CHI COLPISCE UN AMMINISTRATORE LOCALE MIRA L’INTERA COMUNITÀ E PUNTA ALLA DEMOCRAZIA DEL PAESE

IL RAPPORTO “AMMINISTRATORI SOTTO TIRO” 2022, PRESENTATO IL 26 GIUGNO A ROMA PRESSO LA FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA STAMPA ITALIANA, ALLA PRESENZA DEL MINISTRO DELL’INTERNO MATTEO PIANTEDOSI, RESTITUISCE L’IMMAGINE DI UN PAESE IN CUI SVOLGERE UN RUOLO POLITICO O AMMINISTRATIVO ALL’INTERNO DI UN ENTE LOCALE RISULTA ESSERE SPESSO PERICOLOSO.
Il contributo di Claudio Forleo*

Sebbene i dati dello scorso anno – censiti 326 atti intimidatori e minaccia– facciano registrare un sensibile calo (-24%) rispetto al 2021, non ci si può permettere di abbassare la guardia. Per almeno tre motivi.

Il primo è relativo a quella che definiamo “cifra oscura”, ovvero l’ammontare non irrisorio di atti intimidatori che non vengono pubblicamente denunciati, ma che spesso sono a conoscenza dell’autorità giudiziaria e delle forze dell’ordine che indagano, e che talvolta emergono a distanza di anni.

Il secondo aspetto, più preoccupante, riguarda la corrispondenza fra atti intimidatori perpetrati e realmente denunciati. Non possiamo dimenticare l’indagine conoscitiva sul fenomeno delle intimidazioni contro gli amministratori locali, promossa nel 2021 dalla Prefettura di Milano, da Anci Lombardia e Avviso Pubblico, con il supporto dell’Università degli Studi di Milano. Da quel monitoraggio, che aveva coinvolto 300 sindaci, 607 amministratori locali e 457 tra segretari comunali e direttori generali della più popolosa regione d’Italia, emergeva come rispetto al numero di effettive denunce di atti intimidatori subiti, molti di più erano gli amministratori locali e funzionari che non lo avevano segnalato, considerando la denuncia “inutile”..

Una terza evidenza giunge dall’analisi dei casi censiti nel 2022: meno atti intimidatori emersi, ma connotati da un aumento complessivo della violenza. Se negli ultimi anni il maggior numero delle minacce era veicolata attraverso i social network, lo scorso anno gli incendi – di auto, case, edifici e strutture comunali – sono stati la principale tipologia di intimidazione utilizzata, quasi un caso su cinque. Una violenza che si è palesata soprattutto nel Mezzogiorno, dove il 40% complessivo dei casi ha visto amministratori locali e dipendenti degli Enti locali essere minacciati mediante roghi e aggressioni fisiche.

Inoltre, mentre gli atti intimidatori diminuiscono in gran parte delle province italiane, vi sono territori in cui il fenomeno si è confermato estremamente intenso, nonché violento. Napoli, Agrigento, Lecce, Foggia, Crotone, Reggio Calabria e Sassari sono alcune delle province in cui il 2022 non ha portato alcun miglioramento significativo.

Minacce e scioglimenti per mafia: la fragilità dei piccoli Comuni

Proseguendo nell’analisi dei dati sul 2022, vengono fuori altre evidenze, in continuità con il recente passato. Dei 227 Comuni sui cui territori lo scorso anno sono stati registrati atti intimidatori, ben 44 hanno subito in passato scioglimenti per infiltrazioni mafiose.

Il collegamento fra intimidazioni e influenze mafiose nell’Ente locale si palesa anche in un altro dato: anche lo scorso anno i Comuni maggiormente colpiti da atti intimidatori sono stati quelli al di sotto dei 20mila abitanti (il 45% del totale). Contestualmente, se analizziamo la dimensione demografica dei 277 Comuni che dal 1991 ad oggi hanno subito uno o più scioglimenti per mafia, notiamo che nel 52% dei casi risiede una popolazione inferiore ai 10mila abitanti.

I piccoli Comuni si confermano dunque i più vulnerabili, soprattutto nelle aree del Paese ad alta densità mafiosa. Le organizzazioni criminali sono una minoranza, ma una minoranza organizzata. Se in alcune zone riescono a controllare anche solo il 10-20% dei voti, questa percentuale risulta determinante nell’elezione di questo o quel sindaco. Le intimidazioni rivestono un ruolo in questo processo: si minaccia non solo per allontanare e isolare le persone oneste, ma anche per provare ad agganciare soggetti a cui chiedere successivamente il conto.

L’anomalia italiana

Grazie alla collaborazione con ACLED (Armed Conflict Location & Event Data Project), organizzazione no-profit che porta avanti un progetto di raccolta, analisi e mappatura degli eventi di violenza politica e di protesta riportati in tutto il mondo, il Rapporto 2022 prova a rispondere ad una domanda: il fenomeno “Amministratori sotto tiro” è un’esclusiva italiana?

“Gli atti di violenza e intimidazione contro gli amministratori locali sono un fenomeno diffuso a livello mondiale. Tra i maggiori fattori di rischio vi sono la presenza di conflitti armati e dispute territoriali, la proliferazione di gruppi armati in competizioni elettorali e l’incidenza di fenomeni criminali e corruttivi a livello locale.

Tra il 2020 e il 2022, l’Italia registra circa il 75 per cento di tutti gli atti di violenza e intimidazione dell’Unione Europea. Anche a fronte di una possibile maggiore sensibilità e attenzione da parte dei media nei confronti di queste azioni, il dato italiano rappresenta un’anomalia a livello continentale” ha spiegato nel corso della presentazione Andrea Carboni, Direttore Analisi di ACLED,

Una questione (anche) culturale

Ciò che infine emerge da 12 anni di monitoraggio – ed oltre 5.000 casi censiti da Avviso Pubblico in tutto il Paese – è che non si tratta di un fenomeno esclusivamente criminale. Ogni anno circa il 30% delle intimidazioni viene messo in atto da comuni cittadini. È evidente che oltre alle strategie di repressione e sanzione, è necessario stimolare una cultura del rispetto delle persone.

Tutte le attività di educazione e sensibilizzazione portati avanti da Avviso Pubblico con le Prefetture e con i Comuni beneficiari del Fondo per la legalità e per la tutela degli amministratori locali vittime di atti intimidatori, istituito con la Legge di Bilancio 2022, hanno riscontrato particolare attenzione.

È necessario dare continuità a quei progetti che mirano a promuovere la cultura della legalità e l’educazione civica tra i più giovani, facendo loro conoscere in modo più ravvicinato il funzionamento degli Enti locali. Lo ribadiamo da oltre un decennio: chi colpisce un amministratore locale non mette nel mirino una persona, ma la comunità nella sua interezza e la democrazia del sistema Paese.

*Curatore del Rapporto. Responsabile dell’Osservatorio parlamentare di Avviso Pubblico

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