PRESENTATO IL VI RAPPORTO CRIMINALITÀ ORGANIZZATA IN TOSCANA NEL 2021

Presenza pulviscolare di soggetti e investimenti criminali sul territorio regionale; forme organizzative reticolari e tendenzialmente poco strutturate; forte vocazione imprenditoriale che si esprime nel mercato e nei territori, attraverso attività di riciclaggio e attraverso imprese mafiose con sede legale nella regione”. Sono queste le principali caratteristiche della cosiddetta “variante” toscana, che distingue la presenza mafiosa tipica della regione.

Una mafia dedita all’imprenditoria quella fotografata nel Sesto Rapporto sui Fenomeni di Criminalità Organizzata e Corruzione in Toscana, presentato giovedì 15 dicembre alla Sala delle Esposizioni di Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze. “Sono emersi nuovi elementi che segnalano un elevato rischio rispetto a forme di radicamento organizzativo tradizionale delle mafie nazionali nel contesto regionale”, scrivono i ricercatori del report, che fornisce un quadro preciso dei quarantacinque principali episodi di proiezione criminale.

Da qui emerge chiaramente il “salto evolutivo” delle forme di organizzazioni tradizionali, come la ‘ndrangheta che dimostra una matrice sempre più poli-criminale delle attività economiche, con una elevata diversificazione degli investimenti nei mercati legali e illegali sul territorio, “che viene utilizzato da questi gruppi come un mercato sia di transito – integrato in reti transnazionali di narcotraffico – sia, allo stesso tempo, di radicamento economico – con l’avvio di imprese che hanno sede legale nella regione ed operano nel suo tessuto economico non per fini di mero riciclaggio“.

A preoccupare è la capacità dei clan di creare estese reti di interessi e collusioni con alcuni operatori economici locali a vari livelli, oltre ad essere in grado di alterare i principi di libera concorrenza e integrità nel mercato dei contratti pubblici.

Sono state in tutto 8.206 le segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio, con una crescita del 22,6% rispetto al 2020. Dato che porta la Toscana all’ottavo posto in Italia e Firenze la prima realtà in Toscana.

“La Toscana si è scoperta vulnerabile in questo trentennio di ricorrenti crisi che hanno colpito in fasi distinte i diversi settori dell’economia e della società toscana, senza risparmiare nessun territorio – spiegano Donatella Della Porta e Salvatore Sberna della Scuola Normale Superiore di Pisa –. In alcuni casi alle crisi è corrisposto un complessivo declino dei sistemi produttivi locali e del loro tessuto sociale, mettendo in discussione modelli, apparentemente resilienti, perché capaci un tempo di coniugare sviluppo locale e capitale sociale”.

Il dato che emerge chiaro nel rapporto è che mafie e corruzione cavalcano queste fragilità, accelerando e aggravando gli effetti negativi delle crisi. Ecco perché – concludono i ricercatori – si sente l’esigenza di attivare nuovi meccanismi di accountability sociale che alimentino processi di monitoraggio civico dal basso”.

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