PREMESSA.  La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, ha approvato nel corso della seduta dell’8 luglio 2020 la Relazione “Emergenza epidemiologica Covid-19 e ciclo dei rifiuti” (DOC. XXIII, n.4), a seguito di un ciclo di audizioni tenuto nei mesi di maggio e giugno (clicca qui per video delle audizioni e resoconti stenografici).  Di seguito la sintesi degli aspetti principali, soprattutto in tema di possibili fenomeni illeciti e tentativi di infiltrazione mafiosa connessi all’emergenza.

Fra i temi principali emersi nella fase emergenziale e che, secondo la Commissione, manterranno un’elevata rilevanza anche in futuro, vi sono:

  • la raccolta e il trattamento dei rifiuti ospedalieri, nonché dei rifiuti prodotti da pazienti tutelati a domicilio, in residenze sanitarie assistenziali, in strutture dedicate;
  • la raccolta e il trattamento dei presidi individuali di protezione dismessi (in ambito sanitario ospedaliero e territoriale, nonché nelle attività lavorative);
  • il mantenimento di un adeguato livello di gestione dei rifiuti solidi urbani, sia nella fase dell’emergenza epidemiologica che in relazione a mutate abitudini di consumo anche successive;
  • il mantenimento del rispetto dei principi nazionali ed europei in materia di economia circolare e degli obiettivi in questo campo;
  • le scelte di trattamento dei rifiuti e di chiusura del ciclo dei rifiuti in relazione a queste specificità e in considerazione di eventuali criticità del sistema impiantistico nazionale.

Gli interventi normativi durante il lockdown. In sede di conversione in legge (n.40 del 5 giugno) del cd. Decreto Liquidità (D.L. N.23/2020) è stato introdotto l’articolo 4-bis che ha inserito nella lista delle attività maggiormente esposte a rischio di infiltrazione mafiosa – previste dall’articolo 1, comma 53, della legge 6 novembre 2012, n. 190 – , i servizi ambientali, le attività di risanamento e di bonifica e altri servizi connessi alla gestione dei rifiuti. Nella stessa legge è stato inoltre introdotto l’articolo 30-bis, che contiene una norma in materia di rifiuti sanitari.

Nella fase di lockdown l’Istituto superiore di sanità e l’ISPRA-SNPA hanno fornito una serie di linee di indirizzo, più volte aggiornate, le quali hanno costituito la fonte regolativa non normativa – dunque non vincolante –  per la gestione dei rifiuti nella fase dell’emergenza, contenente specifiche indicazioni relative alla gestione dei rifiuti urbani, per limitare il pericolo per la salute e l’ambiente durante l’emergenza epidemiologica.

In calo i rifiuti urbani. Nel corso del lockdown si è registrata una decisa contrazione nella produzione dei rifiuti speciali di origine produttiva e un aumento dei rifiuti domestici e del rifiuto organico. Secondo ISPRA i rifiuti urbani nel bimestre marzo e aprile 2020 sono complessivamente diminuiti di circa il 10%, anche per effetto della forte riduzione di quelli provenienti da commercio, turismo e terziario. Contestualmente sono aumentati i rifiuti sanitari a rischio infettivo.

I fenomeni illeciti. Il rischio viene suddiviso dalla Commissione su più ambiti: la prevenzione e i controlli ordinari, gli effetti dell’emergenza sulla commissione di illeciti diffusi, i possibili fenomeni criminali.

In particolare l’emergenza Covid-19 ha posto in luce la possibilità che fenomeni criminali si possano innestare sulle lungaggini e complessità di procedure autorizzative “a catena lunga” in materia di ciclo dei rifiuti, in modo da generare la tentazione di trovare scorciatoie illegali. Viene inoltre evidenziato che analoghi comportamenti illeciti possano essere indotti dalla carenza di offerta legale di impianti di trattamento, “con un disallineamento rispetto alla domanda, suscettibile di essere colmato dall’illegalità”.

Dalle audizioni emerge inoltre come, analogamente ad ogni altro comparto economico, anche il settore rifiuti potrebbe registrare il fenomeno di aziende che, in difficoltà economica, siano esposte “a proposte di partecipazione provenienti da soggetti opachi o di smaltimenti al di fuori della legalità”.

Sul tema degli interessi criminali, il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, nell’audizione del 17 giugno 2020, ha ribadito il fatto che”la criminalità ha sempre mostrato grande interesse nel settore della raccolta e della gestione dei rifiuti, come dimostrato da molteplici indagini e, dunque, pur non essendovi ancora particolari evidenze, può ritenersi, secondo logica e in base alla conoscenza del fenomeno, che l’interesse rimarrà immutato”.

Lo stesso Procuratore ha segnalato nel corso dell’audizione come possano essere appetibili per la criminalità organizzata quegli impianti di trattamento la cui capacità è stata aumentata attraverso ordinanze regionali. Di primaria importanza in tal senso viene considerato il monitoraggio delle cessioni di quote o azioni, aumenti di capitale, cessioni di aziende o rami di aziende, “sintomatiche di acquisizioni sospette”, anche con riferimento ai controlli “su possibili infiltrazioni in imprese destinatarie di finanziamenti garantiti dallo Stato ai sensi dei decreti legge n.23 del 2020 e n. 34 del 2020”.

La Commissione ha inoltre acquisito un rapporto dell’Interpol del 23 aprile 2020 nel quale si affronta il tema del possibile incremento di traffici illeciti di rifiuti sanitari.

Osservazioni finali e raccomandazioni della Commissione

  • Si rileva, in termini generali, una scelta da parte dell’esecutivo di limitare l’utilizzo della normazione primaria in materia ambientale, riconoscendo espressamente alle regioni facoltà di intervento. Si è dunque prodotta una disciplina non uniforme su tutto il territorio nazionale, che ha suscitato qualche perplessità sin dalla fase iniziale e qualche incertezza negli operatori.
  • L’emergenza epidemiologica non ha aumentato in maniera decisiva la produzione di rifiuti in generale anzi l’ha diminuita. Semmai i provvedimenti hanno corrisposto a esigenze di risposta alla percezione di deficit strutturali del sistema impiantistico nazionale, che nella fase dell’emergenza hanno acuito gli effetti della carenza di possibili destinazioni per specifiche tipologie di rifiuti, attualmente non gestite sul territorio nazionale per l’assenza di una specifica dotazione impiantistica ovvero di una filiera economica di trattamento della materia, correttamente costruita.
  • L’emergenza non ha prodotto interruzioni o alterazioni significative nella gestione dei rifiuti: le imprese e i lavoratori del settore, nonostante alcune fasi di difficoltà,  hanno concorso positivamente a interventi organizzativi tali da consentire il mantenimento di una risposta adeguata del servizio.
  • Ha generato effetti, ed è destinata a generarne, sulla produzione dei rifiuti. In primo luogo l’uso di materiali “indotti” dalla necessità di contenimento del contagio, suscettibili di produrre sia un aumento nella produzione di rifiuti, sia fenomeni di abbandono diffuso: uso di mascherine facciali e guanti, materiali “usa e getta” nel commercio, nella ristorazione, nel confezionamento dei prodotti alimentari. Un secondo tema rilevante riguarda gli scenari della produzione di rifiuti determinata nelle fasi di nuova normalità dopo l’emergenza epidemiologica, con particolare riguardo a rifiuti solidi urbani e rifiuti sanitari.
  • Andrà considerato l’impatto economico dell’emergenza sulle tariffe e sugli introiti delle imprese e degli enti pubblici problemi per le aziende del settore con particolare riguardo alla sospensione della riscossione della TARI
  • Va promosso con decisione l’esame scientificamente fondato e assistito dall’attività dei soggetti pubblici con competenze tecniche e scientifiche dei temi sensibili della presenza di virus o materiale genetico di virus nelle acque reflue e del rapporto tra emergenza epidemiologica e inquinamento atmosferico.
  • L’emergenza ha amplificato la diffusa richiesta di semplificazione, anche in materia di regolazione ambientale: l’accoglimento di istanze in tal senso che dovesse riguardare i procedimenti amministrativi dovrà essere ponderata e compensata da un’adeguata pianificazione di controlli.