Notizie sull’iter. La proposta di legge AC 3235 è stata presentata il 16 luglio 2015 da oltre 200 deputati, appartenenti a diversi gruppi parlamentari e iscritta all’esame da parte delle Commissioni Giustizia e Affari Sociali, su indicazione del gruppo Sinistra Italiana, come provvedimento in quota opposizione, abbinato ad altre proposte riguardanti la stessa materia. L’esame di merito in sede di Commissione, assieme alle altre numerose proposte di legge in materia, è stato avviato il 26 novembre 2015, anche attraverso un ampio ciclo di audizioni con magistrati, esperti e rappresentanti di associazioni nell’ambito di un’apposita indagine conoscitiva. Dato l’elevato numero degli emendamenti, le Commissioni non hanno ultimato il loro lavoro (vedi seduta del 21 luglio 2016). Il 25 luglio 2016 l’Aula di Montecitorio ha avviato la discussione delle linee generali; sono state presentate due richieste di rinvio pregiudiziale, una di merito e l’altra di costituzionalità. Il 6 ottobre 2016 è stato deliberato il reinvio del testo in Commissione. Le Commissioni Giustizia e Affari sociali hanno ripreso l’esame delle proposte di legge il 16 novembre 2016 e poi il 21 marzo 2017, deliberando la costituzione di un comitato ristretto per l’esame delle altre proposte di legge, ivi inclusa la proposta di legge di iniziativa popolare (AC 4145) (vedi da ultimo la seduta del 18 luglio 2017). Il 26 luglio 2017 la Commissione ha deliberato l’adozione di un nuovo testo base proposto dal Comitato ristretto; il 14 settembre 2017  e il 19 settembre 2017 è stato riavviato il dibattito in Commissione. Le Commissioni hanno ultimato l’esame degli emendamenti il 26 settembre 2017 e il 27 settembre 2017, in previsione della discussione in Assemblea, inizialmente prevista per il 28 settembre 2017 è successivamente slittata al 18 ottobre 2017. Nella seduta del 17 ottobre 2017 in Commissione Bilancio sono emersi problemi di copertura finanziaria (per la nuova Relazione tecnica della Ragioneria generale dello Stato clicca qui): la Commissione Bilancio ha infine espresso il proprio parere nella seduta del 18 ottobre 2017. La Camera ha approvato il 19 ottobre 2017 il provvedimento (AC 76-A/R: clicca qui). Il disegno di legge è ora all’esame del Senato (S.2947).

Si segnala che il 4 ottobre 2017  il Senato non aveva approvato la dichiarazione d’urgenza in ordine al disegno di legge S.2768.

Principali contenuti del provvedimento. Il progetto di legge, nel testo approvato dalla Camera (di contenuti più circoscritti rispetto al testo iniziale delle diverse proposte di legge), consta di 12 articoli.

L’art. 1 precisa le finalità della legge, volta a regolamentare l’uso dei medicinali di origine vegetale a base di cannabis, garantendo l’equità nell’accesso a tali medicinali da parte dei pazienti che ne abbiano necessità, su prescrizione del medico, a promuovere la ricerca scientifica sui possibili ulteriori impieghi della cannabis a uso medico e a sostenere lo sviluppo di tecniche di produzione e trasformazione della cannabis.

Gli artt. 2 e 3 precisano le modalità cui deve attenersi il medico nella prescrizione di tali medicinali.

Gli artt. 4, 5 e 6 disciplinano il monitoraggio delle prescrizioni da parte di regioni e province autonome, anche ai fini della determinazione del fabbisogno e della relativa produzione da parte in particolare dello stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze.

Gli artt. 7, 8 e 9 riguardano le campagne informative e formative nei confronti dei medici e dei farmacisti sull’impiego dei medicinali di origine vegetale a base di cannabis e l’attività di ricerca scientifica.

L’art. 10 modifica alcune tabelle del Testo unico stupefacenti del 1990.

L’art. 11 stabilisce l’aliquota IVA del 5% per i medicinali di origine vegetale a base di cannabis.

L’art. 12 dispone che le amministrazioni pubbliche interessate provvedano all’attuazione della legge nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili.

Per ulteriori approfondimenti consulta i dossier del Servizio Studi della Camera. Si segnala che una parte del testo è stata recepita all’interno della legge n. 172 del 2017.

Il dibattito parlamentare. Alcune proposte di legge partivano dal presupposto che decenni di legislazione proibizionista non abbiano sortito effetti sulla diminuzione del consumo di cannabis e dei suoi derivati, e che i Paesi che abbiano sperimentato la legalizzazione (Portogallo, Spagna, Olanda, alcuni Stati degli USA) non abbiano conosciuto un significativo aumento dei consumatori di canapa indiana. Come sostenuto dalla relatrice in Aula, on. Miotto, il testo è “un patchwork che contiene l’esperienza olandese della coltivazione per uso personale fino a 5 piantine; la coltivazione in associazione di cinquanta soci, prevista in Spagna; la vendita in esercizi commerciali dedicati, come in Colorado; l’introduzione del monopolio di Stato, recentemente prevista in Uruguay”. Gli scopi basilari del progetto di legge ed i principali effetti sperati sono stati efficacemente espressi anche nelle osservazioni della Direzione nazionale antimafia al progetto di legge Giachetti: che peraltro ha espresso dubbi su alcuni aspetti della stessa proposta, come vedremo più avanti:

  • rilevante liberazione di risorse umane e finanziarie in diversi comparti della pubblica amministrazione;
  • un’importante liberazione di risorse nel settore della giustizia, dove sono decine di migliaia i procedimenti penali che richiedono l’impiego di magistrati, cancellieri ed ufficiali giudiziari;
  • perdita secca di importanti risorse finanziarie per le mafie e contestuale acquisizione di risorse per lo Stato attraverso la riscossione delle accise;
  • prosciugamento di risorse economiche e finanziarie per il terrorismo integralista che controlla la produzione afgana di cannabis;
  • rilancio della azione strategica di contrasto che deve incidere sugli aspetti di aggressione e minaccia che il narcotraffico porta alla salute pubblica (attraverso la diffusione di droghe pesanti e sintetiche) e alla libera concorrenza (attraverso il riciclaggio).

Al contrario, gli oppositori della proposta di legge contestano le possibilità di un mercato legale accanto a quello illegale gestito dalle mafie, dato il loro vantaggio competitivo fornito dai basti costi di produzione, controllo e commercializzazione. A tale proposito l’on. C. Sarro, citando la posizione del procuratore antimafia Nicola Gratteri, afferma che “il concreto guadagno che verrebbe sottratto alle mafie sarebbe – cito testualmente – ridicolo. Questo perché, mentre un grammo di cocaina costa al mercato illecito 50 euro, un grammo di marijuana costa 4 euro, e, soprattutto, non considera un altro dato: mediamente, ogni cento tossicodipendenti, solo il 5 per cento usa droghe leggere e, di questa percentuale, il 75 per cento sono minorenni”.

Viene poi sottolineato l’interesse da parte delle stesse organizzazioni criminali ad infiltrarsi nel mercato legale della cannabis, analogamente a quanto accaduto in altri settori (come quello del gioco d’azzardo): perplessità sono espresse dalla Dna con riguardo all’ipotesi sia della coltivazione associata sia della cd. coltivazione individuale domestica, a favore invece di un rigido sistema di monopolio di Stato.

(ultimo aggiornamento 25 ottobre 2017)                       (Con la collaborazione del dott. Francesco Casella, studente del Master in Analisi, prevenzione e contrasto della corruzione e della criminalità organizzata dell’Università di Pisa)