Premessa. La Commissione Antimafia ha approvato il 7 febbraio 2018 la relazione conclusiva sui lavori svolti nell’intera legislatura, che fornisce un quadro dettagliato sulle politiche di contrasto delle diverse organizzazioni criminali. In questa scheda si riassume l’analisi e le proposte della Commissione riguardanti le infiltrazioni mafiose negli enti locali e la trasparenza delle liste elettorali, contenute nel capitolo 4.7, intitolato “Mafie e politica locale”.
1. Il fenomeno delle amministrazioni sociali sciolte per mafia. La Commissione sottolinea il “fortissimo interesse da parte dei gruppi criminali per le risorse gestite dagli enti locali e di una strategia volta a condizionare dall’interno le singole amministrazioni, a partire da quelle dei comuni di più limitate dimensioni, al fine di indirizzarne le decisioni di spesa”; regioni ed enti locali sono “utilizzati come porta d’accesso per l’infiltrazione nella struttura amministrativa e istituzionale del Paese”: nelle motivazioni degli scioglimenti dei consigli comunali degli ultimi anni “viene evidenziata sempre più una impressionante correlazione tra presenze mafiose nelle istituzioni, investimenti pubblici in opere infrastrutturali e corruzione”, specie nelle Amministrazioni del Nord. Ciò ha determinato un “progressivo deterioramento delle condizioni di legalità in seno a molti enti locali – prevalentemente ma non esclusivamente meridionali”. I dati preoccupanti sul numero di comuni e aziende sanitarie sciolte per infiltrazioni sciolti dal 1991 ad oggi, ed anche nell’ultimo anno (consulta al riguardo il sito di Avviso Pubblico) inducono una riflessione complessiva sulla disciplina in materia al fine di migliorarne l’efficacia. Qui di seguito sono sintetizzate le proposte della Commissione, frutto di un’intensa attività di approfondimento, svolta nel corso di tutta la legislatura anche attraverso un elevato numero di missioni, volte ad acquisire dai rappresentanti istituzionali sul territorio elementi di conoscenza in ordine alle specifiche problematiche da loro affrontate (vedi in particolare le audizioni con il Ministro dell’Interno e su Roma capitale, Quarto e numerosi comuni sciolti negli anni scorsi).
Le proposte della Commissione: maggior ricorso alle commissioni di accesso. La Commissione, nel ribadire la validità della procedura prevista dalla legge e delle garanzie assicurate dal successivo vaglio effettuato dai giudici amministrativi, sottolinea che essa è però di norma avviata solo a seguito di inchieste della magistratura, mentre sarebbe “assolutamente necessario un più intenso utilizzo di questo istituto in tutti i casi”, incluse le società partecipate da regioni ed enti locali e i consorzi pubblici anche a partecipazione privata, “in cui vi siano indizi o siano avanzati fondati rilievi su possibili condizionamenti della criminalità organizzata sulle amministrazioni locali, proprio al fine di esaltare la funzione di acquisizione conoscitiva a scopo di prevenzione propria della procedura di accesso”.
Le proposte della Commissione: processo decisionale più trasparente. La Commissione avanza una serie di proposte volte ad assicurare la massima trasparenza in tutte le fasi della procedura e dei criteri applicati nei singoli casi nonché il puntuale rispetto della tempistica: pubblicazione in gazzetta ufficiale dell’istituzione delle commissioni di accesso, trasmissione alle Camere delle relazioni prefettizie e del Ministro, predisposizione semestrale della relazione governativa in materia, potere della Commissione Antimafia di richiedere relazioni specifiche al Governo sulla gestione straordinaria di alcuni comuni ovvero su casi di possibile condizionamento mafioso, corsia preferenziale per gli atti di sindacato ispettivo con i quali vengono avanzati dubbi sull’influenza dei gruppi criminali sulla gestione di specifiche amministrazioni locali, puntuale individuazione anche nel processo amministrativo delle responsabilità accertate dei soggetti coinvolti (su quest’ultimo aspetto leggi questa scheda): tutto ciò consentirebbe all’opinione pubblica e alle forze politiche una piena conoscenza delle problematiche emerse e delle misure predisposte per modificare l’azione amministrativa.
Le proposte della Commissione: la “terza via” tra scioglimento e archiviazione. La Commissione ritiene utile individuare una soluzione diversa dallo scioglimento “nei casi meno pervasivi di infiltrazione e condizionamento mafioso ….oppure quando il condizionamento si esercita esclusivamente nei confronti dell’apparato burocratico”: si ipotizza perciò il ricorso ad una “commissione di affiancamento che accompagni l’ente nel suo percorso di risanamento e faciliti l’adozione di tutte le misure idonee” come, ad esempio, “il controllo di legittimità degli atti, l’annullamento delle procedure di spesa viziate da gravi irregolarità, la mobilità obbligatoria presso altro ente dei dipendenti coinvolti o i provvedimenti urgenti di sospensione nelle more dell’adozione di provvedimenti disciplinari”. Tale soluzione potrebbe essere adottata anche al termine del periodo di gestione straordinaria, per “assistere i neo eletti che devono affrontare situazioni di particolare difficoltà, legate al forte radicamento nel territorio dei gruppi criminali, alla loro perdurante capacità di influire sulle scelte dell’amministrazione e a una debolezza strutturale dell’apparato burocratico”. La Commissione sottolinea infine la necessità di una riflessione “sull’intero sistema dei controlli di legittimità sugli atti delle amministrazioni locali e sul ruolo dei segretari comunali” nell’ottica di un rafforzamento dell’”attività di verifica preventiva, attraverso l’introduzione di nuove forme di vigilanza e controllo, eventualmente attivabili anche a richiesta, sugli atti degli enti locali”.
Le proposte della Commissione: rafforzare la gestione straordinaria. Un particolare risalto viene dedicato alla fase successiva allo scioglimento, al fine di potenziare l’azione di ripristino della legalità da parte della commissione straordinaria – e, successivamente, delle nuove amministrazioni – attraverso una serie di interventi volti a garantire le risorse umane e finanziarie necessarie per agevolare una gestione innovativa: in quest’ambito particolare attenzione deve essere posta al rinnovamento dell’apparato burocratico e alla formazione del personale.
Le proposte della Commissione: rivedere la disciplina della incandidabilità. La normativa in materia dovrebbe essere migliorata al fine di estendere l’incandidabilità per gli amministratori locali coinvolti nello scioglimento a tutte le prime tornate elettorali successive definendo in modo rigoroso anche la relativa procedura di accertamento
2.La trasparenza delle liste elettorali. Nelle conclusioni della relazione viene ribadita la necessità di un’attenta riflessione “in tema di rapporto tra mafia e politica, specialmente riguardo alla trasparenza e alla selezione delle candidature per le assemblee elettive e dei gruppi dirigenti, in particolare a livello locale” da parte dei partiti e movimenti politici, richiamando le parole del Ministro dell’Interno Minniti sul “patto solenne tra i partiti per respingere il voto mafioso” che determina un forte inquinamento del voto locale, in particolare nel Meridione.
Dal punto di vista normativo, la Commissione ripropone le indicazioni già emerse nel corso dei lavori di verifica dell’effettivo recepimento del codice di autoregolamentazione (“ispirato a una logica di trasparenza e di informazione ai fini del consapevole esercizio del diritto di scelta dell’elettore”) nella definizione delle candidature per le elezioni regionali del 2015 ed in numerosi comuni sciolti per infiltrazioni mafiose (cfr. la sintesi delle relazioni) e, in particolare:
- miglioramento della procedura di verifica, anche attraverso il completamento del casellario giudiziario, l’ampliamento dei termini ed il fattivo coinvolgimento da parte delle prefetture;
- autocertificazione pubblica da parte dei candidati in ordine a tutti i carichi penali pendenti (non solo quelli previsti dalla legge Severino), con decadenza dalla carica e incandidabilità successiva in caso di falsa dichiarazione.