PREVENIRE E CONTRASTARE LE INFILTRAZIONI: CONSIGLI PRATICI PER LE AMMINISTRAZIONI. IL CONTRIBUTO DI GIANDOMENICO CASARINI

Gli Enti locali possono rappresentare ancora di più un baluardo nella difesa della democrazia e dello sviluppo economico legale del paese contro la corruzione e le pratiche illegali innescate dalle organizzazioni mafiose. “Fare Rete” per intercettare dati e riconoscere sul nascere possibili infiltrazioni è il metodo che suggerisce dall’interno dell’amministrazione chi lo ha sperimentato con successo.

Quando un’Amministrazione Locale può fregiarsi di una patente della legalità? Molti direbbero che basterebbe avere nell’agenda politica il tema della mafia (e dell’antimafia) e celebrare le ricorrenze. Tutto questo è solo apparenza, un perbenismo dell’antimafia di facciata. Il vero salto di paradigma è diventare produttori di bene comune e riconquistare gli spazi di mercato civile e democratico che sistematicamente ci vengono sottratti.

La doppia catena dei diritti e dei doveri che ci lega deve essere rinsaldata, guardando a interventi tecnici che incidano laddove nasce e si sviluppa il malaffare. Bisogna rendere impossibile il mercato illecito dei poteri pubblici, spesso pilastro essenziale per controllare i diritti delle persone. L’antimafia non si fonda solo sulla repressione, ma sull’intelligente analisi della struttura mafiosa.

Comprendere per agire sui territori

È necessario che gli Enti Locali aumentino la consapevolezza della presenza delle mafie sul proprio territorio. Nessun territorio ha gli anticorpi necessari per sconfiggere il contagio delle organizzazioni criminali. Diversi Enti, in questi anni, hanno sperimentato pratiche volte ad affermare, mediante azioni concrete, i principi della legalità. Sotto il profilo operativo si sono sviluppate procedure per contrastare il fenomeno illegale-corruttivo, spesso associato al reato di riciclaggio, comprese le misure di collaborazione adottabili con l’Agenzia delle Entrate nel contrasto all’evasione fiscale.

Sotto il profilo della prevenzione dei fenomeni corruttivi, l’obiettivo è consistito nella creazione di modelli organizzativi dei processi dell’Ente, rendendoli più trasparenti e condivisi, al fine di prevenire i fenomeni di corruzione al suo interno. L’iniziativa prende spunto dagli obblighi espressi nella Legge n. 190 del 6 novembre 2012 (cosiddetta Legge anticorruzione) nell’adozione del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione.

Fisco e comuni insieme

Dal punto di vista operativo, la partecipazione del Comune al contrasto del riciclaggio (articolo 10, comma 4, del d.lgs. n. 231/2007) e dell’evasione fiscale (DL del 31/05/2010 n. 78, art. 18) rappresenta il percorso più consono per ripristinare l’equità fiscale fra i contribuenti e la concorrenza fra i soggetti economici. L’alleanza tra il Fisco e i Comuni non ha il solo scopo di recuperare a tassazione una maggiore materia imponibile, ma anche di rafforzare il fattore deterrenza, per scoraggiare i contribuenti dal porre in essere nuove ed ulteriori strategie per eludere i propri obblighi contributivi.

Si tratta di fare “RETE” e utilizzare le conoscenze dei fatti evasivi in una logica di multi-utilità per gli accertamenti di competenza dei diversi enti impositori. Le metodologie adottate su questo fronte presentano infatti una forte valenza anche nei confronti delle azioni che il Comune può adottare sul fronte del contrasto dell’illegalità e del fenomeno del riciclaggio associato all’evasione fiscale.

La Prevenzione fondamentale

A tal proposito, oggi, si rende necessario rafforzare analisi e strumenti utili per la prevenzione dei rischi di riciclaggio e infiltrazione criminale, anche associati alla gestione delle risorse del Pnrr e dei crediti determinati dalle ristrutturazioni edilizie del Superbonus 110%. Per quanto riguarda la prevenzione, i Comuni si sono impegnati nello sviluppo di un modello di gestione e rilevazione delle procedure volto a prevenire i fenomeni corruttivi e di riciclaggio, utilizzando soluzioni tecnologiche che consentissero la gestione intersettoriale delle informazioni e una diagnostica massiva dei fenomeni più rischiosi rilevati sul proprio territorio.

Rispetto al tema specifico della corruzione, un elemento fondamentale per la prevenzione del fenomeno è rappresentato dall’efficacia del sistema dei controlli interni al Comune. La progettazione e la gestione di questo sistema hanno consentito di mappare e analizzare i rischi e di avviare successivamente le procedure utili a prevenire fenomeni corruttivi attraverso l’impiego efficace delle risorse disponibili. Risulta infatti essenziale individuare gli interventi opportuni al fine di rendere sostenibile presso l’ente un processo continuo volto alla determinazione delle aree o dei settori più “rischiosi”, calibrando il sistema dei controlli con le effettive esigenze riscontrate.

L’adozione di soluzioni organizzative, metodologiche e tecnologiche si rivela fondamentale anche per quel che riguarda il tema dell’accertamento tributario, al fine di elaborare una casistica delle situazioni più a rischio, finalizzata alla trasmissione di segnalazioni qualificate e, quindi, potenzialmente, legate anche a fenomeni di riciclaggio.

Come agire

L’azione dei Comuni prevede, su entrambi i percorsi, l’ausilio di un sistema informativo diretto, in generale, condivisione delle informazioni in una logica inter-settoriale e inter-amministrativa. In altri termini, un sistema capace, grazie a un’apposita procedura, di incrociare le diverse banche dati (interne ed esterne all’ente) e segnalare in tempo reale le anomalie meritevoli di ulteriori approfondimenti da parte degli uffici. I casi significativi che emergono dall’analisi rafforzata possono essere oggetto di segnalazione alle autorità competenti.

Elemento essenziale che rende raggiungibile l’obiettivo consiste nel modello organizzativo, funzionale all’individuazione di anomalie, che possono successivamente scaturire in segnalazioni qualificate all’Agenzia dell’Entrate, e di misure di prevenzione e contrasto della corruzione e del riciclaggio. In sintesi, il modello individua un “termometro del rischio”, creando una correlazione tra dati di carattere soggettivo con altri di natura oggettiva, in modo da classificare” l’anomalia” (deviazione della regola comune).

Inserendo in un unico “motore” tecnologico alcune informazioni particolarmente significative (età, residenza, luogo di nascita, professione, numero proprietà immobiliari, titolarità di licenze commerciali, reddito, dichiarazioni Isee) è possibile calcolare il livello di rischio (alto, medio, basso o irrilevante) dei comportamenti di un soggetto sottoposto a controlli.

Viene in tal modo definita la probabilità che tale soggetto abbia commesso irregolarità e, di conseguenza, che si debbano avviare indagini mirate. Si procede, come avviene per gli Istituti di credito, a svolgere una “adeguata verifica rafforzata” al fine di convertire l’anomalia in vero e proprio sospetto di fenomeno di riciclaggio. Tutte queste attività rappresentano una parte significativa di ciò che l’Ente può realizzare rispetto al più ampio tema della legalità e consentono quel salto di paradigma da un’antimafia di facciata a un’azione vera e concreta di contrasto al malaffare.

*Funzionario Responsabile del Servizio Entrate del Comune di San Donato Milanese, e da circa due anni Presidente del Consiglio del Comune di Corsico (MI)

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