Premessa. La Commissione parlamentare di inchiesta sulla sicurezza ed il degrado delle città ha avviato il ciclo di audizioni ascoltando il 10 gennaio 2017 il Capo della polizia, Franco Gabrielli, che ha effettuato un’articolata analisi delle situazioni più critiche nelle diverse aree metropolitane, dello stato della sicurezza e delle misure messe in atto da parte di magistratura e forze dell’ordine per la repressione dei reati e l’attività di prevenzione e controllo del territorio. Qui di seguito sono sintetizzati i passaggi più rilevanti della relazione.
L’evoluzione delle grandi aree metropolitane. Le periferie delle grandi città costituiscono oggi una realtà profondamente eterogenea e complessa, con elementi di diversificazione anche all’interno del medesimo agglomerato urbano: le periferie non coincidono più con i sobborghi esterni della cinta urbana, ma possono incunearsi anche nel centro metropolitano, come evidenziato anche dall’evoluzione in atto a Roma, Milano, Napoli, Genova e Torino.
Il Capo della polizia evidenzia le cause del disagio in cui versano alcuni quartieri in diverse aree metropolitane, determinato anche da fenomeni di degrado (quali la prostituzione da strada), sia criminali (ad esempio lo spaccio di sostanze stupefacenti o i furti nelle abitazioni). Si tratta di situazioni di forte sofferenza in cui si smarrisce il senso di appartenenza alla città; ed un pericolo può essere rappresentato dalla formazione di corpi separati, legati ad esempio a singole etnie, che possono diventare il terreno di coltura di fenomeni di radicalizzazione.
I problemi più rilevanti. Gli aspetti critici, comuni a gran parte delle maggiori città riguardano il traffico e la vendita al dettaglio di stupefacenti ad opera delle diverse organizzazioni criminali, le occupazioni ai danni degli edifici dell’edilizia residenziale pubblica e privata, la forte concentrazione di immigrati irregolari, i campi rom.
La situazione delle situazioni maggiormente a rischio. Il Capo della polizia passa in rassegna le situazioni maggiormente critiche. Per quanto riguarda Roma, nelle periferie di San Basilio, Tor Sapienza, Ponte di Nona e Tor Bella Monaca si concentrano le piazze dello spaccio di stupefacenti e le basi per lo smistamento della droga; con riferimento a Corviale, invece, si devono registrare i positivi effetti delle azioni di miglioramento del tessuto sociale intraprese ormai da diversi anni. L’assetto urbanistico di Milano è caratterizzato da periferie molto prossime al centro, e pertanto i fenomeni di degrado e di disagio diventano più evidenti; una peculiarietà è rappresentata dalle bande giovanili formate da sudamericani, volte a conquistare il predominio del territorio al fine di controllarne i traffici criminali. A Napoli si registra un’elevatissima densità abitativa, e le periferie si identificano sia in zone del centro (i rioni di Forcella, Sanità e Traiano), sia nei distretti esterni (Scampia, Ponticelli e Secondigliano), dove sono fortemente radicati gruppi camorristici che controllano il territorio, avvalendosi anche di baby gang. Genova è caratterizzata da una periferia incuneata nel centro storico, quella dell’area prossima alla zona portuale storica, dove trovano un terreno più fertile fenomeni di criminalità diffusa come la prostituzione e lo spaccio di stupefacenti. A Torino le aree più in sofferenza sono quelle di Porta Palazzo, Aurora e San Salvario, dove è anche diffuso lo spaccio di sostanze stupefacenti. Mentre la situazione di Firenze e Bologna appare sostanzialmente sotto controllo, molto compromessa continua ad essere la realtà delle maggiori città della Sicilia, come Catania, Palermo (vedi i quartieri di Ballarò, Kalsa e Vucciria) e Messina, e di Reggio Calabria (in particolare i quartieri di Ciccarello e Arghillà), dove le organizzazioni criminali continuano ad esercitare un forte controllo del territorio attraverso l’estorsione e l’usura. Preoccupante anche la situazione di Bari (caratterizzata da una compresenza di organizzazioni criminali e di forme di delinquenza comune) e di Cagliari (dove i gruppi criminali vantano collegamenti con organizzazioni transnazionali che si avvantaggiano del porto e dell’aeroporto utilizzati come canali per l’importazione dei narcotici), in particolare per i quartieri di Sant’Elia e di Is Mirrionis.
Considerazioni conclusive. In gran parte delle città metropolitane si registra un andamento positivo della sicurezza, testimoniato dalla riduzione significativa dei reati (sia quelli di maggiore allarme sociale che quelli predatori), dalle importanti operazioni di polizia e di sequestro dei beni e dallo sgombero di immobili occupati (che però deve essere accompagnato da un’azione concertata di tutte le istituzioni locali per la sistemazione delle persone – spesso senza fissa dimora – che si trovano al loro interno); permane peraltro una forte differenza tra la sicurezza rilevata e quella percepita, ascrivibile in parte a situazioni di degrado ed anche ad una distribuzione dei presìdi sul territorio urbano che non corrisponde allo sviluppo del territorio e a cui si sta cercando di porre rimedio attraverso una loro più corretta redistribuzione: a tal fine vanno anche ripensati i provvedimenti di limitazione del turn over assunti per molti anni, che hanno condotto ad una riduzione significativa degli organici ed anche ad un notevole invecchiamento del personale in servizio.
Occorre poi individuare una risposta adeguata alla forte presenza di immigrati, ed in particolare all’elevano numero di irregolari, che possono essere attratti dal radicalismo soprattutto tramite il web e le carceri (e non tramite i luoghi di culto che sono attualmente molto controllati).