PREMESSA. Il 21 dicembre 2021 la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati ha approvato la Relazione sulle procedure di localizzazione del Deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi, con l’auspicio di fornire un contribuito nell’individuazione delle aree idonee a tal fine, in linea con i compiti di verifica della gestione dei rifiuti radioattivi attribuitele dalla legge istitutiva nr. 100 del 2018.
Per Deposito nazionale s’intende quello destinato allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, derivanti da attività industriali, di ricerca e medico-sanitarie e dalla pregressa gestione di impianti nucleari, e all’immagazzinamento, a titolo provvisorio di lunga durata, dei rifiuti ad alta attività e del combustibile irraggiato provenienti dalla pregressa gestione di impianti nucleari.
Il ruolo rilevante della sua realizzazione è già stato sottolineato nella relazione della Commissione approvata nel marzo 2021, non solo ai fini di un’adeguata gestione dei rifiuti radioattivi, ma anche per la risoluzione di numerose problematiche ad essa connesse (ad esempio, da un punto di vista economico, ritardarne la costruzione rappresenterebbe un costo, che per i soli oneri di esercizio e manutenzione, oscilla tra un milione e quattro milioni di euro l’anno per ciascun sito in cui è presente un deposito).
La relazione, nella prima parte, fornisce il quadro delle attività in corso relative all’individuazione del sito ove collocare il Deposito nazionale, quale è emerso dagli approfondimenti effettuati.
Nella seconda parte ci si sofferma sulla recente istituzione del Ministero della transizione ecologica (MiTE), in relazione alle nuove competenze acquisite dal detto Ministero, in materia di sicurezza nucleare e rifiuti radioattivi.
La presente relazione rappresenta, pertanto, lo stato delle attività svolte sino alla data di approvazione e costituisce la base per l’impostazione delle attività che la Commissione, in coerenza con la legge istitutiva n. 100 del 2018, intende svolgere nel prossimo futuro sul medesimo argomento.
PRIMA PARTE – REALIZZAZIONE DEL DEPOSITO NAZIONALE – CNAPI
L’attività della suddetta Commissione ribadisce fin da subito alcune difficoltà rilevanti dovute alla mancanza di un idoneo Deposito nazionale, tra cui quella di soddisfare il conclamato impegno a non trasferire alle future generazioni l’onere di gestire i rifiuti prodotti in questi anni e quella legata all’incremento delle tariffe per la gestione temporanea dei rifiuti e delle sorgenti esaurite e dei conseguenti costi di utilizzo delle stesse in campo medico, industriale e di ricerca.
Subito dopo, la Commissione annovera i principali complessi normativi in materia di sicurezza nucleare e radioprotezione, applicabili alla realizzazione del Deposito nazionale; essi sono:
- lgs. 15 febbraio 2010, nr. 31;
- lgs. 4 marzo 2014, nr. 45;
- M. 7 agosto 2015 in materia di classificazione dei rifiuti radioattivi;
- Guide tecniche dell’Autorità di regolamentazione competente (ISIN) nr. 26, 29, 30 e 31;
- Standard della IAEA;
- lgs. 31 luglio 2020, nr. 101, il cui Titolo terzo definisce l’intero procedimento per giungere alla localizzazione, all’autorizzazione, alla costruzione, all’esercizio e alla chiusura del Deposito nazionale, affidandone il compito alla SOGIN.
Vengono altresì analizzate le fasi operative che conducono all’individuazione di aree idonee alla realizzazione del Deposito nazionale, sintetizzabili come nel grafico che segue:
L’insieme delle fasi di realizzazione e gestione del deposito risulta, per gli aspetti di carattere generale, adeguatamente delineato ed in linea con le prassi internazionali. Tuttavia, per completare il quadro del processo, dovrebbero essere espresse nelle modalità più opportune e normativamente coerenti, specifiche indicazioni, inclusi i vincoli da imporre per consentire l’esercizio in relazione all’avanzamento della costruzione, nonché le tempistiche più appropriate per lo svolgimento delle principali attività tecniche ed autorizzative.
Le indicazioni di legge forniscono un quadro generale cui, per la gestione ottimale dei processi, è opportuno che seguano indicazioni operative. La redazione finale dell’ordine di idoneità delle aree presenta evidenti fattori di problematicità, legati sia all’individuazione dell’insieme completo di criteri da utilizzare, sia ai fattori di peso da attribuire. È ipotizzabile che queste valutazioni, nella misura in cui risultino funzionali al processo, possano essere effettuate anche con il contributo di organismi qualificati e legittimati, al fine di pervenire alla decisione finale con il contributo di soggetti per quanto possibile indipendenti.
Le classi e l’ordine di idoneità in cui sono state ripartite le aree individuate, tutte potenzialmente idonee, sono suscettibili di approfondimento e revisione, ma la ricerca di fattori di idoneità oggettivi ed esaustivi pare essere particolarmente ardua e comporta il rischio di contrapposizioni rilevanti su aspetti di limitato rilievo. Al momento dovrebbe essere sufficientemente chiaro a tutti gli interlocutori che, dal punto di vista della sicurezza e della radioprotezione, tutte le aree sono da considerarsi equivalenti e soluzioni adeguate risultano al momento perseguibili per realizzare il Deposito nazionale, con il pari rispetto di popolazioni, ambiente e cultura, in una qualunque delle 67 aree (ubicate in 7 Regioni e che interessano 70 Comuni), salvo verifiche approfondite sugli aspetti di dettaglio nel corso delle fasi successive.
I contesti di confronto assumono particolare valore per i contributi frutto di adeguati approfondimenti, ma pare inevitabile l’intento di difendere specifici interessi a livello locale, compresi quelli che potrebbero comunque essere salvaguardati da un’attenta progettazione o compensazione.
Viene successivamente proposto l’inventario dei rifiuti da destinare al Deposito nazionale, oggetto del documento DN SM 00007.
La finale verifica di adeguatezza dell’insieme di barriere costituito dalle caratteristiche geologiche del sito e dal progetto ingegneristico del deposito potrà essere effettuata in una fase avanzata di studio e potrà condizionare quantità o tipologia di rifiuti da smaltire nel deposito stesso oppure rimettere in discussione la scelta stessa del sito. SOGIN ha adottato per la struttura di smaltimento una soluzione progettuale di riferimento analoga a quella realizzata in Francia nel deposito di L’Aube, in Spagna nel deposito di El Cabril (già oggetto di sopralluogo da parte della Commissione nel corso della XVII Legislatura) e a quella in corso di realizzazione a Dessel in Belgio.
Vengono infine analizzati gli elementi acquisiti da audizioni, richieste di documentazione e nel corso del Seminario nazionale:
- ISIN ha reso noto nel Doc. n. 875_2 che, “in base ai dati dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA), a partire dai primi anni Cinquanta, siano circa un centinaio i depositi per lo smaltimento definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività in esercizio già chiusi, in corso di autorizzazione o di realizzazione” e ha poi fornito un quadro dei depositi temporanei di rifiuti ad alta attività già presenti in Europa:
- SOGIN analizza sistematicamente la documentazione che le perviene, avente in oggetto i seguenti macro temi: normativo procedurali, criteri di localizzazione (aree protette, beni culturali, siti UNESCO; produzioni agricole di pregio, aspetti socio-economici, turismo; distanza centri abitati; pericolosità sismica; siti militari e aree industriali dismesse; aspetti idrologici), trasporti, aspetti progettuali, stoccaggio, sicurezza ambientale e sanitaria di lungo e lunghissimo periodo, certezza dei benefici economici, di sviluppo e occupazionali, reale concretezza del Parco tecnologico e dei finanziamenti ad esso connessi. Allo stato attuale, il filo conduttore del materiale inoltratole è volto a dimostrare che le Aree Potenzialmente Idonee contenute nella CNAPI non siano poi così tanto sicure. Sono da valutare positivamente, sul piano della comunicazione, la disponibilità di un sito web ad hoc già da lungo tempo ed il numero elevato di accessi dopo la pubblicazione della CNAPI. Il web offre anche opportunità di verifica su molte informazioni e su alcuni dati di rilievo. Le osservazioni pervenute costituiscono certamente una fonte di spunti per utili approfondimenti, insieme a quanto è emerso nel corso del Seminario nazionale ma, perché dal processo possa pervenire il massimo valore aggiunto, risultano utili contributi formulati con spirito costruttivo e contenenti informazioni di dettaglio sulle località interessate.
- Lo svolgimento del Seminario nazionale, funzionale all’obiettivo prioritario della individuazione del sito idoneo, ed in particolare gli elementi tecnici e normativi ivi trattati, evidenziano ulteriormente la necessità che anche a livello di Parlamento e di Governo abbiano luogo valutazioni e determinazioni su aspetti specifici rilevanti, tra cui: elementi di giustificazione ritenuti adeguati per stabilire la durata del controllo istituzionale post chiusura sul Deposito nazionale, ruolo della SOGIN nella fase di controllo istituzionale, necessità di modificare il decreto legislativo n. 31 del 2010, destino dei rifiuti radioattivi nel periodo precedente l’esercizio del Deposito nazionale (limiti alle capacità di deposito temporaneo di NUCLECO), destino di prospettiva dei rifiuti ad alta e media attività. Le iniziative auspicate dalla SOGIN (istituzione di una Commissione nazionale e di un Comitato scientifico), sulla base di quanto è stato possibile osservare nel corso delle sessioni del Seminario nazionale, risultano aver condotto essenzialmente alla istituzione di un Comitato tecnico di supporto alle attività dell’ISIN.
SECONDA PARTE – RUOLO DEL MiTE ED ELEMENTI ACQUISITI SU CRITICITÀ SEGNALATE NELLA PRECEDENTE RELAZIONE
Le informazioni di maggior dettaglio contenute in questa seconda parte costituiscono un aggiornamento dei contenuti della relazione della Commissione approvata il 30 marzo 2021 e, ove non diversamente specificato, sono state fornite nel corso dell’audizione del 19 maggio 2021 dal MiTE, nuovo Ministero della transizione ecologica chiamato a ricoprire un ruolo attivo in materia di sicurezza nucleare e di disciplina dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi[1].
Su richiesta della Commissione il MiTE ha aggiornato la situazione relativa al prosieguo della realizzazione di alcuni impianti, quali quelli:
- Impianto CEMEX (cementazione dei rifiuti liquidi ad alta attività nel comprensorio di Saluggia): assegnazione dell’appalto da parte di SOGIN ad un nuovo raggruppamento temporaneo di imprese e annuncio dell’ultimazione della progettazione esecutiva entro il 2023;
- Impianto ICPF (cementazione dei rifiuti liquidi nel comprensorio di Rotondella): in corso le attività di progettazione esecutiva per bandire la gara e iniziare i lavori entro gennaio 2022;
- Bonifiche: la Commissione, nella relazione approvata nel marzo 2021, aveva già evidenziato l’opportunità che a livello nazionale, fossero emanate linee guida per la definizione delle più adeguate strategie di gestione operativa; il MiTE ha prospettato la soluzione di istituire a livello centrale un tavolo tecnico per definire linee guida e criteri generali d’intervento da applicare previa valutazione specifica alle singole situazioni territoriali di competenza del prefetto; è inoltre opportuno che vengano vagliate le strategie di gestione di rifiuti ad attività molto bassa derivanti da tali situazioni, anche valutando puntualmente possibili alternative rispetto al conferimento al Deposito nazionale;
- Deposito CEMERAD (località Statte): con la mozione parlamentare n. 1/00414 approvata il 13 aprile 2021 il Governo è stato sollecitato ad adottare idonee iniziative per la risoluzione delle criticità; la Commissione, nel corso della XVII legislatura, svolse approfondimenti sulla situazione del deposito in oggetto, effettuò un sopralluogo, attivò la Presidenza del Consiglio dei Ministri e sollecitò i soggetti preposti: stanziamenti adeguati, sulla base delle valutazioni dell’epoca, vennero conseguentemente accordati ed ebbe inizio l’azione di bonifica. Una recente relazione del Commissario straordinario ha fornito dati sugli incrementi dei costi verificatisi nel tempo:
- Discarica della Raffineria di metalli Capra Spa (Capriano del Colle): ipotesi della sussistenza di difficoltà legate all’efficiente gestione degli interventi a livello locale, data la constatazione dell’esistenza, al 2021, di rilevanti residui di somme stanziate nel 2018.
In attesa della realizzazione del Deposito nazionale appare auspicabile, secondo il Ministero, prevedere, sulla base di stime attendibili e continuamente aggiornate, le tempistiche di esaurimento della disponibilità ad ospitare rifiuti radioattivi condizionati a bassa e media attività derivanti dal comparto medico-sanitario, industriale e da attività di ricerca nei depositi esistenti. Secondo lo stesso MiTE, andrebbero inoltre considerate le più appropriate tecniche di riduzione dei volumi e, in caso ve ne fosse la necessità, andrebbe valutata per tempo la possibilità di realizzare ulteriori strutture di deposito per garantire adeguati margini nei volumi disponibili.
Conclusioni. La presente Relazione restituisce un quadro generale delle numerose azioni in corso portate avanti dai soggetti che operano nella prospettiva della realizzazione del Deposito nazionale.
Il processo di individuazione dell’ordine di idoneità delle aree potenzialmente idonee, basato su aspetti oggettivi legati alla sicurezza, all’economia ed alla pianificazione territoriale e sociale, potrebbe diventare un’occasione di confronto sulle potenzialità di sviluppo delle comunità locali interessate che, tenendo conto dei benefici comunque previsti, possono rendere più efficace il processo con costruttivi contributi di idee, di lavoro e di controllo, lasciando traccia della propria cultura e del proprio impegno nella realizzazione di un’opera necessaria per l’Italia e concepita con l’obbiettivo di integrarsi al meglio con il territorio ospitante.
Si auspica che tutte le iniziative relative alla realizzazione del Deposito nazionale, a qualunque livello, si inseriscano efficacemente nel processo in corso, facendo salva ogni legittima esigenza, ma evitando di generare situazioni di incertezza tali da provocare indebiti allungamenti dei tempi di realizzazione di un’opera che un’accurata pianificazione in materia di rifiuti radioattivi avrebbe già dovuto rendere disponibile.
Il MiTE ha mostrato di aver iniziato ad affrontare numerosi fra i problemi già emersi nella relazione della Commissione approvata nel marzo 2021, e nello specifico:
- proponendo di istituire un tavolo tecnico per definire le linee guida e criteri generali d’intervento, per le attività di bonifica dei siti contaminati, da applicare previa valutazione specifica alle singole situazioni territoriali di competenza dei Prefetti;
- proponendo di definire, previo coinvolgimento dell’ISIN, le linee guida sulla gestione dei residui da attività con materiale naturalmente radioattivo “non esenti”;
- procedendo a una revisione del calcolo e delle modalità di addebito dei costi del decommissioning e della realizzazione del Deposito nazionale;
- cercando di individuare azioni operative atte ad assicurare la necessaria efficienza ai vari processi che richiedono coordinamento e concertazioni tra Ministeri ed Enti operativi;
- garantendo che vengano assicurati adeguati margini rispetto alle capacità di stoccaggio temporaneo, in attesa della realizzazione del Deposito nazionale, ricorrendo a tecniche efficaci di riduzione dei volumi, aggiornando e verificando sistematicamente e sulla base di stime realistiche eventuali prospettive di esaurimento degli spazi attualmente disponibili nei depositi esistenti e, in caso fosse necessario, provvedendo per tempo a realizzare strutture di deposito;
- assicurando l’operatività di celle calde da utilizzarsi per le sorgenti ad alta attività dismesse presso ENEA/Nucleco;
- proponendo al Parlamento di valutare l’opportunità di un aggiornamento dei livelli di allontanamento dei materiali, previo parere dell’ISIN.
Per concludere, la Commissione ha prodotto un utile confronto interno di idee, che si traduce nella riconosciuta opportunità di porre una serie di temi utili ai fini di ulteriori approfondimenti da parte della Commissione stessa, in merito soprattutto a:
- soluzioni tecnologiche o normative complementari rispetto al conferimento a un Deposito unico nazionale di volumi elevati di materiali caratterizzati da radioattività particolarmente bassa;
- valutazione di elementi a favore di un ricorso più esteso alla riduzione dei volumi per le diverse tipologie di rifiuti, adottando le più efficaci ed efficienti tecnologie oggi sviluppate, nel rispetto della salute e dell’ambiente, sulla base dello stato dell’arte e prendendo in esame soluzioni adottate in altri Paesi, appartenenti all’Unione Europea e non;
- valutazione della efficacia dell’azione intesa a realizzare un deposito geologico regionale e dei tempi previsti, nonché dell’eventuale esistenza di margini ulteriori di trattativa con gli USA per la sistemazione del combustibile presente presso l’impianto ITREC;
- contributo di enti indipendenti alla redazione finale dell’ordine di idoneità delle aree;
- valutazione dell’effettiva esistenza di margini perché possano candidarsi località non ricadenti nel novero delle aree potenzialmente idonee;
- esplicitazione dei benefici economici conseguenti alla localizzazione come strumento attraverso il quale le comunità locali possono trovare adeguate e prospettiche opportunità di sviluppo economico ambientale e di coesione territoriale, rispondendo così anche a reali situazioni di fragilità economico-sociale;
- utilità del processo di individuazione dell’ordine di idoneità delle aree potenzialmente idonee, per gli aspetti oggettivi legati alla sicurezza, all’economia ed alla pianificazione territoriale, come occasione di confronto e ricerca di potenzialità di sviluppo per le comunità locali interessate;
- esame e prospettive del ruolo di soggetti pubblici quali Nucleco, ENEA e il Sistema nazionale di protezione ambientale;
- analisi della riorganizzazione del MiTE condotta in epoca recente, per gli aspetti relativi alle competenze di quel Ministero sui rifiuti radioattivi;
- valutazione critica di efficacia del percorso generale della localizzazione del sito, analisi e individuazione dei motivi dei ritardi;
- valutazione delle prospettive relative alla realizzazione un deposito condiviso tra diverse nazioni e delle possibili alternative;
- esame delle questioni delle risorse destinate a ISIN e del grado di indipendenza dell’ente, anche in relazione al completamento del decommissioning nei tempi preventivati;
- costante attenzione alle attività riguardanti CEMEX, posta la rilevanza della solidificazione dei rifiuti radioattivi liquidi detenuti a Saluggia come problema di sicurezza radiologica del Paese;
- analisi e valutazione delle previsioni sulla volumetria dei rifiuti radioattivi;
- applicazione del criterio di non rilevanza radiologica, aspetti di radioprotezione, applicazione del principio di precauzione;
- valutazione della necessità di integrare con interventi normativi la posizione espressa da ISIN nella guida tecnica n. 30 sull’applicabilità, al deposito temporaneo di stoccaggio dei rifiuti ad alta e media attività, dei criteri di localizzazione per il Deposito nazionale.
[1] Rispetto a quanto in precedenza di spettanza del MiSE, risulta significativo il ruolo acquisito dal MiTE nelle funzioni di indirizzo nei confronti di SOGIN ed ENEA e in diverse tipologie di interventi quali quelli inerenti allo smantellamento degli impianti nucleari dismessi e Deposito nazionale dei rifiuti nucleari.
(a cura di Ludovica Simbula, Master APC dell’Università di Pisa)