PREMESSA. Il Ministro dell’Interno ha trasmesso alle Camere la Relazione sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel I semestre del 2022, della quale si riportano i punti salienti. La DIA ha messo a disposizione anche un abstract.

In particolare, l’attenzione è focalizzata sulle connotazioni strutturali e sulle linee evolutive delle principali mafie italiane (‘ndrangheta, Cosa nostra, Camorra, mafie pugliesi e lucane) e straniere, sul tema degli appalti pubblici e sulle attività di prevenzione del riciclaggio.

‘NDRANGHETA. La Semestrale, nella sezione dedicata alla ‘ndrangheta, evidenzia la vocazione affaristico-imprenditoriale che la connota e che le consente di diversificare investimenti ed ambiti economici di infiltrazione, a partire da quelli che subiscono maggiormente gli effetti della crisi finanziaria.

Oltre a questa capacità pervasiva e flessibile di ingresso nel contesto legale, un altro punto di forza è rappresentato dalla solida strutturazione su base familiare e dalle proiezioni, sia in altre Regioni sia all’estero, che l’organizzazione riesce a sviluppare e radicare.

Sul piano economico, in particolare, la ‘ndrangheta mostra la sua abilità a sfruttare la crisi di liquidità degli imprenditori in difficoltà economica, secondo un modello di iniziale sostegno, prima, e di subentro vero e proprio, poi, nelle governance societarie.

Particolarmente importanti sono, inoltre, i rapporti con la politica e, nello specifico, le attività di infiltrazione negli Enti Locali, con la finalità di acquisire il controllo delle risorse pubbliche e dei flussi finanziari, statali e comunitari, anche per accrescere il proprio consenso sociale. Nell’anno appena trascorso, sono significative le risultanze degli scioglimenti dei Comuni di Anzio e Nettuno, sul litorale laziale, in cui è stato rilevato il radicamento delle cosche reggine (traffico internazionale di stupefacenti; gravi infiltrazioni negli Enti locali).

La capacità di proiezione della ‘ndrangheta fa sì che questa sia presente, con Locali, in quasi tutte le regioni del nord Italia.

Del resto la Relazione sottolinea come la ‘ndrangheta sia l’assoluta dominatrice della scena criminale anche al di fuori dei tradizionali territori d’influenza con mire che interessano quasi tutte le Regioni (Lazio, Piemonte e Valle D’Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo e Sardegna), paesi europei (Spagna, Francia, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Austria, Repubblica Slovacca, Romania, Bulgaria e Malta), il continente australiano e quello americano (Canada, USA, Colombia, Perù e Argentina).

Tra le attività illecite, spicca il traffico di stupefacenti (con base nei porti strategici di Gioia Tauro, La Spezia, Vado Ligure, Livorno), il traffico illecito di rifiuti, le attività connesse all’usura e al racket delle estorsioni.

CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA. In Sicilia, la Relazione evidenzia, anche quest’anno, gli orizzonti di riorganizzazione e di rigenerazione di Cosa nostra che fa i conti con la prolungata assenza al vertice di una leadership solida e riconosciuta.

In questo quadro, da un lato emerge l’affermazione a capo di mandamenti e famiglie di nuovi esponenti che vantano un’origine mafiosa; dall’altro, anche per il ritorno in libertà di anziani capiclan, questi spesso risultano coinvolti nelle dinamiche criminali dei sodalizi di appartenenza.

Cosa nostra mantiene molto basso il livello di violenza, evitando allarmi nell’opinione pubblica anche per perseguire al meglio i propri obiettivi di arricchimento e di acquisizione di nuove posizioni di potere.

Le proiezioni verso l’esterno dell’isola continuano a essere di vari livelli (sia nel resto d’Italia sia all’estero, anche oltreoceano). In particolare, ciò riguarda Lazio, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Toscana dove si rilevano forme di infiltrazione nell’economia con la commissione di frodi fiscali e riciclaggio di capitali.

Accanto a Cosa nostra, con rapporti spesso di coesistenza e ad assetto variabile, insistono nel territorio siciliano anche altre organizzazioni mafiose: ad Agrigento, la Stidda; a Catania, alcune vere e proprie articolazioni di Cosa nostra e altri gruppi più distinti dalla prima; a Siracusa e Ragusa, le influenze sia di Cosa Nostra catanese sia della Stidda gelese. Questo rapporto di collaborazione e di suddivisione di aree e zone di interesse riguarda anche le organizzazioni criminali di etnia straniera, a partire dai sodalizi nigeriani basati sul cultismo.

Tra le attività illecite, spicca il traffico di stupefacenti, rispetto al quale la Relazione segnala l’esistenza di un canale preferenziale di negoziazione con le ndrine calabresi soprattutto per l’approvvigionamento di cocaina.

Accanto al traffico di droga, l’altro principale canale di approvvigionamento per Cosa nostra è rappresentato dalle pratiche di estorsione. L’evoluzione, sottolineata nella Relazione, è il ricorso più frequente a modalità persuasive e senza uso di violenza, con l’imposizione di forniture di beni, servizi e manodopera anche a prezzi leggermente superiori a quelli di mercato.

Come nelle scorse Relazioni, la DIA sottolinea l’interesse di Cosa nostra nel settore dei giochi e delle scommesse online, un settore particolarmente appetibile perché garantisce elevatissimi profitti a fronte di rischi molto modesti. Quel che emerge, in particolare, è la tendenza dei principali gruppi mafiosi a garantirsi la gestione, diretta o indiretta, di concessionarie di giochi e di sale scommesse, anche imponendo in maniera più rudimentale la sola installazione di slot machine in bar o tabaccherie, garantendosi una particolare forma di controllo del territorio, funzionale anche al riciclaggio dei capitali illecitamente accumulati.

L’interesse di Cosa nostra riguarda, infine, anche i fondi comunitari di sostegno allo sviluppo agricolo. Questa declinazione di mafia rurale mira all’acquisizione di terreni agricoli mediante molteplici modalità di danneggiamento e d’intimidazione, ovvero con capillare pressione estorsiva a commercianti ed imprenditori del settore agricolo, cui vengono imposti i servizi di trasporto o l’assunzione di manovalanza, spesso fittizia, in favore di affiliati ai sodalizi.

CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA. La Camorra viene definita dalla Relazione come un vero e proprio “sistema” in grado di permeare ogni aspetto e ogni livello della società civile, con un controllo capillare dell’economia legale tramite la partecipazione, anche diretta, in aziende, imprese, attività commerciali, addirittura intere filiere produttive.

Questo vale, a maggior ragione, anche nel contesto della crisi economica: la DIA riporta, infatti, che in Campania, a fronte di un elevato numero di cessazioni di attività commerciali e di fallimenti aziendali, si è contestualmente registrato anche un dato allarmante relativo alle altrettante cessioni “sospette” di attività imprenditoriali (fonte: Banca d’Italia).

Nel quadro camorristico coesistono due dimensioni parallele e sovrapposte: una più visibile e violenta che opera “su strada”, l’altra più subdola e meno evidente, ma maggiormente insidiosa, che si rivolge all’economia e alla finanza anche mediante manovre collusive e corruttive.

Avverte, in questo senso, la DIA, che l’iper-competitività fra clan nell’area metropolitana di Napoli, che sfocia spesso nella violenza, rischia di distrarre l’opinione pubblica dalla crescente capacità collusiva/corruttiva dei grandi cartelli cittadini che, sfruttando radicate tradizioni criminali e stretti vincoli fiduciari, infiltrano il locale tessuto economico e sociale.

Le minacce più gravi delle organizzazioni camorristiche, infatti, riguardano il vasto potere economico che queste realtà criminali promanano nel territorio (i profitti illeciti, in contanti, reimmessi nel circuito legale, a tamponare la perdurante crisi di liquidità degli attori economici) e la loro pervasiva ingerenza all’interno della Pubblica amministrazione che stravolge i processi decisionali degli Enti locali.

La Relazione sottolinea anche “la crisi valoriale che interessa ampie fasce di amministratori locali, funzionari della pubblica amministrazione e operatori economici che, sensibili al fascino del facile guadagno, si rendono disponibili a comportamenti collusivi e a pervasive pratiche corruttive, consentendo alla camorra di integrarsi a ‘sistema’ all’interno del circuito legale”. Risiede qui il presupposto per l’alterazione delle regole del libero mercato e, in taluni casi, anche dei processi decisionali degli Enti locali laddove risulti l’infiltrazione della camorra nelle compagini elettive.

Oltre al traffico di stupefacenti, tra le attività illegali vengono segnalati il commercio di idrocarburi e la raccolta di olio alimentare.

CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE. Lo scenario criminale pugliese si articola intorno a tre organizzazioni: la cd. mafia foggiana, la criminalità barese, la sacra corona unita.

Il quadro complessivo è influenzato dai contrasti tra clan e interni a questi (pressione delle nuove leve, mutamenti delle alleanze, tentativi di acquisire maggiori spazi e poteri sul territorio), con una connotazione particolarmente vivace.

In tutti i contesti, il controllo militare del territorio si combina con una diffusa vocazione affaristica, secondo l’obiettivo della massimizzazione dei profitti e con una strategia di mimetizzazione all’interno dei gangli vitali della società civile, con gravi ripercussioni per l’economia legale e il regolare funzionamento delle istituzioni locali.

Tra le varie organizzazioni, la criminalità barese viene definita come “mafia degli affari”, caratterizzata da avanzate strategie di investimento e da spiccate capacità di infiltrazione all’interno degli Enti locali, condizionando i flussi economici, il libero mercato e l’attività decisionale della Pubblica Amministrazione.

Un discorso analogo anche per la mafia del Salento e per la Sacra Corona Unita in generale, che fa sistematico ricorso a pratiche estorsive secondo l’approccio del c.d. “metodo mafioso ambientale”.

La provincia di Foggia, nel periodo considerato, è quella che manifesta le forme più efferate di violenza e di aggressività al fine di affermare il controllo del territorio. I delitti consumati nel primo semestre 2022 sembrerebbero sottendere equilibri criminali precari nei vertici delle organizzazioni egemoni, lasciando così presagire mutamenti negli assetti, nelle alleanze o, più semplicemente, nei precedenti e taciti accordi di non belligeranza.

Anche la mafia foggiana, in ogni caso, risulta particolarmente attenta alle risorse dei principali settori economico-finanziari del territorio nel cui ambito riesce a sfruttare al meglio la connivenza di imprenditori e amministratori locali.

Il dato delle cointeressenze con le amministrazioni locali in Puglia viene evidenziato nella Relazione, che segnala gli scioglimenti dei Comuni di Trinitapoli (BAT) e di Neviano (LE), senza tacere del Comune di Foggia.

Sul piano dei settori di interesse delle organizzazioni criminali pugliesi, spicca il traffico di stupefacenti (con scambi consolidati con l’Albania), il contrabbando di sigarette, i tabacchi lavorati esteri, il gioco d’azzardo, la gestione dei rifiuti, il turismo.

CRIMINALITÀ ORGANIZZATA LUCANA. Lo scenario mafioso in Puglia risente delle presenze dei clan delle regioni confinanti (ndrangheta, camorra, mafie pugliesi), oltre che di presenze del territorio. Le aree di influenza sono, nello specifico: la provincia di Potenza e il suo hinterland, l’area del Vulture Melfese, la fascia jonica metapontina in provincia di Matera. Proprio quest’ultima costituisce un vero e proprio snodo tra Puglia, Calabria e Campania, anche sul piano degli interessi criminali.

Le difficoltà economiche riscontrate nel territorio (crisi finanziaria, alti livelli di disoccupazione) rappresentano, secondo la DIA, fattori di vulnerabilità. I fondi pubblici che vengono investiti nella Regione, del resto, rappresentano per i gruppi criminali un punto di interesse strategico.

Ciò influisce anche sulla conformazione dei sodalizi criminali, con una evoluzione graduale verso formazioni a “gestione imprenditoriale” che incrementano i rischi d’infiltrazione nella pubblica amministrazione.

È in questo quadro che si è giunti, il 7 Marzo 2022, alla istituzione della Sezione Operativa DIA a Potenza.

LE CRIMINALITÀ ORGANIZZATE STRANIERE. Il quadro mafioso italiano si compone, oltre che delle organizzazioni storiche appena analizzate, anche di gruppi criminali di origine straniera, con caratteristiche e articolazioni proprie. La coesistenza con i clan autoctoni è, secondo la Relazione, sostanzialmente pacifica. La maggiore libertà di movimento per i gruppi di origine non italiana si configura nel centro-nord, mentre i rapporti di coesistenza sono più fluidi nel Mezzogiorno, con una prevalente subordinazione alle organizzazioni locali, ma anche crescenti sacche di autonomia soprattutto in Sicilia e Campania.

I clan stranieri sono così suddivisi: sodalizi albanesi, criminalità organizzata nigeriana, cinese, romena, sudamericana, gruppi criminali balcanici e dei Paesi dell’ex Unione Sovietica, sodalizi di origine nord-centro africana, organizzazioni proveniente dai Paesi del Medio-Oriente e del sud- est asiatico.

Per quel concerne i clan albanesi, i primi a radicarsi nel territorio, l’attività prevalente è legata al traffico di stupefacenti e hanno un’organizzazione interna molto simile alla ‘ndrangheta, fondata cioè su relazioni familiari.

La criminalità organizzata di origine nigeriana mostra la sua pericolosità soprattutto nel fenomeno dei cd. secret cults. Nel corso degli anni si sono dotati di una struttura multilivello e hanno concentrato i loro interessi nella tratta di esseri umani connessa con lo sfruttamento della prostituzione e con l’accattonaggio forzoso, nel settore del narcotraffico, nella falsificazione di documenti, nelle truffe, nelle frodi informatiche, nella contraffazione monetaria e nei reati contro la persona e il patrimonio.

La criminalità cinese riproduce, invece, modalità gerarchiche e familistiche che la rendono particolarmente impermeabile alle contaminazioni o collaborazioni esterne, ciò che accentua il carattere silente dell’organizzazione e ne rende difficile la repressione. Tra le attività, la Relazione segnala le estorsioni e le rapine (quasi esclusivamente in danno di propri connazionali), lo sfruttamento della prostituzione, i reati finanziari, le attività illecite di money transfer, la detenzione e lo spaccio di metanfetamina, eseguiti pressoché in regime di monopolio da pusher orientali.

La criminalità romena si compone di due diverse forme: alcuni gruppi poco strutturati orientati alla commissione di reati predatori; altri sodalizi con connotazioni ed interessi più simili a quelle delle organizzazioni mafiose autoctone (traffico di droga e di armi, tratta di donne da avviare alla prostituzione, reati informatici, reati predatori e contro il patrimonio).

Gli altri gruppi citati sono attivi prevalentemente nel traffico di stupefacenti e nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Va segnalata, per i gruppi criminali balcanici e dei Paesi dell’ex Unione Sovietica, l’attività nel traffico d’armi e, per quanto concerne le consorterie del sud-est asiatico, le sinergie con la criminalità dell’area balcanica, turca e greca.

GLI APPALTI PUBBLICI. Sul piano dell’attività di controllo, la DIA nel I semestre 2022 ha condotto 615 monitoraggi nei confronti di altrettante imprese e, rispetto alla fase di esecuzione dell’appalto, 42 ispezioni ai cantieri, come mostrano le tabelle contenute nella Relazione.

Nell’attività di contrasto alla criminalità organizzata rispetto al settore degli appalti pubblici centrale risulta la verifica della documentazione antimafia. Questa, nello specifico, si sostanzia nella comunicazione antimafia e nell’informazione antimafia, con caratteristiche diverse tra loro. L’insieme della documentazione antimafia prodotta confluisce nella Banca Dati Nazionale unica della Documentazione Antimafia (BDNA), e deve essere acquisita prima della stipula, dell’approvazione o dell’autorizzazione di contratti o subcontratti legati a lavori, servizi, forniture.

La Relazione riporta, in grafico e in tabella, l’insieme dei provvedimenti interdittivi emessi nel I semestre 2022 (con un confronto con gli stessi dati riferiti al primo semestre 2021).

LA PREVENZIONE DEL RICICLAGGIO. La DIA svolge, inoltre, un ruolo di primo piano anche nell’analisi e nell’approfondimento investigativo delle segnalazioni di operazioni sospette (s.o.s.) al fine di prevenire l’utilizzo del sistema economico-finanziario a scopo di riciclaggio.

Nel corso del I semestre 2022 la DIA ha proceduto all’analisi di 73.037 segnalazioni di operazioni sospettericonducibili a 626.124 soggetti segnalati dei quali 422.456 costituiti da persone fisiche. La Relazione rileva che il flusso documentale risulta superiore del 7% circa rispetto al primo semestre dell’anno precedente.

Nell’ambito del processo di analisi massiva delle 73.037 s.o.s., hanno assunto rilievo per i profili di interesse della DIA 11.144 segnalazioni (il 15% del totale di quelle pervenute); di queste, 2.192 s.o.s. hanno evidenziato profili di attinenza alla criminalità mafiosa, mentre 8.952 s.o.s. sono risultate riconducibili a reati spia/sentinella.

Tra i soggetti segnalanti spiccano gli intermediari bancari e finanziari (78% del totale); più equilibrata è, invece, la distribuzione per tipologia di operazioni.

La ripartizione delle operazioni finanziarie sul piano territoriale risulta in linea con i semestri precedenti, mostrando una prevalenza delle regioni del nord (38%), come da cartina e tabella allegate nella Relazione.

CONCLUSIONI. Le organizzazioni mafiose, nel semestre analizzato, continuano ad attuare strategie di penetrazione più o meno evidenti nel tessuto legale, inquinando con logiche distruttive la corretta concorrenza del tessuto produttivo e imprenditoriale per poi reinvestire i proventi illecitamente acquisiti.

Si tratta di una considerazione in linea con la crescente propensione imprenditoriale dei sodalizi. Ciò, tuttavia, avverte la DIA, non deve “indurre ad una rassicurante tranquillità circa il definitivo abbandono dei tradizionali metodi violenti”. Infatti, prosegue la Relazione, “i significativi rinvenimenti di armi eseguiti anche nel semestre in trattazione inducono a ritenere che la fase belligerante delle organizzazioni mafiose sia solo temporaneamente temperata per ripresentarsi, all’occorrenza e con la consueta virulenza, in ragione di sopravvenute necessità per riaffermare la propria supremazia criminale negli ambiti di riferimento”.

In questo quadro, un ruolo primario è assunto dalle dinamiche corruttive e di penetrazione che esprimono il loro peso anche nell’ambito degli scioglimenti dei Consigli comunali: nel I semestre 2022 sono stati sei gli Enti locali oggetto di provvedimenti dissolutori (e cinque nel semestre successivo).

Sul piano dell’andamento della delittuosità, la Relazione segnala generale calo delle fattispecie delittuose collegate all’associazione di tipo mafioso e per delinquere, nonché ai delitti commessi con le circostanze di cui all’art. 416 bis c.p. (salvo un lievissimo incremento del numero di omicidi mafiosi registrato nelle regioni del Sud Italia): ciò, tuttavia, potrebbe essere connesso proprio con le strategie delle consorterie che trovano più conveniente mimetizzare la propria attività criminale entro i confini di una imprenditorialità solo apparentemente legale.

 

Lo stesso dicasi anche per i reati che esprimono l’azione imprenditoriale delle mafie e la loro penetrazione nel tessuto produttivo e finanziario: il deciso decremento del riciclaggio in tutto il territorio nazionale, registrato anche nel primo e secondo semestre del 2021, ad esempio, può essere spiegato, secondo la DIA con l’ormai consolidato ricorso, da parte dei clan, all’aiuto di professionisti del settore che si presterebbero ad elaborare strategie finanziarie sempre più raffinate e, quindi, di non facile individuazione.

In controtendenza invece i dati relativi ai reati sintomatiche delle più comuni e primarie forme di raccolta di liquidità da parte delle organizzazioni criminali: si rileva, infatti, in tutto il territorio nazionale un deciso aumento delle rapine e delle estorsioni, ad esclusione del meridione ove il numero di estorsioni risulta in flessione come quello dei reati d’usura.