“Mafia, etica e politica. La responsabilità delle scelte”: oggi, a Roma, il 21 marzo e il seminario di Avviso Pubblico

Sindaci e amministratori locali provenienti da ogni parte d’Italia si sono dati appuntamento questa mattina a Roma per celebrare insieme la XXIX Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti di mafia. Hanno marciato con le loro fasce tricolori a fianco delle centinaia di familiari di vittime di mafia che oggi insieme a tantissimi studenti e studentesse, rappresentanti delle forze dell’ordine, della magistratura, del terzo settore e liberi cittadini e cittadine hanno colorato le strade e le piazze di Roma da Piazza dell’Esquilino fino a Circo Massimo.

Dal palco del Circo Massimo il Presidente di Avviso Pubblico Roberto Montà è intervenuto prima della lettura delle 1081 vittime innocenti di mafia ricordando che “Dobbiamo vivere quest’atto come una preghiera civile, che rivolgiamo alle nostre coscienze e alla nostra responsabilità nell’essere al servizio delle istituzioni repubblicane con la disciplina e onore che ci è richiesta. Dobbiamo dire basta ai silenzi, che diventano omertà, basta alla convivenza che diventa connivenza, basta alle scorciatoie che diventano modo di intendere la vita a discapito degli altri e dei più deboli”.

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A margine della manifestazione si è svolto il seminario di Avviso Pubblico intitolato “Mafia, etica e politica. La responsabilità delle scelte”. “Partiamo dal presupposto che la criminalità organizzata si combatte solo con la legalità organizzata, che va vissuta e praticata da tutti, ciascuno in relazione alle proprie responsabilità”, ha spiegato in apertura dell’incontro il Presidente di Avviso Pubblico Roberto Montà. “Oggi è il giorno della memoria, in cui ricordiamo le vittime di mafia, riconoscendo loro uguale dignità. Ma perché questo non resti un elemento testimoniale, è necessario prendersi degli impegni concreti. È quanto chiediamo alle candidate e ai candidati alle prossime Elezioni Amministrative ed Europee, in questo Appello che lanciamo oggi insieme a Libera. C’è bisogno di una politica credibile, ma questa ha bisogno a sua volta di una legittimazione popolare”.

“L’Appello che presentiamo oggi chiede a chi si candida di parlare nelle campagne elettorali di mafia e corruzione, che sono un pericolo concreto per la nostra democrazia. Di parlare di un paese che ha 192 miliardi di euro di economia sommersa, che vuol dire affari con le mafie e con i disonesti e che vuol dire meno servizi per i cittadini onesti. Un Appello che parte dal chiedere di non aver paura di dire come si finanziano le campagne elettorali, per ricostruire quel senso di fiducia con la cittadinanza che si va sempre più sfilacciando. Lanciamo questo Appello per chiedere un impegno in investimenti, in educazione, sensibilizzazione e formazione, per dare ai nostri giovani maggiori strumenti e un futuro migliore, libero da mafie e corruzione”, ha concluso Montà.

Scarica l’Appello di Avviso Pubblico e Libera rivolto ai candidati e alle candidate alle Elezioni Amministrative ed Europee

A seguire il sindaco di Bari Antonio Decaro dopo aver ringraziato Avviso Pubblico per il quotidiano impegno al fianco di tutti gli amministratori e le amministratrici locali ha dichiarato: “Noi dobbiamo fare fronte comune, l’impegno di tutti noi è questo. Per questo oggi è stata una manifestazione importante perché al fianco del lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura ci dev’essere quello dell’antimafia sociale, delle associazioni, delle scuole, delle parrocchie. Sono loro che ci aiutano spesso a non sentirci soli e a ricordarci che noi, con la nostra fascia tricolore, rispondiamo ai principi della Repubblica che sono scritti sulla carta Costituzionale. Giovanni Falcone diceva «Il tema non è avere o non avere paura ma è come non farsi condizionare». E un sindaco è come un magistrato non si può far condizionare dalla paura ma deve reagire e tutelare la propria città”.

Il Sostituto Procuratore Giuseppe Gatti dopo aver salutato i ragazzi e le ragazze presenti in sala ha aggiunto: “Le mafie sono cambiate ma non hanno abbandonato la forza della sopraffazione. Sono entrate nel narcotraffico internazionale e questo ha cambiato le carte in tavola. E grazie a questo controllo alterano gli equilibri dei mercati, delle democrazie avvicinandosi sempre di più ad un livello di prossimità con la cittadinanza”. “Per questo la potenza delle mafie siamo noi – ha concluso il sostituto procuratore – Siamo noi, con il nostro appoggio o anche solo con la nostra indifferenza che diamo loro la forza. Per questo la solidarietà e la vicinanza a tutti coloro che vengono minacciati e intimiditi è un dovere della Repubblica, perché come ci ricordava Rita Atria «per sconfiggere la mafia la prima cosa da fare è combattere la mentalità mafiosa che è dentro di noi»”.

A seguire il professore dell’Università di Urbino Fabio Bordignon: “C’è un problema, sempre più evidente nel nostro paese, che riguarda la rappresentanza democratica. Le indagini ne registrano diversi segnali: l’insoddisfazione per il funzionamento delle istituzioni, l’apertura, da parte dei cittadini, alle «alternative» rispetto al modello democratico. La partecipazione politica e sociale, secondo il Rapporto su Gli Italiani e lo Stato LaPolis-Demos, fatica a tornare sui livelli pre-covid. L’astensione ha fatto registrare un’impennata senza precedenti. E per una quota rilevante di astenuti la mancata partecipazione è una «scelta» che si lega proprio a motivazioni legate al nodo della rappresentanza. Ma la democrazia può sopravvivere senza il coinvolgimento e l’impegno delle persone?”.

“Gli enti locali sono oggi in prima linea nell’utilizzo degli strumenti di prevenzione della corruzione, presidio di legalità contro i condizionamenti occulti dei poteri criminali – ha aggiunto il professor Alberto Vannucci dell’Università di Pisa – Occorre però dare sostanza, al di là del mero adempimento, ed efficacia al loro impiego, ed è perciò necessario restituire credibilità e onore alla politica. La Carta di Avviso Pubblico, riconosciuta come buona pratica anticorruzione dalla Commissione Europea, ha precisamente questa valenza: un codice etico che si fa bussola per indirizzare l’impegno di tanti verso una buona politica e una buona amministrazione tradotta in pratica quotidiana nel rapporto con la cittadinanza”.

A seguire due fortissime testimonianze di amministratori e amministratrici locali in prima linea del Nord e del Sud Italia. La Vicesindaca della Città di Torino, Michela Favaro, promotrice di progetti e attività che rafforzano il fronte culturale antimafia e il sindaco di Cellamare Gianluca Vurchio, più volte minacciato e aggredito, che sperimenta su di sé la violenza e l’arroganza del potere criminale che punta a condizionare le politiche locali.

La Vicesindaca Favaro ha raccontato l’impegno portato avanti dal suo comune negli ultimi anni: “Sono due anni che a Torino abbiamo cercato di mettere in pratica la legalità, attraverso un assessorato dedicato al tema. Lo abbiamo fatto su più livelli: abbiamo iniziato a collaborare attivamente con la Guardia di Finanza siglando un protocollo per favorire la trasparenza e prevenire le infiltrazioni criminose negli appalti relativi al Pnrr; abbiamo attivato collaborazioni con le altre istituzioni proprio perché come diceva il Presidente Montà il nemico da contrastare è organizzato. Grazie ad Avviso Pubblico stiamo contribuendo a creare una rete di legalità organizzata che vuole aiutare tutte le istituzioni ad essere più forti, incrociando e mettendo a disposizione i dati di cui ognuno dispone. Abbiamo infine organizzato le Giornate della legalità. Le abbiamo chiamate Spazi aperti in luoghi chiusi. Abbiamo cercato di avvicinare i cittadini alle istituzioni, soprattutto i più giovani perché anche loro devono sentire di poter fare qualcosa e tutto questo aiuta la democrazia a rinforzarsi e la comunità a crescere”.

Gianluca Vurchio, Sindaco di Cellamare e infermiere di servizio sulle ambulanze, da qualche tempo sottoposto a misure di vigilanza, ha raccontato la sua drammatica storia di amministratore locale del Sud Italia: “Mi sono insediato a giugno 2019 e a dicembre dello stesso anno ho ricevuto la prima lettera di minacce anonima che ho prontamente denunciato. A gennaio 2020, esattamente un mese dopo, una bomba è stata fatta esplodere nei campetti di calcio inaugurati pochi mesi prima. Un luogo di socialità, uno spazio indispensabile per i giovani. Viene distrutto un sogno, l’amministrazione comunale nel giro di pochi mesi impegna 50 mila euro per ripristinare questo luogo. A gennaio 2020 l’auto di un assessore viene data alle fiamme, a dicembre 2021 una moto mi insegue e mi puntano un’arma da fuoco. A gennaio 2022 un altro inseguimento, l’auto mi insegue fino a fuori casa. A dicembre 2023 mentre rientro da una riunione provano nuovamente a fermarmi con un’autovettura. Anche qui riesco a prendere il numero di targa e a chiamare i carabinieri. A gennaio 2024 apprendo la notizia di due arresti nella mia città. Queste due persone oggi sono in carcere e la magistratura e la giustizia faranno il loro corso. Ma apprendo dalle parole di un pentito che «i clan si volevano infiltrare in un comune ma il Sindaco Vurchio non ha abbassato la testa e per questo lo hanno minacciato». Per fortuna mi è stata vicina la mia comunità e questo mi ha dato la forza di andare avanti. Non bisogna mai voltare la testa dall’altra parte soprattutto quando si è amministratori locali”.

A chiudere il seminario, moderato dalla giornalista Floriana Bulfon, la Presidente della Commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo: “Archiviare la stagione stragista è stata una strategia per le mafie. Perché sparare non conviene più. Conviene di più comprarsi i voti in maniera silenziosa. Quello che però oggi voglio dirvi è che l’Italia rimane un modello antimafia unico al mondo. A noi rappresentanti della Commissione parlamentare antimafia giornalmente ci chiamano per raccontare l’esperienza italiana e quando andiamo a spiegare tutto quello che abbiamo fatto partiamo proprio dalla legge Rognoni- La Torre. Oggi abbiamo solo bisogno di aggiornare gli strumenti non i principi perché siamo di fronte ad una nuova mafia, la mafia 4.0 che usa i bitcoin, che va sulle piattaforme digitali per spostare miliardi di euro, che utilizza il criptofonino…Ma è altrettanto urgente una presa di coscienza comunitaria, la capacità di guardarci in faccia, di non votare coloro che fanno accordi con la criminalità organizzata perché è vero che bisogna che ci sia responsabilità ed etica da parte dei candidati ma lo stesso deve valere per tutti i cittadini e le cittadine”.

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