SE MESSINA DENARO DICESSE LA VERITÀ SULL’OMICIDIO DI MIO FIGLIO LO ASCOLTEREI

MATTEO MESSINA DENARO È IN CARCERE, DETENUTO AL 41 BIS. PROSEGUONO LE RICERCHE DEI COVI PER RINTRACCIARE DOCUMENTI E PROVE CHE CONTRIBUISCANO ALLA RICOSTRUZIONE DI TRENT’ANNI DI COSA NOSTRA. UNA STORIA DI STRAGI, OMICIDI, CONNIVENZE, SEGNATA DAL SANGUE DI TANTE, TROPPE VITTIME INNOCENTI. I FAMIGLIARI DI UOMINI, DONNE E BAMBINI UCCISI SENZA CHE AVESSERO ALCUN LEGAME CON LE LOGICHE MAFIOSE, ATTENDONO VERITÀ CHE FORSE LA CATTURA DEL SUPER LATITANTE POTREBBE SVELARE. TRA LORO CI SONO I GENITORI DI CLAUDIO DOMINO, AMMAZZATO IL 7 OTTOBRE DEL 1986 A SOLI 11 ANNI MENTRE GIOCAVA A PALLONE IN UNA PIAZZA DI PALERMO.
a colloquio con Graziella Accetta*

Non dobbiamo levare la speranza ai ragazzi”. Questo è stato il mio primo pensiero quando ho saputo la notizia.  So bene che ci sono voluti trent’anni, durante i quali si sono strette connivenze e complicità che hanno permesso ad un assassino di sfuggire alla giustizia, ma ora è stato preso: bisogna riconoscere il buon lavoro svolto dai Carabinieri e dai rappresentanti della magistratura.

Deve passare il messaggio che non c’è nulla da festeggiare, ma è stato assicurato un criminale pluriomicida a questa nazione, quindi lo Stato c’è. La speranza che un fatto storico di tale portata trasmette è condivisa da me e da mio marito come famigliari di una vittima innocente della mafia. La giustizia può arrivare.

La richiesta

Matteo Messina Denaro conosce direttamente mandanti ed esecutori di stragi e omicidi avvenuti in questi anni, se decidesse di parlare, noi saremmo disposti ad incontrarlo, ad ascoltarlo, purché dica la verità.

Ha due strade da scegliere: non collaborare, pagando la pena fino all’ultimo giorno della sua vita, portandosi dietro i suoi fantasmi o liberarsi e consentire anche a noi di avere la speranza di sapere di più.

Da 36 anni noi scontiamo la condanna: nessuno ci ridarà nostro figlio, ma da ieri possiamo credere di non aver perso la possibilità di capire chi e perché ha deciso di ammazzare un bambino, chiamandolo per nome, mentre giocava a pallone.

La nostra vita l’abbiamo dedicata alla ricerca di una spiegazione, ma non solo, abbiamo provato a dare voce alla storia di molte altre vittime innocenti. Quasi ogni giorno io vado nelle scuole a raccontare di tante bambine e bambini uccisi. Li chiamo i “semini della legalità”, perché rappresentano la memoria e il futuro di una terra bellissima che non può avere come simbolo il sangue di chi l’ha macchiata.

La cattura di Messina Denaro conferma il messaggio: un mafioso che ha diffuso paura, reverenza, odio su cui ha costruito ricchezze e potere, alla fine è stato chiuso in una strada senza uscita, privato del bene più prezioso, la libertà. Questo è il destino dei mafiosi. Se andassi nelle scuole a parlare della trattativa presunta che gli ha permesso di condurre questi trenta anni di latitanza, toglierei la fiducia fondamentale verso lo Stato che, seppur messa alla prova, noi non abbiamo mai perso.

Lo Stato c’è

Sono trascorsi trentasei anni dalla morte di Claudio. Con mio marito seguiamo diversi processi, soprattutto dopo quanto appreso la sera del 5 maggio del 2021 dal programma televisivo Atlantide: durante la puntata il giornalista Lirio Abbate e il magistrato Gianfranco Donadio rivelarono come anche l’omicidio di nostro figlio potesse rientrare tra i crimini commessi per conto di Cosa Nostra dall’ex poliziotto, soprannominato “Faccia da Mostro”.

Subito dopo la stessa trasmissione siamo stati ricevuti dalla Procura di Palermo: c’è un rapporto di rispetto che ci lega a coloro che lavorano per la ricerca della verità. Non ne potrò mai avere nei confronti di chi non ha avuto la coscienza di fermarsi davanti all’omicidio di donne e bambini, come il boss finalmente dietro le sbarre. Tuttavia, se deciderà di liberarsela, parlando, io vorrei ascoltare. Lo farei portando nel mio cuore non solo Claudio, ma anche tutte le vittime innocenti o figli di vittime innocenti, alcuni ancora in attesa che venga riconosciuta la loro condizione.

Non mi interessa sapere che orologio indossi o quali negozi di lusso abbia frequentato il boss, vorrei che si scoprissero i troppi silenzi che hanno coperto assassini e complici.

La nostra non è, non sarà mai, sete di vendetta, ma richiesta di giustizia nel rispetto delle regole dello Stato. Noi non siamo cannibali, così definisco i mafiosi che hanno sparato ad una madre in attesa del proprio figlio mentre pregava in ginocchio che non uccidessero lei e il suo bambino. Se Matteo Messina Denaro è malato, deve essere curato, ma deve finire i suoi giorni in galera, soprattutto se non collabora. Noi non neghiamo i diritti a chi, pure, non ha avuto scrupoli nel negare la vita ai nostri cari. Anzi, io auguro a Messina Denaro di campare altri cento anni, in modo che, forse, possa convivere con i suoi fantasmi fino alla fine.

Domani mattina (oggi per chi legge ndr) andrò in una scuola della nostra bella città, Palermo, è l’anniversario del compleanno di Paolo Borsellino, non bado alle ricorrenze, ma sarà un ulteriore stimolo per ribadire agli studenti: il super latitante è stato preso, non servono feste, solo che continuiate a credere nelle istituzioni e nella giustizia. Dalla Sicilia al Trentino io proseguirò il mio impegno di sensibilizzazione con ragazze e ragazzi per dimostrare che la mafia si può combattere ogni giorno, scegliendo di stare dalla parte della bellezza, della legalità e della libertà.

*mamma di Claudio Domino, vittima innocente della mafia

 

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