Premessa. L’8 giugno 2022 alle ore 13.30 la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati ha svolto in videoconferenza diverse audizioni di alcuni magistrati delle Procure, aventi ad oggetto i temi:

  • Coordinamento investigativo;
  • Organizzazione delle polizie giudiziarie;
  • Omogeneità dei sistemi informativi in materia penale ambientale;
  • Uniforme applicazione della legge.

Il sistema delle Procure è organizzato in modo autonomo, ma l’art. 118bis delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale prevede un coordinamento infra-distrettuale del Procuratore generale presso le Corti d’Appello, oltre a quello col Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo per il reato di attività organizzata e traffico illecito di rifiuti (reato di competenza delle Procure distrettuali antimafia).

Audizione di Eugenia Pontassuglia (Procuratrice della Repubblica presso il Tribunale di Taranto, in precedenza Sostituto Procuratore alla DNAA – polo criminalità ambientale). Il problema del coordinamento investigativo sorge con l’introduzione del reato di traffico illecito di rifiuti (unica ipotesi tra i reati ambientali) nell’alveo delle competenze delle direzioni distrettuali antimafia (art. 51, comma 3bis c.p.p.). Tale nuova attribuzione ha comportato, dal punto di vista formale, dei benefici ai fini del contrasto della criminalità ambientale (intercettazioni, prescrizione, doppio binario). Dal punto di vista sostanziale invece, purtroppo permangono una serie di criticità: la prima vera e propria attività di coordinamento in tale materia è stata registrata nel 2019. Sfuggono dal coordinamento le fattispecie contravvenzionali (es.: incendi), che costituiscono reati spia di traffici illeciti di rifiuti ben più gravi.

In sintesi, le due maggiori criticità sono date dalla natura contravvenzionale dei reati spia e dall’inesistenza di forme di coordinamento normate. Nella prassi, grazie all’iniziativa dei singoli uffici giudiziari, si è cercato di realizzare delle forme spontanee di collaborazione attraverso la predisposizione di protocolli a livello distrettuale.

Altre criticità sono date dalla carenza di personale di polizia giudiziaria deputato al fenomeno e dalla disomogeneità degli ordinamenti giuridici in materia di cooperazione internazionale in tal ambito, cui consegue l’impossibilità di istituire Squadre investigative comuni (diversi titoli di reato).


Audizione di Alessandra Dolci (Procuratrice Aggiunta della Repubblica presso il Tribunale di Milano).

Difficoltà di coordinamento -> La Procura Distrettuale di Milano ha aderito nel 2019 a un protocollo di coordinamento delle indagini in materia ambientale promosso dal Procuratore Generale di Milano, a cui hanno aderito tutte le Procure Circondariali. Esso prevede la trasmissione di informative e segnalazioni in materia di reati ambientali da parte dei procuratori circondariali a quello distrettuale, un protocollo di primo intervento in caso di incendio di siti autorizzati o meno alla gestione di rifiuti, la creazione di una banca dati condivisa tra la procura distrettuale e quelle circondariali e la sensibilizzazione delle prefetture del circondario con riferimento al censimento dei siti dismessi, capannoni abbandonati, etc.

Il coordinamento è rimesso sostanzialmente a forme spontanee e alla buona volontà dei singoli uffici giudiziari: tale coordinamento andrebbe invece normato.

Carattere transnazionale dei reati di criminalità ambientale -> Nelle sue attività investigative ha sperimentato l’esistenza di tre fasi nelle tratte del traffico illecito di rifiuti:

  1. rifiuti provenienti prevalentemente dalla Campania venivano stoccati in siti regolarmente autorizzati in territorio lombardo, che poi venivano dati alle fiamme;
  2. dalla Campania a discariche abusive site in Calabria;
  3. dalla Campania a Paesi dell’Est Europa (Repubblica Ceca, Croazia e Bulgaria).

No omogeneità normativa nemmeno tra Paesi membri UE. L’UE ha creato un progetto EMPACT anche con riferimento ai reati ambientali, coinvolgendo però le sole forze di polizia, mentre sarebbe stato essenziale coinvolgere anche le autorità giudiziarie straniere.

Proiezione futura riguarda preminentemente il profilo del carattere internazionale. Necessario coinvolgimento autorità amministrative: sinergia con prefetture.

Audizione di Alberto Galanti (Procuratore Dda della Repubblica presso il Tribunale di Roma). Affrontando il tema delle banche dati, specifica che le informazioni relative al reato di traffico illecito di rifiuti confluiscono nella banca dati SIDDA/SIDNA, mentre quelle relative all’inquinamento, al disastro ambientale no.

L’implementazione della normativa in materia ambientale, a seguito della L. 68/2015, ha creato un sistema che prevede:

  • il delitto del traffico illecito di rifiuti che è entrato nella competenza distrettuale;
  • il reato dell’avvelenamento delle acque, che se commesso in forma dolosa è di competenza della Corte d’Assise;
  • i reati dell’inquinamento e del disastro ambientale che vedono coinvolti, oltre il PM, il GIP, il GUP e il giudice del dibattimento.

Non è previsto normativamente l’obbligo di istituire sezioni specializzate, che si occupino di criminalità ambientale. In questo senso va la proposta di modifica della direttiva dell’UE in materia di illeciti ambientali, sottolinea il problema di mancanza di formazione specifica in tale materia e prevede una formazione specializzata dei PM, giudici e investigatori in tale settore. Sezioni specializzate nei tribunali.

 

Audizione di Renato Nitti (Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani). Il numero di notizie di reato iscritte dai servizi di polizia giudiziaria è vergognosamente basso, a causa di un netto indebolimento della rete degli stessi. L’accorpamento del Corpo della Forestale non ha ancora dato quel risultato di rafforzamento che ci si aspettava, anche a causa della mancanza di risorse. Necessaria la collaborazione tra Amministrazioni (es.: Guardia di Finanza e Agenzie delle Dogane).

Dati negativi: accentuata verticalizzazione dei poteri (DNA e Dda) che fa fronte a rete dei servizi di polizia giudiziaria debolissima.

Il sistema italiano è un sistema molto puntuale di accertamento e di previsione degli illeciti; all’estero hanno un sistema amministrativo più efficiente e una burocrazia più rapida.

Audizione di Domenico Airoma (Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Avellino) analizza il contesto territoriale della “Terra dei Fuochi” (in precedenza ha ricoperto l’incarico di Procuratore aggiunto presso Napoli nord): acquisizione dati dei ricoveri ospedalieri, incidenza tumori, informazioni legate agli eventi incendiari e ai roghi per dare una risposta alla comunità fondata scientificamente. Nesso di correlazione tra siti/attività pericolose di trattamento dei rifiuti e patologie tumorali.

 

Intervento di Pietro Molino (Magistrato della Corte di Cassazione) parla delle criticità del sistema degli eco-crimini, annoverando:

  • mancanza di un meccanismo che segnali il collegamento della singola violazione contravvenzionale (reato spia) con il più grave reato di traffico illecito di rifiuti;
  • scarsa tenuta nel tempo di momenti di coordinamento spesso rimessi a esperienze di collaborazione spontanea (Protocolli) e non istituzionalizzata;
  • competenza frammentata (la DDA e la DNA per il reato di traffico illecito di rifiuti, la Corte d’Assise per l’avvelenamento delle acque, competenza territoriale per tutti gli altri reati) e connesse difficoltà di coordinamento ex art. 118bis att. c.p.p.;
  • assenza banca dati nazionale con informazioni aggiornate sui siti autorizzati o meno alla gestione di rifiuti;
  • sottodimensionamento dei servizi di polizia giudiziaria.

 

La videoconferenza si conclude con l’intervento dell’Avvocato Generale della Procura generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione Pasquale Fimiani che fa il punto sulle prospettive future per ovviare alle su riportate criticità. Occorre, a suo avviso:

  • incentivare la possibilità di dare linee guida uniformi (non vincolanti) di riferimento, alle quali i singoli attori possono adeguarsi o discostarsi dando motivazioni;
  • far sì che il ruolo del Procuratore generale in questa materia degli orientamenti sia effettivo e si coordini col ruolo del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo;
  • specializzazione delle sezioni ma anche dei procuratori;
  • incremento organico di polizia giudiziaria NIPAF e NOE.

(a cura di Ludovica Simbula, Master APC dell’Università di Pisa)