ponendo domande riguardo il rapporto tra gioco minorile e illegalità, gli effetti della normativa piemontese e quindi il rapporto tra gioco illegale e legale.

Per quanto riguarda il gioco minorile il dottor Fiasco risponde che è un tema riconosciuto tanto che l’OMS nel 2019 ha chiesto ai paesi di legiferare in tre anni una codificazione del rapporto tra gambling e gaming, a causa della loro stretta analogia sulla produzione industriale che porta alla dipendenza patologica.

Riguardo la legge piemontese, il relatore ritiene che essa sia riuscita a contrarre la dipendenza e a cascata questo ha favorito una riduzione di domanda che si rivolge ai canali illegali. In generale i dati in letteratura dicono che una riduzione dell’area della dipendenza provoca una riduzione del mercato illegale per due motivi:

  1. non c’è un effetto sostitutivo dell’illegale sul legale visto che questa problematica non è una dipendenza naturale ma dettata dal condizionamento ambientale;
  2. la riduzione della domanda porta a un decremento dell’utilità marginale che farebbe guadagnare meno la criminalità.

Bisogna tenere bene in considerazione che se si azzerasse il gioco legale non si avrebbe l’effetto desiderato della scomparsa concomitante del gioco illegale, bisogna trovare un punto d’equilibrio, il passaggio fondamentale non è il proibizionismo ma la regolazione del gioco e su questo il dottor Fiasco fa due esempi: negli Usa il gambling online è considerato un problema di sicurezza nazionale e l’autorizzazione ad esso è concessa al solo stato del Nevada, negli altri stati il controllo informatico ne blocca l’accesso; in Svizzera invece c’è un tetto stabilito in base al reddito familiare e ci sono dei luoghi di gioco separati dalle città.

In conclusione, il rappresentante di ALEA indica tempo e spazi di gioco come cardini su cui agire per arginare il gioco d’azzardo patologico.

(a cura di Riccardo Datteo,
corso di laurea magistrale in Amministrazioni e Politiche Pubbliche – Università di Milano)