DEFINANZIAMENTO FONDI PNRR PER I BENI CONFISCATI: MESSAGGIO NON POSITIVO PER LA LOTTA ALLE MAFIE. IL GOVERNO GARANTISCA IN TEMPI RAPIDI LE MISURE ECONOMICHE ALTERNATIVE DI SOSTEGNO

Il 27 luglio il Governo, tramite il ministro Raffaele Fitto, ha presentato la proposta di revisione del PNRR, che sarà oggetto di confronto a livello europeo, la quale prevede il definanziamento di alcune misure, per un totale di 15,89 miliardi di euro.

Tra le misure definanziate vi è anche quella relativa alla “Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie”, ammontante a 300 milioni di euro. Si tratta di una misura finanziaria di grande importanza, unica nella storia dei ventisette anni della legge 109/96 e dei 41 anni dalla legge Rognoni-La Torre, a cui hanno attinto diversi enti locali italiani, in particolare del Mezzogiorno, i quali in moltissimi casi hanno già redatto i progetti di valorizzazione e assegnato i lavori alle imprese.

La misura decisa dal Governo, se motivabile come necessaria per affrontare i ritardi registrati nella messa a terra del PNRR e per evitare il rischio di perdere dei finanziamenti cospicui, trasmette, tuttavia, un messaggio non positivo per quanto riguarda la lotta alle mafie e rischia di creare seri problemi agli enti locali e al rapporto tra questi ultimi con il sistema delle imprese e le stesse autorità di governo.

È bene ricordare che il valorizzare un bene confiscato a mafiosi e corrotti, utilizzandolo per fini sociali e istituzionali, è un modo concreto per trasmettere l’autorevolezza e la presenza dello Stato sui territori, per dimostrare che le mafie e i sistemi corruttivi non sono né impunibili né invincibili, per rafforzare la credibilità della politica, la fiducia dei cittadini verso le istituzioni e, da ultimo, per favorire lo sviluppo economico-sociale.

Il Ministro Fitto ha dichiarato che le misure definanziate troveranno comunque realizzazione attingendo alle risorse della Coesione e del Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC). Occorre che alle parole seguano i fatti e che il più rapidamente possibile il Governo emani un provvedimento che confermi i 300 milioni da utilizzare per valorizzare i beni confiscati.

È fondamentale, inoltre, che i finanziamenti coperti con le nuove misure non siano distratti da altri progetti relativi ai programmi di sviluppo e coesione, in particolare nelle regioni in condizioni socio-economiche più critiche.

Non possiamo rischiare che tanti beni già destinati ai Comuni rimangano inutilizzati ed in stato di abbandono. Questo rappresenterebbe una sconfitta per lo Stato. Gli enti locali, in quanto istituzioni più vicine ai cittadini e in prima linea nell’utilizzo dei beni confiscati insieme a tante realtà del Terzo Settore, hanno bisogno di certezza e di sentire uno Stato schierato apertamente e credibilmente contro le mafie e la corruzione.

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